Che Santoro avesse una gran faccia tosta, il vostro vecchio Yoda lo aveva sempre saputo. Così, sullo sfondo della canzone “Bartali” di Paolo Conte, ci mette in guardia da un Parlamento che starebbe facendo di tutto per approvare una legge elettorale peggio del Porcellum, studiata per fare in modo che nessuno possa vincere, così che possa ritornare un Monti o un simil-Monti, che arrivi primo senza pedalare. E fin qui, nulla da ridire. La faccia tosta l’ha avuta nel fare un pistolotto contro “i partiti personali, di cartapesta, con un uomo solo al comando”… come se lui non avesse avuto nessuna responsabilità nello sponsorizzare i personaggi contro i quali ora si scaglia, dando loro una quantità di spazio nelle sue trasmissioni. Ma scopriremo più tardi che è tutta una finta.
Sopra i titoli di testa va in onda il solito inseguimento di capigruppo parlamentari pizzicati da Luca Bertazzoni, che o traccheggiano, o rifiutano di parlare o danno spiegazioni vaghe sui contributi che ricevono per il loro incarico. Finita l’ormai solita imitazione della caccia in stile Staffelli di Striscia la notizia, Santoro dà spazio a Di Pietro, accusato nei giorni scorsi di essersi intascato personalmente molte risorse destinate altrimenti al suo partito.
Ben ricordando il vecchio detto che la miglior difesa è l’attacco, l’ex pm parte con la sua solfa del referendum da lui promosso contro il finanziamento pubblico dei partiti. Dribblando abilmente la domanda sul come mai l’Idv per il passato non si è dimostrato diverso dagli altri partiti. Chiamato in causa, Feltri trascura immediatamente Di Pietro, sostenendo che l’uragano provocato da Grillo potrebbe fare un gran bene all’Italia, in quanto dopo le macerie si avvertirebbe la necessità di un bravo geometra capace di ricostruire.
Prima di presentare una sintesi di Report, Santoro ne evidenzia i punti deboli, mandando poi in onda un servizio che ridimensiona la vulgata degli oltre cinquanta appartamenti di Di Pietro che invece sarebbero soltanto due o tre. Mentana aggiunge che il rumore creatosi intorno a Report è semplicemente il frutto di un clima anti-casta che sta trascinando nel vortice anche il leader Idv, aggirato e superato a sinistra da Grillo. Più volte si acclara che anche la magistratura non ha riscontrato evidenti travasi tra i conti del partito e quelli personali di Di Pietro. Insomma, si è offerta una grande opportunità all’ex pm di difendersi, di fatto sostenendo che la Gabanelli e la sua squadra hanno seminato solo dubbi basati su illazioni.
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Si riprende con la suffragetta radical chic Giulia Innocenzi che tenta di incalzare Bersani, il quale sguscia abilmente rifugiandosi in proverbi e frasi fatte, tipo “ciascuno va dove lo porta il cuore”. Da non credere. Travaglio difende Grillo a spada tratta, riconoscendogli il pieno diritto di imporre ai suoi di non andare in tv, sbertucciando Battista e Scalfari per la loro paura del comico.
Per far finta di uscire da questo clima troppo sdraiato a favore di Grillo e Di Pietro, Santoro manda in onda un’intervista rubata alla Salsi, la consigliera comunale censurata per aver partecipato a Ballarò, che sostiene ancora una volta che il movimento di Grillo rischia di trasformarsi in una setta stile Scientology. Inoltre, domanda a Feltri come mai è bastata una inchiesta di Report per squassare il partito, con le dimissioni odierne del capogruppo Donadi e di un altro importante esponente del partito. Curiosamente anche Feltri con Di Pietro smette i panni del polemista aggressivo, e a suo modo lo difende e lo assolve in diretta. Mentana si ricorda di fare un’osservazione di buon senso: come mai l’Idv ha perso metà dei suoi consensi ben prima della trasmissione di Report? Di Pietro non risponde e dribbla la questione eludendo la domanda.
