L’arcipelago della Maddalena, situato nel Nord della Sardegna, rappresenta uno dei luoghi più belli e paradisiaci dell’intero Mar Mediterraneo. Ho avuto la fortuna di poterlo frequentare per anni e di constatare ogni volta l’immensità dell’abbinamento tra un mare cristallino e coste di una bellezza da togliere il fiato, al punto che diversi anni fa, invitato a visitare il Nord dell’Australia per ammirare “il mare più bello del mondo”. mi diedi milanesimamente del pirla a livello mantrico nello scoprire che quello che cercavo non stava a 36 ore di volo dall’Italia, ma ce lo avevo quasi sotto il naso.



Nel corso del tempo ho anche potuto assistere a delle vere e proprie invasioni di masse che, specie nel corso dell’estate e senza rispettare nessuna regola, hanno via via deturpato questo paradiso, con casi di violazione delle regole anche eclatanti e compiute pure da personaggi noti alle masse. Ciò si deve essenzialmente alla mancanza di controlli che, ridotti al minimo, non permettono una vigilanza completa nel risolvere i problemi, uno dei quali, importantissimo, riguarda la pulizia delle coste dalle tonnellate di rifiuti che vengono abbandonate dai turisti e trasportate dal mare.



Per fortuna da anni ci sono persone che, per passione e amore di questi luoghi, si dedicano ad attività di raccolta nei luoghi più frequentati. Nella celeberrima Cala Coticcio da anni un militare di stanza nella base della Maddalena si dedica a questa e altre operazioni, al punto che la sua importante e lodevole attività è riconosciuta non solo in loco, ma pure nell’intera Sardegna a causa degli articoli che periodicamente lo citano: è così che nell’Italia dei paradossi che ormai viviamo da anni, molti si sono sorpresi nel constatare come il referente Plastic Free Gianpiero Carcangiu, sia stato denunciato per la sua lodevole attività in quanto lo stesso agiva autonomamente e non era accompagnato da una guida del parco, anche se l’ente stesso aveva comunicato il via libera ai residenti nel 2022. Ovviamente questa vicenda metafisica è stata ripresa dai principali quotidiani locali, ma merita di essere diffusa a livello nazionale proprio per la sua assurdità: ed è per questo che abbiamo intervistato Gianpiero per raccontarcela di persona.



Com’è nata questa tua attività?

La mia passione per la tutela dell’ambiente e per dare decoro a questo luogo dove vivo da 24 anni, è iniziata da Cala Coticcio, dove sono sceso per la prima volta nel 2002. Però solo nel 2011 ho iniziato a prendere coscienza che quell’angolo di paradiso veniva deturpato. Fenomeno in gran parte dovuto ai social che facendo conoscere la bellezza del luogo attirarono turisti che sono aumentati esponenzialmente al punto di presenza, solo via terra, di circa 300 persone al giorno. Con controlli minimi, se non del tutto assenti perché solo in quel periodo il Parco aveva pensato di mettere delle guide, ma non avendo potere sanzionatorio non riuscivano ad arginare questa massa di turismo. Da lì, specialmente alla risalita dalla spiaggia, queste persone abbandonavano di tutto: dagli ombrelloni rotti alle buste, che venivano lanciati dietro le piante, in mezzo ai ginepri e ovunque, arrivando pure a riempire la vecchia cisterna d’acqua che si trova dopo Cala Sacco che, mancando di una botola, si trasformava in raccoglitore di rifiuti. Da lì e iniziata la mia attività, fatta di continue risalite quotidiane, sempre pieno di rifiuti da smaltire, iniziando dalla spiaggia piccola per poi passare a quella grande e pure nei dintorni e man mano la mia azione si è allargata.

Ci sono stati altri abitanti che hanno operato come te?

Per fortuna qua alla Maddalena ci sono tanti volontari anche se di Cala Coticcio mi sono sempre preso cura io, aiutato alle volte da qualche amico: non solo nella raccolta dei rifiuti, ma anche a sensibilizzare le persone che, arrivando sopratutto via mare in una zona che d’estate è molto trafficata, venivano avvicinate dicendogli che si trovavano all’interno di un parco, che i ricci non andavano presi, che le stelle marine non si mettevano sugli scogli per poi farsi selfie, che la sabbia non andava rubata e via di questo passo. Sempre in maniera garbata, per informare le persone che magari ignoravano tutto ciò e che, magari in buona fede non conoscevano le regole da seguire in una zona tutelata…

