Ma perché Fazio, Saviano e i loro autori non sono capaci di contenere il loro moralismo relativista e ultralaico? Se lo facessero, potrebbero quasi riuscire a convincerci della loro capacità di essere superiori, almeno dal punto di vista della regìa televisiva.

Perché se si escludono alcune cadute incredibili come Emma Bonino che dipinge l’aborto come un diritto alla vita (sic) (salvo poi lamentarsi di 100 milioni di bambine non fatte nascere o fatte scomparire… cioè di fatto abortite!), il comico-non-comico Anzalone che ha recitato incredibili banali ovvietà sui disabili, se si esclude lo sbagliato (nei toni) intervento di Maroni, se si escludono alcune cadute di questo tipo, si diceva, la puntata di ieri di Vieni via con me ci ha proposto un programma come da tanto tempo non si vedeva alla tv. Tensione drammaturgica, poesia, denuncia civile, satira vera (Guzzanti) non a senso unico, coreografie indovinate, bella musica…insomma un distillato delle migliori ambizioni culturali espresse da Raitre e RadioTre.



Per cominciare, Zingaretti legge le annotazioni di tutti quelli che comunicarono agli altri le loro esperienze di caccia e di come impararono a cucinare la selvaggina… dimostrando che con la cultura si mangia eccome! Segue un divertente elenco di Fruttero (l’altra metà di Lucentini) che ricorda gli amari vantaggi di essere vecchi. Subito irrompe la musica, con uno splendido arrangiamento fatto con sola marimba di Vieni via con me sussurrato più che cantato da Luca Zingaretti.



Il primo monologo di Saviano è dedicato alla spiegazione del perché Napoli è coperta ancora di spazzatura: il suo racconto è semplicemente agghiacciante. Se quello che dice è vero, tutte le accuse di chi al nord demonizza con tanta facilità il sud sono rapidamente smontate. Racconta la storia del rifiuti di Napoli che più che un’emergenza (dura da 16 anni) sono una parte del panorama e della città. Alla domanda “come è stato possibile”, la risposta è che le discariche sono piene perché non si fa la differenziata… sebbene il primo decreto sulla differenziata fosse stato fatto nel 1800 dai Borboni. Sostiene che la “politica” (indifferentemente di sinistra e di destra) ha fallito.



Ricorda che per la continua emergenza sono stati stanziati oltre 8mila miliardi di euro guadagnati soprattutto dalla camorra, che le ecomafie hanno fatturato finora oltre 20 miliardi di euro. Afferma che le discariche sono piene, perché ricolme dei rifiuti del nord Italia e d’Europa: soldi scaduti, salme spostate dopo oltre i 40 anni dai cimiteri. I rifiuti tossici sono mischiati nelle cose, nelle case. Sostiene che la colpa è dei supermercati del nord che hanno strozzato i proprietari terrieri del sud, obbligandoli a vendere la frutta sottocosto e che questi, per sopravvivere, hanno ceduto parte dei loro terreni per farci discariche di rifiuti. A sentir lui la camorra smaltisce sotto costo i rifiuti tossici (8 centesimi contro 62). Che riesce pure a vendere il rifiuto tossico come fertilizzante. Poi fa un agghiacciante elenco di 11 inchieste della magistratura che dimostrerebbero le migliaia di tonnellate di spazzatura sversate dal nord nel sud.

La sua tesi è che dal traffico dei rifiuti ci guadagnano tutti: politica, imprese, camorra (e cita Cosentino che non è stato arrestato solo per il rifiuto del Parlamento).

 

Si conclude con un colpo sotto la cintola al Premier: il regista Gabriele Salvatores legge le diverse citazioni di Berlusconi che annuncia in sette momenti diversi la fine definitiva dell’emergenza rifiuti. “Fra tre giorni la spazzatura non ci sarà più. L’emergenza è definitivamente finita… Avevamo preso l’impegno tutto è finito in pochi giorni…”. Il colpo ad effetto è garantito. Per concludere, Saviano dice che 16 anni di emergenza distruggono l’animo di un popolo. E per completare il colpo di teatro – o meglio di televisione – proietta uno spezzone di un fantastico Eduardo che recita: “E’ cosa e ‘niente. Guarda cosa siamo diventati… a furia di dicere è cosa e ‘niente siamo diventati cosa e ‘niente”.

 

Davvero una bella affabulazione civile (sempre che tutto corrisponda a verità), conclusa con una davvero indovinata coreografia di un balletto con danzatori dalla faccia feroce come quella dei morti viventi, vestiti di spazzatura al ritmo di un charleston capace di creare uno stralunato contrasto.

