Così inizia Annozero del 9 dicembre 2010: pistolotto di Santoro sulla situazione della Rai, pistolotto sulla finanziarizzazione dell’impresa (formaggio fatto di carta e non di latte), sui quei programmi tv che sono il latte vero e non finto, sulla necessità di non fare programmi tutti uguali agli hamburger tutti uguali… un sacco di metafore per far capire che lui e i lavoratori della Rai intorno a lui che sciopereranno l’indomani, sono per il latte buono e la qualità vera. E si dimentica di dire che però il suo latte non solo è sempre lo stesso, ma oramai è inacidito, anche se ce lo rivende ogni giovedì come latte fresco.
Dopo il pistolotto, eccoci dentro a capofitto nello psicodramma raccontato dal libro “Metastasi” di Gianluigi Nuzzi, giornalista di Libero, che racconta come la ‘ndrangheta si è incistata in Brianza, basandosi sulle confessioni del pentito Giuseppe di Bella.
Dopo un impressionante spaccato di quanto emerge dalle inchieste sulla malavita a Desio, si improvvisa uno scarto verso la situazione politica, dato che poche ore prima era andato a monte un tentativo di rappacificazione tra Bocchino e Berlusconi, sicché ciascuno è poi prontamente tornato sulle sue posizioni. A combattere sull’argomento i soliti gladiatori, o meglio i galli nel pollaio – e galline, vista la presenza della Santanchè. Oltre che la rifattissima pasionaria del Pdl, ci sono infatti i “duri” Granata (Fli), Fava (Sinistra e libertà), Castelli (Lega) oramai abbonato fisso al pollaio di Santoro (a proposito di latte vecchio e andato a male). Dimenticavamo Santo Versace, il cui eloquio risulta spesso tanto retorico quanto poco decifrabile.
Si capisce subito perché c’è di nuovo Castelli, che nel racconto emerge come un intimo di Coco Trovato, potente capoclan che avrebbe obbligato i suoi adepti a votare Castelli. Castelli si difende affermando che Trovato non poteva farlo votare perché lui molto semplicemente era candidato in un’altra circoscrizione. E cita tutti i suoi atti da ministro contro la ‘ndrangheta.
Nuzzi ribatte che diversi procuratori hanno dichiarato Di Bella un pentito assolutamente attendibile. Castelli parla come sempre più degli altri, ma comprensibilmente nervoso sostiene di ritenersi sotto processo senza che gli venga data la parola per difendersi. E siamo alle solite accuse e controaccuse. Solo che questa volta l’argomento, già sollevato con clamore da Saviano è oggettivamente scottante.
E la Santanchè ci si scotta, perché con una notevole improntitudine dichiara serenamente che tutte queste cose si sapevano dagli anni Cinquanta, e “non c’era certo bisogno che Saviano e Nuzzi ce le venissero a raccontare”. Sorge spontaneo un dubbio: e perché lei e i suoi non lo hanno mai denunciato apertamente e pubblicamente con la stessa veemenza di Saviano? Inoltre si procura un incredibile autogol ricordando che la giunta comunale di Desio si è dimessa per volere del centrodestra… ma Fava le ricorda che per la verità si sono dimessi la Lega e il Pd, mentre il Pfl è rimasto in aula. L’imbarazzo è palpabile, anche perché Nuzzi è un giornalista di Libero, giornale fra i più agguerriti fogli che sostengono e difendono politicamente il centrodestra.
Per Santoro ovviamente l’occasione è ghiottissima: si prendono brandelli del libro, spezzoni di intervista, si montano spezzoni di intercettazioni e le risposte imbarazzate o addirittura fuori misura di chi perde le staffe per le insinuazioni. La Santanchè si vendica dell’autogol ricordando ciò che Santoro ha taciuto: che il presidente del circolo ‘ndranghetista ripreso da telecamere nascoste era un membro del Pd…così emerge chiaramente, come si dice a Roma, che “il più pulito c’ha la rogna”! Versace aggredisce Nuzzi sostenendo che il suo libro è spazzatura, e così la temperatura in studio sale con il nervosismo di chi si sente tirato a mezzo ingiustamente. Nuzzi appare invece molto tranquillo e per nulla preoccupato delle reiterate minacce di querele che riceve a turno.
E siamo alle solite. Yoda vi annuncia che per un po’ vorrebbe occuparsi di qualche altra trasmissione perché il latte delle mucche di Santoro è sempre più indigeribile. Ma come mai piace a così tanta gente? Perché almeno inizialmente appare diverso dagli altri panini tutti uguali anche grazie agli argomenti trattati, salvo poi dimostrarsi altrettanto uguale, come abbiamo già detto.
Piace perché sa spettacolarizzare la realtà. Quindi – e vorremmo dirlo per l’ultima volta – lo si guarda come si guardava il combattimento dei gladiatori, non per approfondire o comprendere, ma per vedere scorrere il sangue. Così il gladiatore Fava sostiene che nel Pdl si candidano condannati per mafia, mentre il gladiatore Castelli ribatte che la sinistra ha candidato un condannato per omicidio. Assai magra, reciproca soddisfazione: come volevasi dimostrare, “il più pulito c’ha la rogna”.
Finale con il carico da undici: un lungo servizio che fa supporre le più torbide trame su terreni espropriati o non espropriati, intrecci di interessi tra ‘ndranghetisti ed esponenti delle istituzioni. Si finisce con molti dubbi e una sola certezza: che le vendite di Metastasi andranno alle stelle. Anche perché leggendolo, probabilmente, si potrà capire qualcosa di più di quanto emerso nel gracidare del pollaio santoriano.