Fino a quando si è verificato il problema attuale…

Sono stato chiamato dai Carabinieri Forestali di Caprera, chiedendomi di passare da loro per la notifica di una denuncia. Lì mi è stato chiesto se ero una guida ambientale e alla mia risposta negativa mi informava che quindi non potevo andare a Cala Coticcio. Da quanto ho capito loro sono intervenuti a seguito di una segnalazione: da lì mi sono trovato in questa brutta situazione, mio malgrado, ma ho la coscienza a posto visto che moltissimi abitanti dell’arcipelago, che conta 11.000 persone, sanno da sempre della mia attività in quella Cala , anche perché attraverso i social pubblico regolarmente le foto che riguardano non solo la mia attività ma anche mettendo in risalto le tante bellezze del luogo. Quindi, pensavo di non aver niente da nascondere e, in perfetta buona fede, di fare qualcosa di bello per l’Arcipelago stesso in maniera volontaria e del tutto gratuita. Poi il nuovo disciplinare, in vigore dal 4 giugno del 2022, e l’ente Parco che stabiliva come i residenti potevano scendere a Cala Coticcio gratuitamente raccomandando che lo facessimo con una guida: però non si tratta certo di un obbligo, supportato altresì da diversi articoli nei giornali che descrivevano come si potesse scendere in totale autonomia. Difatti nel tempo sia a Coticcio che Cala Brigantina, che ricadono sotto la giurisdizione dell’Ente, sono transitati tranquillamente nella stessa zona a tutela integrale. La mia totale buona fede era stata anche confermata proprio dalle guide ambientali che presidiano, da maggio a ottobre, l’intera zona e che facevano entrare in autonomia i residenti, sia a Coticcio che a Brigantina, semplicemente dopo aver firmato un foglio dedicato a noi Maddalenini che credo avesse lo scopo di poter misurare la pressione antropica causata dalle nostre presenze. Che poi non c’è mai stata perché quest’anno al massimo sono scese cinque persone nella stessa giornata, oltre naturalmente al sottoscritto: ma questa volta è successo che mi è arrivata questa denuncia, per cui ci sono indagini in corso, però mi sento con la coscienza a posto e quindi staremo a vedere come si svilupperà la cosa.

Cosa si dovrebbe fare per garantire il rispetto delle norme e l’ambiente in una zona dove in pratica si assiste a un’incontrollata invasione di persone che non seguono nessuna regola?

Controllare e cercare di tutelare al meglio i 180 km di costa dell’Arcipelago della Maddalena non è facile: occorrerebbero molti più uomini di quelli che ci sono attualmente disponibili, e questo è il problema principale. Poi anche l’Arcipelago soffre, come altre zone d’Italia, di overturismo e questo è un problema, penso, sottovalutato, perché il turismo non porta solo benessere alle varie attività locali, ma pure problemi. Come l’aumento dismisurato di rifiuti da smaltire, il danno ambientale, tipo l’ancoraggio selvaggio sulla poseidonia o il prelievo dei ricci o il rilascio di acque sporche da parte dei troppi natanti presenti. Mi fa ben sperare che il nuovo Commissario Straordinario dell’Ente parco, Rosanna Giudice, abbia promesso di mettere mano quanto prima al disciplinare per poter consentire una volta per tutte in maniera chiara ai residenti di poter scendere in autonomia e questo darà senz’altro un contributo alle forze dell’ordine e al parco stesso per aumentare i controlli, perché così possiamo intervenire immediatamente e di persona oppure avvisare le autorità competenti di quello che accade.

Gli abitanti ti hanno mostrato solidarietà nel caso?

Sì, ho avuto tanto sostegno manifestato sia in privato, attraverso scritti, che quando mi incontrano: sanno del mio impegno costante riconosciuto pure dal Comune della Maddalena come referente per la raccolta della plastica in quelle zone. Oltre naturalmente al mio amore per Cala Coticcio. Spero tanto che la cosa si concluda quanto prima perché ho tanta voglia di ricominciare la mia attività in autonomia e prendermi cura di quell’angolo di paradiso.

La situazione appena descritta è stata rimarcata anche dalla Commissaria del Parco, Rosanna Giudice, che l’ha definita, ovviamente, paradossale e che “parte da un disciplinare votato dal direttivo indigeno e approvato dal Ministero che è costata una denuncia a un volontario (Gianpiero, ndr) che fa una opera meritoria. Ovviamente intendo mettere mano a quel disciplinare e restituire il pieno diritto ai Maddalenini di raggiungere Coticcio da soli, ha aggiunto la funzionaria, “al momento è però consentito ai residenti percorrere quel sentiero con una guida”.

(Guido Gazzoli)

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