È un esperto di “socaboni”. Parola difficile da trovare in rete, perché è una italianizzazione per addetti ai lavori dallo spagnolo. In pratica, cavità nel suolo, ergo gallerie, scavi. Angelo Michele Villa, ingegnere modenese in pensione, ha passato parecchi anni in giro nel mondo a trapanare montagne per farci gallerie transitabili. Soprattutto in India, nel Kashmir. S’era anche messo a vestirsi come i “nativi” e, complici la barba grigio-bianca da vecchio saggio e un turbante, l’avreste scambiato per un personaggio del subcontinente indiano. Mai avrebbe probabilmente immaginato l’avventura che gli è toccata negli ultimi cinque mesi e che l’ha riportato in zone dove, tantissimi anni fa, come dirigente pubblico, s’era occupato di una galleria, nell’appennino modenese. A Montecreto. Poco più di 900 abitanti, a quasi 900 metri d’altezza.



Il comune s’è ritrovato a fine 2023 senza più un dirigente dell’ufficio tecnico, mentre incombevano opere e fondi per milioni da gestire, compresi quelli del PNRR, anche per riassestare il territorio malconcio dell’Appennino. Il disastro e il dissesto, anche finanziario, incombevano. Il sindaco di Montecreto, Leandro Bonucchi, ha giocato una carta improbabile, dettata quasi dalla disperazione. Chiedere a Villa, in ragione delle sue precedenti esperienze, di soccorrere il comune. Nel suo curriculum, l’ingegnere ha ricoperto un ruolo dirigenziale anche nell’amministrazione bolognese del sindaco Guazzaloca.



Dunque cinque mesi, quelli consentiti dalle norme italiche, di volontariato a Montecreto, al servizio della comunità. Un vero “civil servant”, direbbero gli anglosassoni. In quanto pensionato con precedenti ruoli nel pubblico impiego, non poteva ricevere alcun compenso né essere riassunto come dirigente. Ma Villa non ha esitato, pur abitando a 70 chilometri dal paese. Ha detto subito di sì. Gli hanno rimborsato giusto la benzina. Lui da volontario, sette giorni su sette, alcune giorni sobbarcandosi 140 km al giorno, altre volte in smart working, s’è rimesso a ristudiare normativa e procedure pubbliche, notoriamente sempre più complesse e mutevoli, gestendo i progetti, le rendicontazioni, salvando i finanziamenti in ballo. Ha anche trovato il modo di addestrare una giovane e promettente laureata in ingegneria, completamente ignara di quale strano mondo sia la pubblica amministrazione. Adesso tocca a lei raccogliere il testimone.



A Villa dedicheranno una targa, lassù in alto, non avendo altro modo di ringraziarlo, dopo avergli dedicato una seduta del consiglio comunale. Lui, Angelo Michele, sorride contento. È nel suo Dna non stare fermo, dedicarsi ad opere, lavori e alle avventure. Incluso l’imparare, over 65, a fare arrampicate in palestre sportive. Comunque non si monta la testa e di sé dice: “fante sono e fante resto”.

Tenuto conto della situazione di molti comuni e del generale momento non esaltante della “PA”, l’esempio di Villa andrebbe studiato e incentivato. Anche questa è una forma esemplare di sussidiarietà. E si dovrebbe quindi anche ripensare in modo diverso a quei “soli” cinque mesi di volontariato pubblico che la normativa consente oggi, senza troppo appoggio sindacale. Non è detto che siano pochi i volontari disposti a “servire” la propria comunità civile e ad assumersi quelle responsabilità che invece molti, nella “PA”, sembrano fuggire di continuo.

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