Ogni volta che si interessa delle questioncelle mediatiche dell’Italia, il vostro Yoda non può fare a meno di stupirsi. Perché su vari organi di stampa sono apparsi articoli polemici sul fatto che a 2/3 dell’anno la pubblicità si sia ridotta del 9% sulle reti Mediaset e di oltre il 20% sulle reti Rai. È stato chiamato in causa il conflitto di interessi che riguarda il Premier italiano che al tempo stesso è il proprietario di un impero editoriale che include proprio Mediaset.
Questa volta però il conflitto, che certamente esiste, non c’entra. Perché il problema è un altro, e risiede nel profilo sociodemografico (così lo chiamano gli esperti) degli spettatori delle reti televisive. Anche il più giovane stagista di un’agenzia di pubblicità sa che il pubblico delle reti Mediaset è nettamente più giovane e abbiente (oltre che concentrato nelle più ricche regioni del nord) di quello delle reti Rai.
Quando il mercato tirava, per molti motivi molte grandi aziende chiudevano un occhio, per essere presenti significativamente anche sul Servizio Pubblico. Da quando la crisi ha cominciato a mordere i bilanci, le imprese si sono viste costrette a essere molto più attente, pesando accuratamente ogni singolo euro, e investendo di conseguenza solo in presenza di un inoppugnabile e alto rapporto costo/beneficio.
È così che la pubblicità, pur tagliata, è rimasta in misura maggiore sulle reti Mediaset, perché sono viste in misura maggiore da un pubblico con maggiori disponibilità di denaro e propensione al consumo.
Il ragionamento sull’età dei telespettatori spiega poi in gran parte il notevole divario di ascolti tra due programmi apparentemente simili: Amici e X Factor. Il primo totalizza mediamente uno share tra il 25 e il 30%, mentre il secondo, con qualche variazione in più e in meno, non decolla da una piattaforma stabile intorno al 10%.
Come mai una così grande differenza? Certamente Maria De Filippi ha tra i giovani un pubblico oramai consolidato, mentre X Factor ha perso la sua principale attrazione (certo non per Yoda…) Simona Ventura, pallidamente sostituita da Claudia Mori. Ma a ben vedere anche quando c’era la Ventura le cose andavano più o meno così.
A nulla servono le abili e istrioniche gigionerie di Morgan, così come non bastano le oggettive qualità di alcuni concorrenti. X Factor è un programma per giovani (su alcuni blog si dimostra che dalle reti Mediaset, quando c’è la pubblicità, ci sono emorragie non indifferenti di telespettatori verso X Factor), ma il problema è e resta uno solo. Si tratta di un programma per giovani incasellato a martellate in una rete che giovane non è. Così come non lo è Raiuno e nemmeno Raitre, che ha il pubblico mediamente meno anziano (55enni…).
Ogni tanto si legge sui piani industriali della Rai o nei documenti consigliari la vecchia tiritera del “Occorre ringiovanire la rete”. Operazione titanica, nella quale nessuno nella storia dei media è mai riuscito, e che sarebbe possibile solo con uno sforzo di cambiamento massiccio anche in termini di investimenti… oltretutto difficilmente conciliabili con le difficoltà economiche oramai strutturali della Rai.
Se una rondine non fa primavera, X Factor da solo non può trasformare RaiDue in una rete giovane, ma anzi, verrà semplicemente penalizzato dal fatto di essere affogato in una rete per ultra-adulti (eufemismo).
E così il neo-pifferaio di Hamelin Maria De Filippi continuerà sempre più indisturbato a portarsi dietro un crescente numero di giovani telespettatori. A prescindere da ogni conflitto di interessi.