Invece che con Crozza, Ballarò inizia con Pagnoncelli, presidente Ipsos, che snocciola assai preoccupanti dati di un diffuso aumento del pessimismo tra i cittadini. Poi c’è la solita presentazione degli ospiti, tutti con sorriso di circostanza, quindi l’annuncio dell’intervento di Crozza prima di una bella sfilza di pubblicità: d’altro canto se la Rai non la mette nei pochi programmi di grande ascolto, dove la mette? Crozza prende subito di mira Della Valle e le sue pagine di denuncia antipolitica. Della Valle sorride alle battute. Poi ne fa qualcuna su Formigoni che sorride a sua volta. Le fa su Bondi, che invece si fa subito scuro in volto.
Si inizia con un servizio a incastro, in cui a momenti compaiono operatori economici sfiduciati e un ministro Tremonti insolitamente dimesso, sempre in vena di battute nonostante la drammatica situazione. Interpellato su chi si sta comportando poco seriamente come affermato sulle sue pagine da Della Valle, il soldato Bondi afferma senza dubbi di sorta che il governo ha fatto il meglio che si poteva fare. Ovviamente Di Pietro sostiene il contrario, e rivendica il fatto di aver promosso un referendum che ha dato una scossa alla politica che non si occupa dei problemi degli italiani, ma solo di quelli del premier, obbligando il parlamento a discutere su questioni poco urgenti come le intercettazioni e il processo breve.
Della Valle cerca di spiegare che il suo richiamo non era erga omnes, ma solo verso i politici che trasversalmente hanno lasciato scivolare il paese in una situazione complicata per pura incompetenza. E lamenta il fatto di essere stato duramente attaccato solo per essersi permesso di criticare i politici che sbagliano.
Bondi, sempre assai serenamente, ritiene che le parole di Della Valle non sono per il governo. Della Valle ribadisce che lui non ce l’aveva con il governo ma con la cattiva politica. Così facendo, a pochi minuti dall’inizio, si capisce che nonostante le grandi petizioni di principio, nessuno ha voglia di schierarsi sino in fondo, salvo forse chi si deve difendere a tutti i costi come Bondi.
La bella faccia del sindaco Zedda, quello che ha rinunciato al doppio incarico come consigliere regionale, occupa lo schermo ponendo questioni più reali di cittadini in gravi difficoltà economiche. E spiega che tra i tagli e il patto di stabilità il suo comune non potrà dare più i servizi indispensabili.
Formigoni accetta le critiche di Della Valle ritenendole legittime, ma cerca di ricordare che più che buttarsi la croce addosso occorrerebbe assumersi tutti più responsabilità. Ammette che tutti – e non solo in Italia – si è vissuto al di sopra delle proprie possibilità, e sostiene che ora c’è un grande bisogno di una manovra di rilancio, e che lui stesso se l’aspetta dal capo del suo partito.
Un servizio molto chiaro e ben fatto spiega cosa sta succedendo nel mercato dei mutui e della concessione dei prestiti: illustrando una situazione che spiega la tendenza al pessimismo spiegata ad inizio trasmissione da Pagnoncelli. Secondo i suoi dati le posizioni dei cittadini sono molto diversificate sia su Della Valle che sui politici e sul governo, con una maggioranza che propende per un cambiamento. Quel cambiamento che Tremonti, citato nel servizio d’apertura, ritiene alla base del miglioramento della reputazione internazionale della Spagna presso i mercati.
Secondo i sondaggi gli elettori premierebbero maggiormente un centro alleato alla sinistra che non con la destra.
Curioso e abbastanza impressionante il dato che vede Berlusconi ultimo nei dati di gradimento.
Battista ricorda che nei 4 referendum gli italiani hanno votato compatti, e che sono andati in massa a votare per cambiare la legge elettorale…ciononostante Berlusconi afferma che non si occupa di legge elettorale perché trattasi di questione minima…il che è un segno di grande distacco dalla realtà.
Come dargli torto?
Ricorda inoltre che Berlusconi ha stravinto le elezioni avendo con sé tutti: chiesa, industriali, governi stranieri, mentre l’antipolitica colpiva soprattutto la sinistra. Dopo solo tre anni, questo immenso capitale politico è stato dilapidato, diventando oggetto degli strali dell’antipolitica.
Bondi invoca a scusante “il calvario” subito da Berlusconi a causa della crisi internazionale e – naturalmente – della magistratura…
Zedda ha gioco facile nello sfottere l’immagine del calvario di uno degli uomini più ricchi del mondo…
Angeletti fa notare che man mano che aumenta la crisi economica, aumenta l’insoddisfazione verso il governo. E visto che le imprese italiane vendono soprattutto in Italia, l’unico modo per uscirne è rimettere in circolo più risorse. Ma come? Ridistribuendo la ricchezza. E si domanda qual è la classe politica capace di fare questa operazione.
La professoressa Salvini della Luiss concorda sul fatto che esiste un serbatoio come quello dell’evasione che vale circa 200 miliardi, mentre i tagli alla politica avrebbero soprattutto un valore simbolico.
Divertente siparietto tra Di Pietro sull’abolizione delle province, nel quale Formigoni smaschera con sorridente eleganza il facile populismo di Di Pietro.
In un nuovo servizio un tributarista spiega che con un condono tombale si paga sulla base del dichiarato… sicchè avviene che chi più ha evaso meno pagherà!
Arriva come un siluro un flash d’agenzia: “anche l’agenzia Moody’s ha declassato il rating del debito italiano”.
Secondo Della Valle, come tutto risultato la Borsa riprenderà a scendere, la sfiducia aumenterà…il che richiede che con maggiore urgenza si costituisca un governo di emergenza in grado di far uscire la nave dalle secche. Considera anche sbagliato il momento scelto da Marchionne per lo strappo con Confindustria. E ricorda che la Fiat ha avuto molto dall’Italia, ragion per cui sarebbe il caso di pensare a tener duro e magari restituire qualcosa. Applausi.
Battista tocca un punto fondamentale chiedendo a Zedda e a Di Pietro se una volta al governo accetterebbero di esaudire le richieste della Banca Centrale Europea in termini di flessibilità del lavoro. E qui casca l’asino, perché Zedda risponde che non si può chiedere all’opposizione di mettersi al posto del governo. “Ci mandassero al governo e poi si vedrà…”. Ecco il punto che spiega l’incertezza sul voto del 50% degli elettori: chi ambisce all’alternanza non vuole spiegare cosa vorrebbe fare, ma chiede solo di essere mandato al governo…e poi si vedrà!
Un interessantissimo servizio mostra i clamorosi guadagni di una banca che gestisce il fondo che sta lucrando abbondantemente sui beni ceduti dallo Stato, lanciando un avvertimento sui facili entusiasmi legati alla cartolarizzazione dei beni dello Stato.
Formigoni sostiene però che gli errori non devono impedire di perseguire il risanamento anche con la cessione dei beni pubblici.
Dopodichè sostiene che Berlusconi non si ricandiderà e che al suo partito oggi compete la responsabilità di individuare una nuova classe dirigente che guidi il partito e il centrodestra.
Si chiude con una domanda di Battista, che vorrebbe chiedere a Pagnoncelli quanti italiani credono che il governo sarà davvero in grado di presentare seri provvedimenti per lo sviluppo.
La domanda è fatta con intento retorico, e chiude una puntata di Ballarò non malvagia, che se non altro ha avuto il pregio di chiarire qual è il livello della crisi del paese: con l’opposta demagogia di Di Pietro e Della Valle non si va da nessuna parte. Come ben spiegano i sondaggi di Pagnoncelli.