Figuriamoci se Santoro non ci inzuppava il biscotto, nel tiramisù degli ascolti che si chiama Celentano. Così a giorni di distanza, si riciccia tutta la questione, approfittando per discutere di Rai, riprendere spezzoni di conferenze stampa, vecchie e nuove interviste, e per ripetere la solita tiritera sull’ovvio degli ovvii: che Celentano è stato chiamato lì per alzare gli ascolti a qualsiasi costo.
Presenti in sala un’imbalsamata ex-presidente Annunziata, la solita Rangeri d’attacco, e persino l’ex-consigliere da poco dimissionario Rizzo Nervo, che, novella Alice nel paese delle Meraviglie (o Vispa Teresa, se preferite), scopre tutta l’ingovernabilità della Rai, pur essendovi stato ben insediato ai vertici da svariati anni. Così a molti è venuto il sospetto che abbia fatto la mossa giusto in tempo per cercare di essere richiamato ancora una volta nel prossimo giro come “uomo nuovo” perché aveva avuto il coraggio dire “io ve l’avevo detto”.
Annunziata sostiene che criticando troppo la Rai si rischia di favorire la sparizione di un valore tutto italiano. Dice poi una cosa assai giusta: curiosa azienda perché si è svenata per mandare via tutte le voci discordanti e poi alla fine ha pure strapagato per avere la voce più discordante di tutte. Santoro ricorda che la Rai ha ridotto le spese per la fiction e mantenute altissime spese per comprare film e serie televisive… esattamente come fa Freccero, presente in studio, che dirige un canale tutto di acquisti, spesso di film assai osé mandati in onda alle dieci del mattino per la gioia delle casalinghe.
Le vere verità le dice Belpietro: la Rai esiste per legittimare l’esistenza del duopolio e quindi di Mediaset. Inoltre, si domanda se sia servizio pubblico Ballando con le stelle che paga una fortuna un calciatore perché balli, oppure l’Isola dei famosi. Lucia Annunziata prova a difendersi dicendo che lei non c’entra niente con l’Isola dei famosi, dimenticando di aver fatto la Presidente della Rai che lo mandava in onda. Massimo Bernardini collegato da Milano prende in castagna la Rangeri: “Perché difendi Celentano che ha chiesto di chiudere due giornali, proprio tu che vivi in un giornale (Il Manifesto, ndr) che io non vorrei che chiudesse?”. Evidente apnea della nostra. Intanto, così per creare un diversivo un po’ pazzo, la suffragetta radical-chic Giulia Innocenzi propone un sondaggio agli aficionados di Servizio Pubblico: “Volete Grillo presidente della Rai?” con evidenti percentuali bulgare di gradimento.
Prima della pubblicità, con la stesa tecnica della Rai, Santoro annuncia un’intervista a Celentano, intervista che i giornali hanno dato in forse fino all’ultimo momento, aumentando ovviamente la suspence. Com’era immaginabile Celentano si difende, ribadisce le sue posizioni, continua a fare il predicatore, si ripropone come l’unico guru in grado di pensare o di parlare. Contrariamente al suo solito, Ruotolo fa una intervista sdraiata, facendo semplicemente da spalla al pur sempre abile Adriano. Che ha buon gioco nell’attaccare i furbi e a inneggiare alla fortuna politica di Grillo. Ma non dice davvero niente di nuovo.
Assai correttamente l’Annunziata domanda a Santoro se non gli fa effetto che Celentano parli di corporazione dei giornalisti che lo attacca, sostenendo che simili atteggiamenti non possono essere condivisi. Freccero fa lo psicanalista, intellettualeggia, l’unica cosa che gli preme è evidentemente continuare ad accreditarsi come il genio “maudit” della televisione che sa incantare la sinistra provinciale. In diretta dall’atelier (!?!) di Dario Fo, circondato da suoi orribili quadri, il premio Nobel accusa tutti di ipocrisia e difende Celentano sostenendo che è simile al Candide di Voltaire. Affabulatore abile come al solito, mentre la povera Franca Rame, lottando con una troppo modesta dentiera per un’attrice famosa, non riesce a dire tsunami, e dice due volte tuzzonami. Insomma, penosetta esibizione di due icone della sinistra che fanno i complimenti a Santoro, che fa a sua volta i complimenti ai due sopravvissuti.
Tutti si complimentano, poi si duetta, come fanno Rizzo-Nervo e Santoro. Bernardini interrompe gli idillii dicendo una cosa troppo intelligente: se il problema è così grave, come è possibile ricorrere a dei vecchi santoni cui si deve rispetto, ma che non sono nemmeno in grado di dire qualcosa di alto e di significativo? Ma lo studio schierato con Di Pietro, Mineo (che dice non esistere il pensiero unico, essendone un perfetto esempio!) lo sbeffeggia e comunque gli viene tolta la parola facilmente visto che è in collegamento esterno.
Travaglio ha buon gioco nel tirare fuori le citazioni e le contraddizioni di quelli che hanno attaccato Famiglia Cristiana assai di più di quanto abbia fatto Celentano: ed erano tutti di destra o di centrodestra o della Lega. Però da quando Santoro non è più alla Rai, Travaglio ha raddoppiato la durata dei suoi interventi, che pur essendo sempre assai documentati, alla fine diventano sempre meno commestibili. Strappa solo in finale l’applauso quando ricorda che il codice etico della Rai non è mai stato tirato fuori per Minzolini quando ha detto bugie su Mills o ha spendacciato con la carta di credito aziendale.
In un’intervista Boncompagni propone di arrestare tutti quelli che hanno fatto Sanremo, comminando il 41 bis alla prima fila: proposta sulla quale anche Yoda ha fatto qualche pensierino. Vauro in chiusura fa sempre meno ridere, si conclude una puntata dove se la sono suonata e cantata sostanzialmente fra di loro.
Ma se questo è il nuovo che avanza…