Ballarò inizia con Pagnoncelli: per la prima volta da quando fa questo sondaggio rileva che metà del campione è pessimista sul proprio futuro. Floris presenta gli ospiti, e poi ci spara subito la pubblicità. Sembra dire: vendiamo agli inserzionisti l’attenzione dei teleutenti, prima che svanisca. “L’Italia sta crollando, e questo benedett’uomo riesce sempre a farsi i fatti suoi, infilando nel pacchetto una norma sulle eredità per fregare Veronica”. Bruciante, velenoso, ma tristemente oggettivo: questo è il Crozza migliore, quello dei tempi brevissimi e del sempre rischioso surf sui fatti di cronaca politica.

Ohibò, in studio c’è nientedimeno che il presidente della Camera Fini, che con tono molto istituzionale molla subito qualche fendente ai ministri presenti dicendo che il governo ha promesso molto e fatto poco o nulla. La Gelmini, sorridendo dietro i suoi occhialini da maestrina di matematica, sciorina la stessa litanìa che la puntata scorsa aveva recitato Sacconi: sembra che abbiano frequentato tutti lo stesso corso di come si dice molto senza dire niente nei talk show politici. Fini dubita che in Europa crederanno a una lettera generica. Vendola coglie l’assist involontario della Gelmini, ricordando che le manovre da lei ricordate più che altro hanno allontanato ogni possibilità di crescita. E ha buon gioco nel leggere tutte le dichiarazioni di Berlusconi degli ultimi anni in cui ha sempre negato la crisi rimuovendo sistematicamente la durezza della realtà.

Domanda di Floris a Rotondi: “Perché l’Europa dovrebbe credere a promesse su una manovra così articolata e complessa da fare in tre giorni se non si è riusciti a farla in tre anni?”. Il ministro Rotondi sostiene che il governo ha fatto tutto quello che doveva. Sicché a Fini non resta che domandarsi perché mai allora l’Ue ci ritiene sotto stretta osservazione. Prova persino solidarietà per Berlusconi, costretto a dipendere su moltissime scelte chiave da Bossi e da Tremonti. Sostiene poi che la credibilità italiana è a rischio. Incredibilmente la Gelmini sostiene che è colpa dei giornali di sinistra italiani, e Floris ha buon gioco nel ricordare che le risatine le hanno fatte un francese e una tedesca. Vendola aggiunge, di fronte alle difese d’ufficio della Gelmini, che Berlusconi non è travisato dai giornali, né soltanto spiato quando telefona: è stato lui stesso in transatlantico a proporre di chiamare “Forza gnocca” il nuovo Pdl. Già, purtroppo è vero. Purtroppo. Pubblicità.

Un servizio sulle pensioni mostra la drammaticità della situazione: si procrastina l’andata in pensione, ma nel contempo è ritardato l’ingresso dei giovani al lavoro, che probabilmente la pensione, se l’avranno, l’avranno bassissima. Anche il direttore de La Stampa ricorda che Tremonti lo additò di essere anti-italiano per averlo accusato di nascondere la realtà della crisi. Ricorda inoltre che da anni i giornali parlano dei vizi di Berlusconi senza che agli spread sia successo niente. Ma quando sui giornali finanziari stranieri è apparso chiaro che Presidente del Consiglio e ministro dell’Economia si smentiscono ogni giorno a vicenda, la sfiducia nell’Italia si è complessivamente consolidata tra gli investitori stranieri.

Con molta lucidità il professor Onida della Bocconi conferma che pur essendo solida l’Italia dal punto di vista dei fondamentali economici, il rischio contagio legato ai problemi della Grecia può essere interrotto solo con una forte iniezione di credibilità. Un ulteriore deficit di credibilità può comportare aumento dei tassi sul debito, e quindi sempre più risorse da dedicare al rimborso del debito, e sempre meno allo sviluppo. A corto di argomenti, Gelmini e Rotondi attaccano Fini presente in trasmissione come leader politico pur essendo presidente della Camera. Che cerca di snocciolare un po’ di numeri sulla disoccupazione e sul precariato, ma è continuamente interrotto dalla Gelmini.

Vendola, da buon affabulatore, ricorda che l’Italia è un Paese dove un semplice acquazzone si trasforma in una catastrofe. E dove si è aperta una voragine tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, con la classe media anch’essa sempre più povera. Siciliotti, Presidente dell’Ordine dei commercialisti, sciorina a sua volta cifre inoppugnabili, come quella che ricorda che l’Italia ha il terzo debito del mondo senza essere la terza economia del mondo. E che di fatto l’Italia è un Paese che ha vissuto sempre al di sopra delle sue possibilità, per cui ora occorre intervenire su tutto, perché il rischio non è il default, ma la povertà.

Fini legge una proposta di patrimoniale fatta dalle associazioni degli imprenditori, la Gelmini strilla che loro non vogliono mettere le mani nelle tasche degli italiani, ma Onida, con il suo calmissimo aplomb, ricorda che il governo ce l’ha messe e come, perché la pressione fiscale è di fatto aumentata. Con più di una punta di malignità, Fini ricorda che la patrimoniale non la si vuole fare perché il contribuente con il maggior patrimonio in Italia si chiama Silvio Berlusconi. Pubblicità.

Al momento dei sondaggi Pagnoncelli spiega che la metà degli italiani ritiene che i sacrifici richiesti dall’Ue sono per il nostro bene. Interessante scoprire che il 42% ritiene che sulla crisi è stata nascosta la verità, mentre il 37% ritiene che il governo è stato inadeguato non sapendola fronteggiare. Mentre il 76% ritiene tra tutte le misure migliore la patrimoniale, e quasi i due terzi pensano che Berlusconi si debba dimettere. Come l’altra settimana, massimo gradimento per Montezemolo e Marcegaglia, minimo per Berlusconi e Bossi. In cauda venenum, Fini ricorda che la moglie di Bossi è andata in pensione di anzianità a 39 anni come insegnante. Strilli della Gelmini e consueta bagarre.

Yoda si accorge alla fine che dietro a Fini c’è una bellissima giovane, mentre dietro alla Gelmini ce n’è una bruttina con gli occhiali spessi. A parte le cravatte davvero impossibili (rosa, azzurro chiaro, argentee!!!) evidentemente Fini sa portarsi dietro una claque migliore almeno dal punto di vista dell’immagine…

Bagarre finale tra Vendola e Gelmini, che interrompe continuamente e così Vendola ha buon gioco nell’affermare che evidentemente il ministro ha ben imparato le lezioni di Berlusconi su come si disturba nei talk show. Conclusione più pacata di Calabresi che sostiene una grande verità: più che di teorie, promesse, e richieste di sacrifici, ci vorrebbe un maggior numero di buoni esempi dalla classe politica. La Gelmini ricomincia con la litanìa dei buoni esempi che secondo lei hanno già dato (guarda caso promettendo riforme che richiedono anni e vari passaggi tra le due camere…), ma fortunatamente la trasmissione finisce.

Tutti ad aspettare la lettera del governo italiano per vedere l’effetto che fa.