Da piccolo mi portarono allo stadio a vedere il Milan e ricordo che alla fine sotto una leggera pioggia un calciatore era perfettamente pettinato con la riga in mezzo perfetta. Era Gianni Rivera, uno dei più forti calciatori italiani di sempre. Lui era così, distinto, sempre elegante in ogni situazione. Era detto il golden boy. Proveniva dall’Alessandria dove debuttò in serie A a soli 15 anni per poi andare al Milan, il suo Milan. Qui divenne campione europeo nel ’68 e vice campione del mondo nel ’70 con un gol divenuto storico. Primo pallone d’oro italiano non oriundo nel ’69. Col Milan fu 3 volte campione italiano, 2 europeo e 1 intercontinentale e con 128 reti segnate è il centrocampista più prolifico della serie A.
Disputò ben 4 campionati mondiali e occupa la 20a posizione nella speciale classifica IFFHS del 2000 (Federazione Internazionale della storia statistica del calcio.). Dal 1987 è attivo in campo politico dove ha ricoperto vari incarichi parlamentari e governativi (fu sottosegretario alla Difesa). Col Milan vinse 3 scudetti, 4 coppe Italia, 2 coppe dei campioni, 2 coppe delle coppe e una intercontinentale. Con la Nazionale divenne campione d’Europa nel ’68 e arrivò secondo ai mondiali del ’70 dove segno ai tedeschi un gol storico. Gestì pure un’agenzia di assicurazioni e una di abbigliamento sportivo. Dopo il ritiro fu vicepresidente del Milan e deputato per 4 legislature.
Dal rapporto con la bella soubrette Elisabetta Viviani ebbe 3 figli. Suo consigliere spirituale fu il frate francescano padre Eligio. Lui giocava da trequartista dietro le punte e da giovane fu paragonato a Schiaffino. Abilissimo nel dribbling ha avuto pochi uguali nella distribuzione del gioco. Regista classico aveva visione di gioco, tocchi leggeri e geometrie. Il suo mentore fu il “Paron” Nereo Rocco storico allenatore milanista (triestino).
I risultati ottenuti da dirigente furono inferiori a quelli ottenuti da giocatore. Negli anni ’80 nello scandalo del “Totonero” il presidente era Colombo che ne fu coinvolto e la squadra finì in serie B per giudizio sportivo. Al ritorno in A nell’81 con Rivera formalmente al comando per inibizione del proprietario seguì una inopinata retrocessione sul campo. Rivera mantenne la vicepresidenza con l’arrivo di Farina nel ’82, la squadra risalì in A, ma finì in dissesto economico e fu rilevata da Berlusconi che azzerò ogni carica. In politica fece parte della corrente Goria-Tabacci nella DC e in seguito aderì al Patto Segni dopo lo scioglimento della DC e poi si avvicinò a Prodi e alla Margherita. Fu sottosegretario alla difesa con il governo Prodi I, D’Alema I e Amato II.