NEW YORK – Natan e Devora era sposati già da 5 anni e non c’era ancora un figlio all’orizzonte. Entrambi erano molto devoti a Dio ed erano certi che le loro preghiere incessanti sarebbero state esaudite, ma quando? Avevano avuto parecchi consulti medici e Devora si era sottoposta a dei trattamenti medici speciali per facilitare il concepimento, ma per ora nulla da fare. Ecco che un giorno Devora non si sente bene – sarà un po’ di malessere – poi questi “strani” sintomi continuano per un po’ di giorni, fino a che ad un certo punto decide di andare a farsi vedere dal medico. Una visita medica, un paio di esami del sangue, ed ecco la grande novità: c’è una gravidanza in corso! Le loro preghiere sono state ascoltate!



Dopo qualche settimana, Devora prende appuntamento con un ginecologo per l’ecografia fetale. L’esame dura veramente molto tempo ed il volto del ginecologo – durante l’esecuzione dell’esame – appare all’inizio meravigliato, poi decisamente preoccupato. Devora e Natan si guardano negli occhi, adesso anche loro sono preoccupati. Natan non resiste e chiede al medico, ancora prima della fine dell’esame: “ci sono dei problemi col nostro bimbo?”.



Il medico, dopo qualche istante, dice: “i bimbi stanno tutti bene. Dico bimbi perché sono quattro…”. Natan e Devora non ci possono credere: “Cosa?? Quattro! Le nostre preghiere sono realmente state esaudite, anzi le aspettative superate!”. Il medico li guarda con preoccupazione e dice che la notizia non è poi così buona perché gravidanze multiple con quattro feti sono ad altissimo rischio di interruzione precoce con morte fetale e suggerisce una modalità per favorire la sopravvivenza di almeno uno o due bimbi.

I genitori sono pronti ad ascoltare e a seguire il consiglio medico: “certo, qualsiasi cosa lei ci dice la faremo!”. Il medico allora propone l’aborto selettivo di almeno due feti per garantire la sopravvivenza degli altri due. Guardando il volto smarrito dei due genitori, il medico aggiunge: “Non c’è problema, sceglieremo i feti più piccoli o più in difficoltà e lasceremo i due più grandi e meglio attaccati alla placenta”.



Natan e Devora sono letteralmente allibiti e senza parole. Poi Natan si fa forza e prende la parola: “Dio ha risposto alle nostre preghiere e ci ha dati questi quattro bimbi e noi crediamo che, se Dio vorrà, ce la faranno! Se invece non ce la faranno, sarà la scelta di Dio e noi seguiremo la volontà di Dio”. Poi rivolto alla moglie: “Andiamo a casa Devora, coi nostri quattro bimbi”. E lasciano l’ufficio del ginecologo che li guarda con disapprovazione.

Qualche mese dopo Devora presenta sintomi di parto prematuro. La gravidanza è solo al sesto mese e quattro gemelli piccolissimi nascono con taglio cesareo. Le possibilità di sopravvivenza non sono molte e Natan e Devora e le loro famiglie pregano intensamente che Dio compia la promessa. Sono tre maschietti che si chiamano Moshe, Shimon e Tzvi e una femminuccia di nome Shira, e ognuno di loro pesa circa 400 grammi. L’intero team della terapia intensiva neonatale è pronto ad accoglierli, ogni bimbo riceve supporto respiratorio, nutrizione speciale, ed altre terapie specializzate per bimbi estremamente prematuri. Ognuno ha una propria incubatrice, e infermiere e medici della terapia intensiva neonatale si alternano ad accudirli 24 ore su 24. Il decorso clinico è diverso per ciascuno, ma per tutti e quattro molto complicato con alti e bassi. Ciò nonostante ogni volta, dopo ogni crisi, si riprendono, e così trascorrono, tra alterne vicende, circa 5 mesi nella terapia intensiva neonatale. Devora e Natan capiscono che ogni giorno e ogni ora in più è un regalo e vivono con trepidazione, ma nella gratitudine e nella speranza perché la promessa si sta compiendo.

Infine, il gran giorno è arrivato. Moshe, Shimon, Tzvi e Shira sono in grado di respirare autonomamente, di mangiare dal biberon e possono mantenere la temperatura corporea senza l’aiuto dell’incubatrice. La dimissione è anche un po’ complicata per ragioni organizzative, non ci stanno quattro seggiolini sull’auto di famiglia e vanno a casa due per volta. Devora e Natan sono assolutamente felici ed estremamente grati. Nel biglietto inviato al team della terapia intensiva neonatale esprimono il valore di quello che hanno vissuto coi loro bimbi in questi 5 mesi: “Carissimi medici e infermiere, la vostra dedizione ha salvato la vita dei nostri figli Moshe, Shimon, Tzvi e Shira. È vero, il vostro è un lavoro pagato, ma noi sappiamo che i soldi non c’entrano, il vostro lavoro è carità. La vostra dedizione ha permesso il miracolo della volontà di Dio per i nostri bimbi, che Dio vi benedica!”.

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