Irrompe dal maxischermo il giornalista Federico Rampini, in bretelle e camicia davanti a una proiezione dello skyline di New York bagnata dall’Hudson. Anche lui ci ri-spiega per l’ennesima volta i motivi della rielezione di Obama, ricordando che New York e altri stati patiscono ancora i danni dell’uragano. Curioso è il contrasto con la Botteri, brava inviata del Tg3, che invece in questi giorni ha deciso di farsi riprendere durante la tempesta al vento e al freddo sul terrazzo della Rai, così per dare un’idea più drammatica…, ma che s’ha da fa pe’ campà…
Luisella Costamagna chiede a Di Pietro come mai si è tenuto i soldi donati da Malvina Borletti. Di Pietro sostiene che sono stati lasciati a lui in quanto persona, e che lui ne ha tenuti una parte per sé, e il resto lo ha usato per costruire il partito. Sia la Costamagna che Mentana sostengono che pur non essendoci rilievi di carattere penale, c’è probabilmente una questione di opportunità. La Costamagna lo mette all’angolo leggendo un’intervista della Borletti nella quale si evinceva chiaramente che lei gli aveva dato quei denari perché si desse da fare in politica…Di Pietro è “touchè”, ma sguscia ancora e nessuno lo insegue.
Per cavalcare il sentimento anti-casta, si mostra un servizio in cui il presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Mario Abruzzese, difende i suoi emolumenti ricordando inoltre che i fondi ai gruppi sono stati dati in forza di un accordo politico di cui nessuno, né da destra né da sinistra, si è mai lamentato.
Con molta veemenza un medico in camice spiega che trentamila colleghi hanno protestato nel silenzio generale per denunciare che il taglio delle risorse alla sanità è fatta sulle pelle dei pazienti e dei medici che non possono assisterli adeguatamente pur essendone responsabili. Ottimo assist per Di Pietro che ripropone per l’ennesima volta il suo referendum contro il finanziamento dei partiti sostenendo – smentito da Feltri – che con i soldi risparmiati si potrebbero evitare i tagli.
Si fa intervenire una studentessa che lamenta il mancato pagamento delle borse di studio da parte della Regione Lazio e che poi finisce per intonare la solita filippica sulla classe dirigente inadeguata, il che è tutt’altro che una novità. Ma anche in risposta alla studentessa Di Pietro sgattaiola via, mentre Santoro gli lascia fare un bel pistolotto elettorale.
Solito spezzone del solito Grillo che se la prende giustamente con il debito eccessivo dell’Italia, mentre l’economista in studio ricorda che non pagarlo come lui propone, significa in realtà impoverire larghi strati della popolazione italiana che tramite banche e fondi possiede questo debito. Da New York Rampini ricorda che sommando quello federale con quello degli stati, il debito americano equivale a quello italiano, e che proprio per questo si sta facendo strada l’idea di una tassazione che faccia pagare di più a chi ha di più, invece che fare tagli lineari che colpiscono ugualmente ricchi e poveri.
Si dà ancora spazio a Di Pietro per l’ultimo pistolotto, e alla fine Santoro lo assolve bonariamente, imponendogli come penitenza di impegnarsi a tenere maggiormente separati i suoi conti da quelli del partito…
Insomma, abbiamo capito che Santoro è il Vespa di sinistra, pronto ad accorrere in aiuto di quelli del “suo” partito virtuale, come adombrato da Scalfari in suo editoriale. Vedremo se farà altrettanto in soccorso di altri politici che si trovano nell’occhio del ciclone per la pressione della stampa.
Si chiude con Vauro che riprende a non far ridere. L’unico che ride invece è Di Pietro, continuamente inquadrato mentre addirittura fa “ciao ciao” con la manina rivolto alla camera. Incredibile, plateale e ulteriore riprova del trattamento speciale che gli è stato riservato.