Un altro bel risultato per il Toni Manero della Rai, alias il dg Mauro Masi, ineffabilmente e pervicacemente intento ad abbaiare alla luna, come il coyote spelacchiato dei cartoni animati. Ha intimato alla banda Fazio-Ruffini-Saviano di rispettare la par condicio senza che ce ne fossero gli estremi formali, e questi se ne sono fatti ovviamente un baffo.
Ma il problema non è stata certamente la presenza di Fini e Bersani, i cui interventi hanno costituito uno dei momenti più mosci dello spettacolo. Il problema è consistito piuttosto nella glorificazione del relativismo etico come di una religione laica che va difesa e proclamata in tv con la voce tremante con la convinzione di svolgere un grande compito di impegno civile e realizzare a un tempo la vera missione del servizio pubblico.
Sommo sacerdote del relativismo televisivo era Fabio Fazio, che ha accarezzato, abbracciato, baciato, benedetto i suoi correligionari, celando spesso a fatica un mezzo ghigno mascherato da mezzo sorriso mentre pensava: “Tiè! Ora beccatevi questa…”.
A inizio trasmissione si mangia in un sol boccone Toni Manero facendo l’elenco dei segretari di partito che, se fossero una tribuna politica, dovrebbero invitare; e cita i rappresentanti di oltre settanta sigle, mentre lui, poverino, ha davanti solo due puntate…
Così si autoassolve: per far rappresentare i valori di sinistra invita Bersani e per i valori di destra Fini, mentre il centrodestra – che secondo lui valori non ne ha – viene rappresentato da Cetto La Qualunque (il sempre bravo Albanese) che interpreta il solito politico amante delle furbizie e delle maggiorate…e chi ha orecchio per intendere…
Sicché questa non sarebbe una trasmissione politica, ma un programma di approfondimento culturale, come soavemente sostiene l’ineffabile capostruttura di Raitre Loris Mazzetti? Mazzetti è quel signore che si è fatto riprendere da Santoro dietro il filo spinato…accidenti per essere dei “censurati” lui, Ruffini e tutti gli altri non scherzano mica…Forse hanno sentito l’odore della cacciagione ferita, e quindi si comportano come se avessero la preda nel carniere.
Per la verità loro in Rai hanno sempre comandato, anche aiutati dagli editti bulgari (così hanno potuto “chiagnere e fottere”). E ieri sera hanno fatto capire che si possono permettere qualsiasi cosa. Anche la fiera delle più assolute banalità servite sull’altare della dignità televisiva da campioni del moralismo di sinistra come Michele Serra e Bersani. “La sinistra è l’idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti”. “L’economia non gira se pochi hanno troppo e troppi hanno poco”. “Chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza, combattere contro la pena di morte e ogni sopraffazione, contro l’aggressività che ci abita dentro, quella del più forte sul più debole”. Ma no, ma davvero?
Ma Fini non è da meno: “L’Italia che ha fiducia nel futuro perché ha fiducia in se stessa”. “Essere di destra vuol dire innanzi tutto amare l’Italia, avere fiducia negli italiani, nella loro capacità di sacrificarsi, lavorare onestamente e pensare al futuro dei figli, essere solidali e generosi”. Ah però! Seguono una quantità di altri elenchi e di altri ospiti, tutti a base di ovvie banalità, mezze verità, qualche spunto di impertinente creatività, ma tutto rivenduto come vibrante testimonianza al valor civile.
Non abbiamo nemmeno voglia di commentare la presenza in studio del padre di Eluana Englaro e di Mina Welby, serviti a Saviano per mezz’ora abbondante di totale propaganda radicale rivenduta come verità assoluta…e questa non sarebbe una trasmissione politica? L’argomento è talmente delicato che loro che sono così civili non si sono peritati minimamente di strumentalizzarne a dovere i protagonisti di storie così dolorose. E chi hanno chiamato per confermarli nella loro convinzione di essere nel giusto? Ma don Gallo, naturalmente, il cui impegno quarantennale in mezzo ai diseredati non si discute, ma le cui idee sull’etica cristiana appaiono un tantino confuse.
Per quel che riguarda gli interventi comici, bisogna proprio dire che di Benigni c’è n’è uno solo. E che Paolo Rossi ce ne ha fatto avvertire una grande nostalgia. Ascoltando le sue battute sfiatate e osservando la sua strafottenza si ha un chiaro esempio di questi autori che si sentono antropologicamente superiori solo perché di sinistra. E quindi credono per questo di essere capaci di far ridere per definizione, come Luttazzi, come Vauro, che invece sempre più spesso ci rovesciano semplicemente addosso le loro personali fissazioni.
Possibile che a Yoda non sia piaciuto proprio niente? No, non è vero. Bene la parte musicale (la stessa sigla di Paolo Conte è semplicemente splendida), bene Cristiano De Andrè (anche se con un paio di stonature…) e bene gli Avion Travel con Toni Servillo. Benissimo invece il Saviano del primo monologo sulla nascita di mafia, ndrangheta e camorra ad opera dei tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Impressionante la ricostruzione delle regole delle tre sette, con le loro regole e il loro severissimo ordine…cresciute in un paese in cui il disordine appare invece la norma.
Colpisce duro, Saviano, afferma amare verità – già scritte a chiare lettere nel suo libro Gomorra – quando sostiene che le organizzazioni mafiose oramai si sono trasferite al nord e stanno entrando in tutti i settori dove ci sono da fare affari. Questo sì che è stato un monologo di impegno civile…ma sarebbe bastato questo…invece no, si è poi voluto mescolare il vero con l’opinabile, il giusto con il discutibile: la quintessenza del relativismo etico televisivo. Però se dall’altra parte si è saputo coltivare solo il Bagaglino, di che ci si lamenta?