Con la Candelora finisce il tempo di Natale. Il 2 febbraio porta via davvero tutte le feste, quel clima di zuccherosa serenità che avvolge il Mistero più sorprendente dell’esistenza, i goffi tentativi di spurgare la faticosa quotidianità di ogni germe di male. Eppure il Natale appena passato non è stato semplice. Tra fuochi, purtroppo non d’artificio, che illuminano il Mediterraneo e pandori farlocchi, c’è stato poco spazio per quelle storie a lieto fine che si conservano per le settimane più sdolcinate dell’anno.
Ebbene in extremis eccone una: cinque uomini che nella vita hanno sbagliato provano a rimettersi in carreggiata, aiutati da un altro dal cuore d’oro. Parliamo di Scrooges moderni, più vicini ai laceri e giovani borseggiatori, immortalati da Dickens in Oliver Twist, cinque ragazzi finiti in carcere per reati diversi, ora impegnati a reinventarsi la vita. Sono stati assunti da un’azienda di Prato, la Piacenti, che opera da decenni nel settore dei restauri e dell’archeologia, hanno un contratto di lavoro del settore edile e sono impiegati o in laboratori o sul campo, in scavi e interventi in esterno. Come c’entra il Natale? Per una serie di coincidenze o provvidenziali segnali.
La Piacenti è la ditta che in maniera totalmente inattesa aveva vinto anni fa l’appalto per il restauro della Basilica della Natività di Betlemme. Un lavoro impegnativo, lungo, delicatissimo, in un’aerea ad alto rischio di collisione, tra confessioni religiose, schieramenti politici, tensioni e umori mediorientali che aveva restituito la bellezza del luogo più importante per la storia del cristianesimo, dove il Mistero si è fatto carne, bambino, tenerezza e vagito. Un intervento perfettamente riuscito che ha ridonato splendore ad uno dei siti più visitati al mondo prima della sanguinosa, ennesima, forzata pausa bellica, rivelando persino preziosi mosaici che i secoli avevano nascosto.
L’Angelo che in fila corre verso la grotta, scoperto durante il restauro, è finito su tutti gli schermi e le copertine del mondo, simbolo di una bellezza riconsegnata allo sguardo devoto dei fedeli e a quello bramoso degli studiosi. L’Angelo del Natale ha ispirato una mostra fortunatissima che dal Meeting di Rimini ha girato l’Italia, incantando e affascinando con il peso della sua storia. So che quell’Angelo ha toccato molte esistenze, cambiandole per sempre. Sicuramente la famiglia Piacenti è stata catturata dalla sua malia: nell’azienda, in cui la famiglia occupa un posto centrale, c’è chi ha trovato l’amore in Palestina, chi ha scoperto di aspettare un figlio, chi ha deciso che la propria vita doveva ancora di più essere orientata al bene. Ecco allora che a cascata si sono innestate nuove e reali possibilità.
Come quella concessa a questi uomini, provenienti da tre diversi istituti penitenziari toscani: assunti dalla stessa azienda cambiata nel suo Dna dall’impatto con Betlemme, dalla sua gioia divina e i suoi drammi presenti. Due dei detenuti provengono dall’isola-carcere di Pianosa, dove la Piacenti sta conducendo ricerche archeologiche nell’area in cui sorgevano le terme di Agrippa. Uno arriva dalla colonia agricola di Gorgona e lavora ai restauri in corso nel laboratorio di Prato insieme ad altri due detenuti del carcere Dogaia. Un esperimento reso possibile dall’incontro con Seconda Chance, l’associazione impegnata nella promozione del lavoro dei detenuti, e dalla disponibilità del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di Toscana e Umbria.
Non sappiamo cosa riserverà loro il futuro, in che modo lavorare fuori dal carcere indirizzerà le loro vite, come questa possibilità restituirà speranza. Sappiamo però che la Bellezza può tutto. Toccare i cuori e cambiarli. A cascata, come quella delle stelle di Natale che vorremmo non finisse mai.
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