Silvio Berlusconi in persona, a Porta a Porta, non ha potuto fare a meno di ridere mentre Vespa gli faceva mostrare dalla regia uno dei momenti più divertenti dello spettacolo sulla Costituzione, quando Benigni non si capacitava della sua ennesima candidatura. In altri momenti avrebbe dato in escandescenze, urlando all’esproprio della Rai asservita agli interessi dei comunisti. In realtà, questo sorridere a battute davvero urticanti fa parte della nuova strategia mediatica inaugurata dal Cavaliere.



Mostrarsi ancora una volta come il salvatore della patria, come un vecchio saggio che ha lasciato giocare i ragazzi per un po’, ma che adesso deve per forza tornare in campo perché lui e solo lui può rimettere le cose a posto. Poco importa se tra una apparizione e l’altra si contraddice apertamente, se compie clamorosi salti logici, se spara le bugie più grosse con l’aria di star leggendo il Vangelo.



Abbinato alla decisione di occupare l’etere il più possibile (e presto anche la rete), questo comportamento qualche risultato lo porta, visto che in una sola settimana i sondaggi danno il Pdl in crescita di tre punti. Indubbiamente, vista la confusione che si era creata, la proposta di un punto di riferimento – qualunque esso sia – fa presa sugli elettori di centrodestra che erano stati disorientati dagli stop-and-go sulle primarie e sulla leadership del partito. Il poter scegliere di comparire in spazi sicuri, gestiti da suoi dipendenti o da conduttori fidati, gli permette di apparire pacato, sereno, padrone della situazione. Occorre notare che non ha mica smesso di attaccare o delegittimare gli avversari: ma questo è un compito che lascia ai suoi scherani, politici o giornalisti che siano.



Come non ripensare alle strategie del famoso Sun-tzu e ai suoi consigli di guerriglia per disorientare l’avversario? Sbagliano quelli che danno Berlusconi per finito. Per capire cosa sta succedendo bisogna ricorrere a uno dei più lucidi osservatori della società italiana, Giuseppe De Rita. Già molti anni fa mise tutti in guardia contro le facili schematizzazioni. “Vedete – disse una volta in un seminario – la principale qualità di Berlusconi è di essere sempre asimmetrico rispetto alla realtà: voi ve lo aspettate lì… e invece lui è già là; allora ve lo aspettate laggiù, e invece lui è già andato ancora più in là!”.

Pochi giorni fa, in uno di quei dibattiti notturni de La7, il Presidente del Censis ha svolto un’altra riflessione ancora più profonda: “Il vero problema di oggi è che tutto è diventato fiction, noi stessi, in questo momento facciamo parte di una fiction – letteralmente una finzione. Le cose non si fanno più, mentre se ne parla continuamente in tv. Siamo entrati in un tunnel virtuale che ci porta sempre più lontano dalla realtà”. Berlusconi lo ha capito benissimo. Incurante del drammatico problema che questa situazione rappresenta, cerca di alimentare sempre di più questo stato di fiction. Perché sa che è il terreno che gli permette di raccontare le fandonie più clamorose, dire tutto e il contrario di tutto, lisciare per il pelo un elettorato che si è già dimenticato la differenza tra lo spread al doppio di oggi che lo ha costretto a lasciare il governo, pronto inoltre a bersi la favola che lo spread è una pura invenzione, e a sperare davvero che si possa togliere l’Imu che ha appena fatto tanto male.

Così si capisce la decisione di mettere in scena la sua fiction ovunque sia possibile, magari anche nella tana del lupo di Santoro. E qui emerge la responsabilità collettiva denunciata da De Rita: perché a Santoro o a Floris non parrebbe vero di avere il Cavaliere in studio, giusto per ravvivare un po’ la loro fiction. Qualche puntata fa, proprio Santoro, dopo una trasmissione nella quale erano stati affastellati molti problemi drammatici senza che si fosse accennato a uno straccio di soluzione, si lasciò scappare:”Bella serata, questa è la televisione che ci piace!”. In questo contesto, la strategia di Berlusconi è di una semplicità disarmante, proprio perché lui è il re della fiction, il principe dei venditori porta a porta, l’imperatore degli affabulatori. Per sparare una balla a milioni persone come quella di essere stato lui a suggerire ai leader del Ppe di invitare Monti, ci vuole una faccia tosta di proporzioni gigantesche. È stato smentito immediatamente dai diretti interessati, ma cosa volete che conti una smentita letta da qualche migliaio di lettori di un giornale, contro una balla ben raccontata a milioni di persone in tv?

Stando ai più accorti analisti politici, questa strategia mira a fare ogni sforzo per puntare a un pareggio in Senato, così da poter avere un ruolo non marginale al momento in cui si dovranno distribuire le carte. Non c’è da stare allegri, perché in tutto questo più che l’interesse del Paese si mettono al primo posto gli interessi personali. Al vostro vecchio Yoda viene in mette in proposito una vecchia battuta (gli pare di ricordare che fosse nella “Morte di un commesso viaggiatore”). “Qual è il segreto del successo? Soprattutto, mai vergognarsi!”.