Videochiamare i pazienti o anche solo mandare loro un messaggio su WhatsApp, utilizzare insomma la telemedicina, potrebbe costare salato ai medici: come riporta Consulcesi & Parnters, un network legale a tutela degli operatori sanitari, addirittura 20 milioni di euro di multa se non un importo corrispondente al 4% del fatturato. Anche se difficilmente si arriverà a tali cifre per un singolo medico, il tema è critico e si lega chiaramente al trattamento dei dati personali e la tutela della privacy. Spieghiamo: la pandemia da Coronavirus, che ha portato gli operatori sanitari a lavorare al doppio o triplo del ritmo senza troppe pause, ha aumentato il fenomeno del webinair e dei consulti telefonici: strumenti che sono assolutamente utili ai medici, perché creano un rapporto diretto con il paziente e soprattutto riducono i tempi di attesa, cancellando la burocrazia che spesso e volentieri può risultare un processo lungo.
LA TELEMEDICINA COSTA CARA AI MEDICI
Peccato che i medici professionisti siano depositari dei dati sensibili: come ha riferito Consulcesi & Partners, il Regolamento generale per la protezione dei dati GPDR li sottopone ad una tutela particolarmente severa. Ovvero, sanzioni di diverse migliaia di euro e la possibilità che il paziente proponga un’azione richiedendo il risarcimento dei danni: a quel punto, gli stessi Ordini “potrebbero disporre provvedimenti disciplinari” ha spiegato Ciro Galiano, avvocato consulente di C&P che è esperto in privacy e digitale. Tra i dati sensibili sono compresi anche sesso, età e religione, e ovviamente i dati sanitari: adesso si chiamano dati particolari, e il paziente ne va sempre informato, i suoi diritti devono essere agevolati nella maniera più efficace possibile. Viene fatto l’esempio di WhatsApp: i dati sono di proprietà di Facebook, e sono memorizzati su server al di fuori dell’Unione Europea. Questo però è in contrasto con le norme sul trattamento dei dati, che sono in vigore dal maggio di due anni fa.
Il problema poi è particolarmente sviluppato in Italia: secondo l’Osservatorio Federprivacy, lo scorso anno le sanzioni all’interno dell’Europa hanno toccato i 410 milioni di euro e il nostro Paese si è “distinto” per essere quello più multato, nel 44% dei casi per trattamento illecito di dati e nel 18% per insufficienti misure di sicurezza. Consulcesi & Partners ha allora diramato alcuni consigli per aiutare i medici a tutelare la privacy dei pazienti: per esempio, applicare una nota informativa per la tutela dei dati e l’aggiornamento dei documenti per la gestione della privacy e il consenso informato, qualora ci sia un nuovo sistema di comunicazione che è stato introdotto. Ancora, bisognerebbe verificare la messa a norma dei software utilizzati e controllare il sistema antivirus e dei programmi, ma soprattutto “verificare l’adeguatezza della documentazione rilasciata al cliente”. Infine, C&P propone che venga utilizzata una app di messaggistica istantanea appositamente dedicata, oltre naturalmente ad una attenzione di tipo generale nell’uso dei social network.