“Chi può avere paura di una trasmissione che racconta balle? Perché c’è un filo spinato intorno a certe trasmissioni? Perché si impedisce di trasmettere uno spezzone del Caimano a Parla con me?
Forse Grillo ha ragione quando dice che dovremmo far parlare il pubblico in sala invece dei soliti politici… noi faremo di più, nelle prossime puntate gli faremo fare l’arbitro”. Con un sorriso maliziosamente criptico, Santoro rilancia la sua sfida al pubblico, ricordando che prima o poi chiamerà i telespettatori a pronunciarsi sul conflitto di interessi. E così riprende il suo scettro di tribuno televisivo che ogni tanto minaccia di agitare la piazza.



Con un po’ di sadismo, manda un servizio in cui i cittadini di Arcore parlano tutti in difesa di Berlusconi… Ci stavamo preoccupando quando la situazione è stata riequilibrata mandando in onda i manifestanti che sono andati a chiedere le dimissioni del Premier davanti alla sua villa. Si indugia sui tafferugli, si mostra la polizia che carica come si trattasse di una battaglia, quando in realtà si è trattato di qualche scaramuccia.
Annunciando che si riprenderà a parlare del rubygate quando saranno note tutte le carte ora chiuse in cassaforte, Santoro parte dall’intervista di Berlusconi al Foglio, nella quale si lanciano gravissimi attacchi alla magistratura, attacchi che hanno fatto reagire immediatamente il presidente della Consulta e il Vicepresidente del Csm.



Prende la parola Vendola: con molta oggettiva abilità, ricorda che invece di parlare dell’incendio che sta attaccando tutti i paesi del Mediterraneo, il ministro degli Esteri è venuto in Parlamento solo una volta per parlare di Santa Lucia e dell’appartamento di Fini. Ricorda anche che il “popolo” può essere ingannato e raggirato, come nel caso di Pilato quando chiese chi sceglievano tra Cristo e Barabba. E che sovrano non è il popolo, ma la legge che deve essere eguale per tutti.

Così si manda in onda Umberto Eco che al Palasharp si è chiesto come mai Berlusconi difenda l’indipendenza della magistratura nel caso di Battisti e non la difenda quando si tratta di se stesso. A seguire viene mandato in onda uno spezzone in cui durante la conferenza stampa sui provvedimenti economici Berlusconi afferma con molta veemenza il suo punto di vista.
Lucia Annunziata molto opportunamente cerca di stoppare Nicola Porro che aveva ricominciato con la solita solfa del bacchettonismo e del “siamo tutti peccatori”, e chiede che si vada al cuore del problema, lasciando da parte questioni che in realtà sono marginali e impediscono di comprendere il vero punto politico.



Anche Battista sostiene che è assai difficile uscire dalla narrazione contrapposta (Berlusconi delinquente, magistrati comunisti e deviati) mentre i protagonisti dello scenario sono in realtà un Parlamento che sottoscrive che la telefonata in Questura è stata fatta per evitare una crisi diplomatica, che una Consigliere regionale interviene per affidare una minorenne a una prostituta, che l’ufficio dell’ufficiale pagatore di ragazze di facili costumi viene considerato una segreteria politica, eccetera: secondo Battista tutto questo significa che la privacy non c’entra niente, che non si sta spiando dal buco della serratura ma che si viene chiamati a giudicare di fatti che sono assolutamente pubblici.

Lucia Annunziata afferma che la sinistra non vuole andare alle elezioni perché ha paura di non poter vincere. Richiesto di cosa metterebbe al primo punto nel caso fosse lui il leader della coalizione, Vendola, sfoderando tutte le sue doti di bravo affabulatore, dice con molta chiarezza e semplicità che ci metterebbe la lotta alla precarietà. Toccando il vero nervo scoperto della nazione, ma dicendo ad un tempo tutto e niente, visto che non spiega come la si potrebbe combattere…
Dopo la pubblicità si manda in onda Grillo: evidentemente è la serata dedicata alle affabulazioni.  Il comico-tribuno le spara in tutte le direzioni, dicendo come sempre verità e falsità talmente affastellate e intrecciate che alla fine ne emerge soltanto un qualunquismo distruttivo distribuito con qualche battuta divertente.

L’economista Irene Tinagli ribatte a Vendola che è facile stare sulle generali senza mai proporre soluzioni concrete. Vendola ribatte dimostrando che lui ha risanato l’acquedotto pugliese con criteri meritocratici nella scelta dei manager e che ora sta passando alla ri-pubblicizzazione dell’acqua. Molto giustamente ribatte a Grillo che non si può perseguire il cambiamento semplicemente grazie a contumelie o a “bestemmie purificatrici”.

Porro afferma che il problema sta nel conflitto tra chi è garantito e chi non lo è. E così molto a fagiolo ci si connette con 28 operaie di Latina che sono state licenziate, tutte vestite con il grembiule da lavoro, e che ovviamente hanno buon gioco nel gridare la propria indignazione riguardo al fatto che loro “guadagnavano” 1000 euro al mese mentre altre guadagnavano 7mila euro per altre prestazioni. Litigano Porro e Tinagli, che reagisce chiarendo che la politica è responsabile anche delle scelte economiche soprattutto quando eleva a ranghi di classe dirigente persone incompetenti solo perché graziose o avvenenti.
 

Quando è il suo momento, con molta astuzia, Travaglio cita Gasparri e Quagliariello che chiedono le dimissioni di un politico che si è reso indegno e ricattabile con i suoi comportamenti privati… svelando a sorpresa che sta leggendo dichiarazioni fatte a proposito di Marrazzo. Riprende Feltri e Belpietro che lo giudicavano imbarazzante e impresentabile per i suoi comportamenti privati… Ribadisce che la differenza con Berlusconi è che con lui siamo in presenza di un rinviato a giudizio che però ha dalla sua televisioni e un partito, mentre Marrazzo è stato scaricato dal suo partito per un puro imbarazzo su indiscrezioni. Evidenzia i due pesi e le due misure di chi accusa gli altri di bacchettonismo, mentre lo è stato al massimo nel caso di Marrazzo, forse perché si trattava di transessuali…

Interessante l’intervista con Nicola Rossi, senatore del Pd che si è dimesso perché a suo avviso l’opposizione non è pronta a sostituirsi ad un governo pericolante, ma addirittura ne costituirebbe la stampella grazie alla mancanza di progettualità e prospettive. Vendola riprende le sua affabulazioni, Santoro riprende la sua vena satirica cercando ogni tanto di “tradurlo”. Così tutti possono capire qual è il vero problema di questo leader che con molta poesia e parole assai ben scelte sta però sempre e soltanto sulle generali.

Una delle organizzatrici della manifestazione “Non ora quando” sostiene che andranno in piazza non contro Berlusconi ma a favore dell’immagine di una donna diversa da quei quarti carne propagandate a dir suo dalla tv. E così Santoro propone di fare una puntata su questo tema che ritiene, a ragione, di un certo interesse.
Vauro fa ridere poco, come al solito, chiudendo la puntata in calando. Una puntata dove si è litigato poco e riflettuto molto anche grazie alla civiltà dei partecipanti. Evidentemente Santoro ha capito che non si può tenere l’audience tutto il tempo incollata sullo scandalo del rubygate… anche perché aspetta le decisioni del gip di Milano per fare certamente la settimana prossima una delle sue puntate al fulmicotone.