Se si togliesse la parola “allora” dal vocabolario italiano, come si farebbe a cominciare i telegiornali e i talk show? Fateci caso: Floris, Mentana, Mannoni…e Santoro, che non è da meno. Dopo aver cominciato anche lui con “allora”, ci rifila un pistolotto sul concetto di democrazia e di libertà televisiva. Sostiene che se il pubblico libico avesse saputo tempo fa delle spese folli fatte dal figlio di Gheddafi quand’era in Italia, nessuno avrebbe creduto alla sua retorica televisiva, e forse la rivoluzione sarebbe scoppiata prima.
Così introduce Emma, vincitrice di Amici e seconda arrivata a Sanremo, che prima di cantare la ballata di Sacco e Vanzetti, conviene con Santoro e la Innocenzi che anche i giovani italiani sono molto arrabbiati. Formigli intervista i disertori dell’esercito libico, che raccontano come fosse impossibile ribellarsi al sistema. Fa parlare i ribelli, mostra l’abitazione di Gheddafi a Bengasi. I depositi di armi che si spera di poter usare per l’attacco definitivo a Tripoli.
Santoro cerca di provocare Bersani, dopo che Frattini ha dichiarato che verso la Libia oramai il dado è tratto, domandandogli in cosa differisce la sua posizione da quella del nostro ministro degli Esteri. La risposta è che siamo tardivi in tutto, così come lo è l’Europa nel suo complesso. Nicola Porro de Il Giornale concorda sul fatto che molta parte d’Europa ha una cattiva coscienza nei confronti dell’Africa. Il sindaco leghista di Verona Tosi ricorda che tutti gli interventi militari significativi sono sempre stati avviati dagli americani, che ora invece sono prudenti. In più lamenta che l’Europa ci lascia soli con il dramma degli immigrati alle porte dell’Europa… cioè sulle coste dell’Italia.
Bersani gli rimprovera che l’Europa l’hanno indebolita anche i leghisti. Ma di fatto non risponde a Tosi quando gli chiede cosa farebbe lui di concreto. Irrompe Ruotolo che fa vedere che a causa del mare tornato calmo, migliaia di tunisini giovani stanno di nuovo arrivando a Lampedusa. La Boldrini spiega il dramma nel dramma, quello dei rifugiati politici in Libia, che stanno nascosti per paura di essere scambiati per mercenari, e che prima o poi arriveranno anche loro.
Va in onda un sarcastico TGZero: in Italia c’è l’aumento della disoccupazione, dell’inflazione, del costo del petrolio, del debito pubblico, il tracollo del mercato dell’auto, il calo dei consumi delle famiglie… e il Parlamento si occupa soprattutto di problemi della giustizia.
Cazzullo (Il Corriere della Sera) ricorda che abbiamo la stessa disoccupazione giovanile della Striscia di Gaza! Mentre conferma che il Parlamento si occupa di ciò che interessa alla Lega (federalismo), o di ciò che interessa a Berlusconi (i processi). Bersani afferma che siamo gli zimbelli del mondo, perché quelli seri sono altri: ricorda che un ministro tedesco si è dimesso solo perché si è scoperto che aveva copiato la tesi di laurea… altro che moralismo sul bunga bunga.
Cazzullo ricorda che il trend di scarsa crescita viene da lontano, quando c’erano anche i governi di sinistra: la nostra “forza” era la spesa pubblica facile e la moneta debole. Ma spariti quei sostegni, l’impalcatura Italia ha cominciato a cedere inesorabilmente. E quindi la nostra debolezza economica è diventata strutturale, a prescindere dal colore dei governi. Travaglio rilegge il nobile discorso del ministro della Difesa tedesco dimessosi dopo il caso della tesi universitaria copiata. Legge pure il discorso del ministro degli Interni francese dimessosi perché l’offuscamento della sua reputazione rischiava di compromettere quella della Francia. E fa notare che in Italia – che si tratti di Pdl o di Pd – si fa esattamente l’opposto.
Tosi sostiene che mentre gli scandali che coinvolgono diversi esponenti politici di destra e di sinistra riguardano enormi drenaggi di denaro pubblico, le manie di Berlusconi riguardano al massimo i suoi soldi privati. Attacca Bersani chiedendogli come mai non votano il federalismo fiscale, mentre lo voterebbero se Berlusconi si dimettesse. Bersani risponde che non è vero, che lo voterebbero se fosse reale, e cerca di dimostrare che il federalismo della Lega permette solo ai sindaci di mettere un po’ di tasse. Come al solito le domande e le risposte si sovrappongono, si comincia a fare propaganda da una parte e dall’altra e si comincia a non capire più nulla.
Si intervista Ferrara che con sarcastica ironia si autoaccusa di far parte della struttura Delta, il pool di giornalisti e direttori che si dice abbiano il compito di muovere l’opinione pubblica per minimizzare alcuni fatti e sottolinearne altri. Con il suo solito stile da intelligentone ingarbuglia le carte, rovescia i concetti, e così qualche sospetto che la struttura Delta esista davvero lo fa venire.
La cantante Emma risponde al birignao della Innocenzi che lei non si occupa solo del suo successo, ma va in piazza con le donne per non sentirsi morta dentro. Sostiene che i ragazzi sono prigionieri di quella che Battista aveva definito narrazione obbligatoria: non si uniscono i disoccupati di destra e di sinistra solo per colpa delle ideologie contrapposte.
Formigli da Bengasi fa capire che Gheddafi è tutt’altro che finito, e che sta cercando di riconquistare i pozzi di petrolio. Poi mostra un servizio realizzato con grande coraggio molto vicino alla linea del fuoco, servizio che fa capire come la rivolta sia così disordinata da offrire anche la possibilità che il radicalismo islamico vi si incisti e faccia presa.
Da un bel pezzo di televisione verità si passa a una gag che giustamente sbertuccia una proposta dell’on. Butti di inaugurare conduzioni a targhe alterne. Tutti ridono alle vignette, segno che gli invitati hanno cercato di discutere sul serio, invece di restare prigionieri della narrazione obbligatoria.