Ad Annozero si va di Libia. Santoro sottolinea le contraddizioni di tutti i governi che hanno stretto patti con Gheddafi pur ritenendolo pericoloso. Poi, come anteprima, mostra un’intervista a un giovane libico rifugiato in Svizzera, Paese dal quale, tramite Facebook, riesce a far circolare video registrati con i cellulari che sfuggono alla censura. Dimostrando come l’uso dei social network sia uno degli ingredienti fondamentali delle rivolte in corso in Nord Africa.
Sui titoli di testa passano brandelli di video, spezzoni di interviste che danno il senso della drammaticità della situazione: immagini di bambini uccisi, racconti di efferatezze dei mercenari africani ingaggiati da Gheddafi, insulti di manifestanti libici in Italia a Berlusconi perché troppo coinvolto con il dittatore libico.
La Russa, invitato nonostante avesse pestato i piedi all’inviato di Annozero Formigli, spiega che il Governo è stato inizialmente prudente, mentre ora, dopo che si è sparato sulla folla, guarda con attenzione agli aneliti di democrazia, augurandosi che non si vada finire come in Iran o in altre ulteriori dittature.
Casini, senza mezzi termini, accusa Gheddafi di crimini contro l’umanità e ritiene che se sopravvive dovrà essere giudicato dal Tribunale dell’Aja. Poi rivendica il fatto che l’Udc, insieme a Idv e Radicali, è stato tra i pochi a opporsi al trattato di collaborazione Italia-Libia. Lancia un’offerta di collaborazione al ministro La Russa, chiedendo però azioni immediate per non farci lasciare soli dall’Europa di fronte alla possibile catastrofe di immigrazioni bibliche.
Dopo aver ricostruito l’eccesso di piaggeria di Berlusconi verso Gheddafi, grazie a stralci da documenti di Wikileaks, Santoro chiede a Ilaria D’Amico cosa ne pensa: lei in sostanza ribadisce la drammaticità del momento, ma ammette che la convivenza con il dittatore è stata comunque un fatto obbligatorio. Un giovane libico denuncia che nei telegiornali italiani l’argomento principale è comunque la preoccupazione per il gas e il petrolio. Casini e La Russa concordano sul fatto che questi rivolgimenti non hanno alla base denotatori di fanatismo religioso o filo-Al Qaeda, ma avvengono su spinta di una base che cerca ordine, pace e benessere e non disordine a tutti i costi.
Rampini da New York afferma che gli Stati Uniti si aspettano un ruolo importante dall’Italia in questa crisi. Impressionante il reportage girato con il cellulare da un giovane tunisino arrivato in Italia su una barca. Travaglio sfotte Berlusconi provando a disegnare ironicamente quale potrebbe essere la nuova Costituzione da lui proposta se si prendono per buoni diversi stralci di dichiarazioni da lui fatte negli ultimi tempi. Ampio spazio viene dato a spezzoni di una intervista a Fini, che sta inaugurando un contrattacco mediatico di presenze in tanti programmi in pochi giorni.
La Russa, abilmente, liquida Travaglio dicendo che è un buon cabarettista, mentre ritiene di essere insospettito dalle tardive scoperte di Fini del conflitto di interessi. Casini, piuttosto lucidamente, ammette che anche lui è stato con Berlusconi sperando che con il tempo il conflitto si attenuasse, e invece si è solo acuito. Così giustifica Fini quando afferma di aver scoperto che la situazione era diventata insostenibile.
Quando è il suo momento, Luttwak afferma che in Libia c’è un’insurrezione popolare incontrollabile certamente non manovrata da nessuno. Contemporaneamente, sostiene che le rivoluzioni degli altri paesi africani sono riuscite perché il popolo ha capito che se i dittatori erano appoggiati dall’America, questa gli avrebbe impedito di usare le armi contro la popolazione civile. Si interrompe Luttwak per dare spazio a una drammatica telefonata di Formigli, che assai coraggiosamente sta entrando in Libia e racconta di star vedendo migliaia di profughi egiziani e cinesi che stanno scappando dalla Libia, così come molti soldati e graduati dell’esercito che stanno disertando.
Si riparla un attimo dell’intervista di Fini, e La Russa ricorda che può dire quello che vuole, ma che è stato richiesto un voto di sfiducia che non è passato. E che Berlusconi è rispettatissimo all’estero. Casini ribatte che tutti i principali opinionisti di giornali anche conservatori invece la pensano diversamente, anche perché Berlusconi è stato l’unico leader europeo a essere andato a lodare il dittatore Lukascenko.
Richiesto del suo parere, Rampini dice che le rivelazioni di Wikileaks dipingono un Berlusconi ritenuto inaffidabile da due amministrazioni americane, che fa affari con i dittatori per interesse personale, e che comunque l’amministrazione attuale sta cercando di manipolare questa debolezza a proprio vantaggio. Scambio tragicomico all’arma bianca tra La Russa e Casini. La Russa sostiene che quello che dice Wikileaks è falso, perché invece la credibilità italiana internazionale è aumentata, e la riprova sarebbe nel fatto che proprio grazie a Berlusconi a Pratica di mare si sono scongelati i rapporti tra Obama e Putin. E Casini ha buon giuoco nell’affermare che solo uno sprovveduto potrebbe credere a una sciocchezza del genere (un po’ come credere alla telefonata a favore di Ruby per evitare una crisi diplomatica con Mubarak!). I giovani libici in studio confermano che la loro rivolta è civile e non ha obiettivi di altro tipo se non avere più benessere e un po’ di democrazia.
Nell’ultimo spezzone di intervista, Fini sostiene che il Terzo Polo è saldamente ancorato nel centro-destra e quindi è alternativo alla sinistra. Diverso è il concetto di fare riforme che devono essere condivise da un ampio raggio di forze. Casini chiarisce che sarebbe un errore madornale fare un raggruppamento tutti-contro-Berlusconi, perché significherebbe dargli ancora più ragioni per uscire dal suo angolo, mentre bisognerebbe invece inchiodarlo ai suoi fallimenti.
La discussione si perde nei meandri di bipolarismo e partitismo, diventa noiosa e così Santoro chiama Vauro a fare un po’ di battute su Sanremo e dintorni. Si ridacchia, certo non era la serata ideale per le vignette, viste le ore drammatiche che si stanno vivendo nel Mediterraneo. A volte Yoda si domanda se in certi momenti Santoro non potesse fare sfoggio di creatività eliminando uno spazio così stridente con il tema della serata.