Se volete vedere un film con protagonista un supereroe non andate al cinema per X,Y-Man, ma cercate Spartacus, film del 1960 con la regia di Stanley Kubrick. La pellicola fu prodotta da Kirk Douglas che ne è anche il protagonista. Stizzito per non essere stato scelto come attore per Ben-Hur, decise di prodursi e interpretare un altro kolossal. Il film dura più di tre ore, per l’esattezza 198 minuti, con un cast notevole: Laurence Oliver, Jean Simmons, Charles Laughton, Peter Ustinov e il giovane Tony Curtis. Non vinse gli undici Oscar di Ben-Hur, ma solo quattro statuette: per il miglior attore non protagonista, la miglior fotografia, la miglior scenografia e i migliori costumi. Non vinse come miglior film, attore protagonista, sceneggiatura e regia, cioè i premi più ambiti. Sicuramente questo per far abbassare la cresta al giovane e aitante Douglas, che oggi alla veneranda età di 102 anni ha goduto solo di un Oscar alla carriera.



Eravamo nel periodo della Guerra fredda e nell’anno in cui uscì il film fu eletto presidente John F. Kennedy. Si usciva dal periodo storico segnato dalla legge del senatore McCarthy, tanto che negli anni precedenti una decina di valenti sceneggiatori e personaggi del cinema avevano scontato nelle patrie galere almeno un anno di prigionia per comportamento anti-americano (leggi: per aver aderito a idee e movimenti filo-comunisti). Lo sceneggiatore del film, Dalton Trumbo, era uno di questi. C’è anche da dire che cominciavano a muoversi i vari movimenti per l’abolizione della segregazione razziale guidati da Malcom X e Martin Luther King. Su quest’onda di rivalsa sociale s’inserì Douglas con il suo filmm più che altro per far emergere le sue capacità non accolte da Hollywood.



Siamo nel primo secolo avanti Cristo. La pellicola racconta dello schiavo Spartaco divenuto gladiatore alla corte del romano Lentulo Batiato, impersonato da Peter Ustinov che vinse l’Oscar come miglior attore non protagonista. La scuola dei gladiatori è a Capua, la seconda città per grandezza dopo Roma. I gladiatori si ribellano, la miccia è accesa da un nero (paragonatelo alla situazione razziale americana del tempo) e scoppia la rivolta. Spartaco diviene il capo e pian piano libera gli schiavi delle regioni intorno all’attuale Lazio. Costituirà un esercito di 60.000 uomini sconfiggendo le legioni romane a raffica.



Tra le lotte interne dei senatori romani per avere il controllo dell’impero tra Gracco e Crasso prevarrà il secondo e, complice di un tradimento a cura dei Cilici, che dovevano via mare trasbordare Spartaco e le truppe, riuscirà ad annientare gli schiavi ribelli. Saranno più di tre anni di guerre per tutta l’Italia centrale. E questa è storia.

Il film è sceneggiato dal romanzo del 1952 di Howard Fast, in cui la figura di Spartaco è esaltata enormemente come un eroe epico. C’è anche una donna, Varinia, che diverrà la donna di Spartaco. Eroe, amore e guerra. Persa l’ultima battaglia resteranno prigionieri 6.000 schiavi. Gracco chiederà se Spartaco è vivo, ma tutti all’unisono si alzano in piedi urlano: “Io sono Spartaco”. Verranno crocifissi tutti quanti sulla via Appia, ma Varinia con un salvacondotto di Gracco, aiutata da Lentulo Batiato, riuscirà a far vedere il figlio appena nato a Spartaco in croce.

Tutti bravi gli attori, Douglas bello, bravo e fisicato, Laurence Olivier (Crasso) perfido al punto giusto, Charles Laughton (Gracco) grandissimo tessitore ma allo stesso tempo umano, Peter Ustinov (padrone dei gladiatori) gran fijo de na m.., ma poi si salva nel finale.

Nel dvd del film ci sono degli extra interessanti: Ustinov che racconta di come viveva il rapporto con Laugthon, bravo attore ma molto fragile, e di come andando alla premiazione degli Oscar era sicuro di vincere la statuetta.

Riassumendo. Un eroe vero, umano, che ha messo in scacco Roma con grandi battaglie. Più o meno identiche come senso a quelle che si sarebbero svolte negli anni a venire negli Stati Uniti. Il messaggio che passa è il desiderio di libertà e di umanità dell’uomo.

Che dire di Kubrick? Gran regista non ancora affermato che mise del suo sia nella sceneggiatura che nella regia, pronto per il grande balzo.

Concludo con una frase iniziale del film. La disfatta di Spartaco è diventata la vittoria dell’uomo.