Puntata strampalata, pasticciata, sconclusionata e quant’altro di simile si può dire: questa è stata la puntata di Annozero dedicata a Morgan e al tema della droga. Stimoli buttati lì alla rinfusa, elementi di racconto diversi mescolati senza costrutto, ospiti male assortiti. Un gigantesco pretesto per raggiungere lo scoop di permettere a Morgan di cantare la canzone “vietata” a Sanremo… In definitiva (è il paradosso più grande), Annozero come Porta a Porta: vale a dire l’audience innanzitutto.

Yoda si stropicciava i suoi vecchi occhi cisposi nel vedere in che abisso di dilettantismo era riuscito a cacciarsi una vecchia volpe come Santoro. Stante la drammaticità del tema, la squadra di Annozero non è riuscita nemmeno per cinque minuti a mettere in mostra la propria abituale abilità drammaturgica. Forse non si erano preparati a sufficienza, o forse non hanno tenuto in conto l’oggettiva modestia dell’ospite principale. Quando Morgan si è finalmente esibito da solo al piano, è apparso finalmente chiaro -a chi si intende un minimo di musica- che avevamo di fronte un istrioncello con enormi limiti, e l’imbarazzo in studio era evidente.

Parlare di insalata russa è un complimento, perché gli ingredienti erano troppo eterogenei. L’unica salsa che legava il tutto, e che corrisponde probabilmente al credo personale di Santoro, era il concetto più volte ripetuto che “poiché tutti sono colpevoli – visto che tutti, più o meno, “si farebbero” senza dirlo – allora nessuno lo è, tantomeno Morgan, che pur avendo difeso la droga per uso “terapeutico antidepressivo” (sic), avrebbe avuto almeno il coraggio di non essere ipocrita…”

Fossimo a scuola, il giudizio per il programma dovrebbe essere “non classificabile”, anche per il malassortimento degli ospiti. Semplicemente penosa la Palombelli, sempre e soltanto intenta a fare la promozione della sua trasmissione radiofonica. Incomprensibile la presenza di Baldini, famosa ed eccellente spalla di Fiorello, che praticamente non ha spiccicato parola. Astruso e pindarico il filosofo Bonaga. Senza mordente Travaglio, che sembrava aver confezionato il suo pistolotto con gli scarti di quelli delle puntate precedenti.

 

Insomma una noia mortale, trasformata in tragicomica farsa da una sedicente giovane regista con molti piercing presentata dalla suffragetta di Santoro, che a base di decine di “cioè”, ci ha spiegato come lei fosse approdata all’arte tramite la droga…(ma sembrava una macchietta di Verdone).

 

Meno male che alla fine lo scrittore Scurati (uno dei due ospiti decenti) si è ribellato chiarendo che all’arte si arriva solo con lo studio e non certo con la droga. Affermazione peraltro piuttosto lapalissiana, ma dato il bassissimo livello generale è apparso come il pensiero di un premio Nobel.

 

Il migliore di tutti è stato il musicista Mauro Pagani (diecimila leghe sopra Morgan…) che ha sparato la vera verità: la responsabilità è di un mondo di adulti che non sanno offrire ai ragazzi, soprattutto i più piccoli, né modelli, né aspirazioni, né una visione affascinante del mondo e della vita.

 

Complessivamente una trasmissione che voleva essere diversa e originale, e invece ha ripercorso i sentieri del più bieco conformismo mascherato da anticonformismo.

 

Evidentemente a Santoro & C gli vengono bene solo i combattimenti di galli del solito pollaio politico. Al punto che abbiamo sentito la mancanza del “Mavalà” Ghedini e della sua compagnia di giro. Scommettiamo che l’audience non sarà gran che?