 

Poi interviene il tanto atteso Maroni, che però perde una grandiosa occasione per raccontare la sua verità e i suoi successi contro la malavita attenendosi allo stile narrativo della trasmissione. Cede invece alla tentazione di fare una intervista al TG1 senza sottrarsi allo stile da pistolotto politico: che peccato! Nessuno che li consigli, i politici di centrodestra? Se non avesse usato la retorica politichese e avesse fatto un nudo elenco di successi leggendolo con adeguate pause sarebbe stato mille volte più efficace. Mentre così sembra essersi accontentato di avere avuto un diritto di replica… ma che magra consolazione!

 

Il programma riprende il volo con altre storie di grande pena e grande gravità. Quella di Cucchi, la cui sorella legge tutte le cose belle riguardanti il fratello morto così tragicamente. E Manconi, di rincalzo recita a memoria e con attorale straniamento i numeri che esprimono il dramma delle carceri. Oseph Masanga Quetu, congolese immigrato in Italia, recita le cose che gli mancano del suo paese: pura poesia con quell’italiano stentato e in sottofondo la bella musica di Vieni via con me. Un altro immigrato muove a grande pietà e tenerezza compitando a fatica l’elenco delle cose portate sulla gru dove è rimasto per 17 giorni.

Bellissima la canzone di Ivano Fossati, cantata da par suo e resa assai gradevole grazie ad un arrangiamento di gran gusto musicale,  proiezione di immagini evocative, rumori di onde e temporale… davvero un altro buon momento di spettacolo. Si vola ancora alto grazie a Renzo Piano che spiega che cosa significa “fare”. Piano dice con voce pacata che per fare bene bisogna innanzitutto saper ascoltare. “Fare per gli altri. Costruire luoghi per stare assieme. Fare con attenzione per rispettare la fragilità della natura. Fare bellezza… almeno provarci: unire bellezza è utilità come unica possibilità. Lasciar fare, soprattutto ai giovani. Finisce affermando che il talento spaventa la politica perché ti dà la forza di ribellarti. E che bisogna partire per capire e poi tornare…”.

 

Viene il momento dell’intermezzo comico di Guzzanti, che Fazio introduce preannunciando i guai che provocherà alla trasmissione… ma va detto, ad onor del vero, secondo Yoda, che Guzzanti non è né Vauro, né Travaglio né Luttazzi, e la satira (finalmente per nulla a senso unico) la sa fare davvero. E finalmente… finalmente si capisce cosa è la satira, anche se ci sarà sicuramente qualcuno che protesta. Ma si va verso la fine, e il programma continua a volare alto, questa volta con Fiorella Mannoia che duetta da par suo con un pianista degno emulo di Keith Jarrett. Canta Fiorella con le lagrime agli occhi: “Perché la vita è un brivido che vola via sopra un brivido di follia. Forse la vita non è stata tutta persa, forse qualcosa si è salvato…”

 

Il secondo e ultimo monologo di Roberto Saviano parla di un uomo del nord bresciano, ex lavoratore entrato in seminario. Diventato don Giacomo, ha costruito Progetto Sud per raccogliere e far lavorare disabili e handicappati: a Lamezia Terme gli hanno dato il palazzotto sequestrato ai Torcasio, ndranghetisti locali che non gli perdonano di aver “usurpato” la loro proprietà. Don Giacomo racconta di un sogno e della speranza di un uomo del nord che è andato al sud senza pretesa di trasformarlo, ma di capirlo. Resistendo insieme ai suoi handicappati alla violenza ndranghetista. Lo stesso don Giacomo legge da bresciano le cose che gli piacciono del sud: rispondendo con molta poesia alla – a volte cruda – retorica nordista. Ah, se il ministro Maroni avesse fatto come lui…

 

Si finisce con Fazio e Saviano che duettano sul perché andare via o restare, e la migliore battuta l’avrebbe voluta scrivere Yoda: “vado via… perché non voglio sentire più niente di Avetrana”. Conclusione di grande effetto con la prosecuzione della coreografia già presentata a metà trasmissione: ma questa volta i danzatori imbrattati sempre di più con immondizia e fango, si muovono a scatti, come se fossero decerebrati a causa degli effetti dei rifiuti tossici. Proprio vero che a volte un’immagine vale più di mille parole. Finalmente una bella trasmissione televisiva, come non se ne vedeva da un po’… senza l’insopportabile ideologia della Bonino sarebbe stata semplicemente perfetta.