Inizio poetico-drammatico di Servizio Pubblico: pochi secondi della canzone di Lucio Dalla “Cosa sarà”, per chiedersi cosa sarà degli alberi della Valle Susa che stanno per essere abbattuti per far passare il treno. Il grande cantante appena scomparso, strumentalizzato per lanciare la trasmissione su Tav e NoTav. Che c’è da stupirsi? Santoro è Santoro.
Così partono subito le immagini drammatiche di incendi e fumogeni, si ascoltano solo le voci dei No-Tav, le invettive del bancario-pensionato che arringa i manifestanti con la retorica aggressiva della vecchia Autonomia Operaia. Poliziotti ovviamente ripresi come torturatori e sopraffattori, armati di tutto punto, mentre trascinano a braccia gli occupanti della sede stradale che strillano come se sopportassero chissà quale tortura. La tesi di Santoro è che i No-Tav non possono essere considerarti guerriglieri, ma semplicemente dei resistenti alle azioni della polizia. Che per la verità, ha avuto semplicemente l’ordine di sgombrare l’autostrada occupata. Santoro cerca di provocare Bersani dicendo che alla fine la situazione è stata troppo drammatizzata per mettere in cattiva luce i dimostranti. Bersani non si fa infinocchiare, snocciola le cifre vere ben diverse da quelle diffuse dai No-Tav, afferma con molta semplicità che non possono essere tutti pazzi (e in tutta Europa) quelli che hanno deciso di fare la nuova ferrovia che corre in pianura sui vecchi binari. E poi, molto giustamente, sostiene che la Tav è un pretesto per i violenti che stanno riportando in Italia il clima delle Brigate Rosse. E che comunque stanno bloccando “pacificamente” una intera valle, un’autostrada, una regione…
Ruotolo è in diretta con Alberto Perino, il bancario pensionato diventato agitatore professionista, che accusa Bersani di dire balle, ostenta il braccio fasciato (e non gli par vero) causa i maltrattamenti dei poliziotti. Delira palesemente, mescolando la crisi con fatterelli che nessuno conosce. Poi Ruotolo intervista Marco, il ragazzo che ha provocato il poliziotto, finendo sulle tv di tutto il mondo. Aiutato da Ruotolo, sostiene che il suo modo di fare è un modo per farsi coraggio, per resistere ai poliziotti armati. E’ palese l’intento degli autori del programma di eliminare l’immagine negativa che si è accumulata sui No-Tav anche a causa delle provocazioni del giovanotto. Coraggiosamente Bersani prova a far breccia nelle persone ragionevoli sostenendo che 80 comuni su 100 sono a favore della Tav…e se si dà retta a una minoranza non ci sarà mai modo di fare un’opera sovracomunale. Il costituzionalista Michele Ainis ci riporta indietro al vecchio assemblearismo: riterrebbe utile indire unreferendum sul tema. Mah, a questo punto ci si domanda a cosa serve la democrazia, a cosa serve il parlamento, a cosa serve un governo, se poi per ogni decisione che non piace ad una parte (oltretutto piccola, dei cittadini) si dovesse ricorrere a un referendum. Viene voglia di spegnere la tv, o cambiare canale: lascia veramente basiti che un costituzionalista per pura ideologia faccia affermazioni così poco sensate.
Così Santoro e i suoi proseguono nel far ascoltare le ragioni dei No-Tav, mentre con la sua solita faccetta da schiaffi, Giulia Innocenzi non sta nella pelle nell’annunciare che i 260.000 che la seguono sui social network (tanto nessuno può controllare questi numeri…) stanno all’85% con i No-Tav.
Dopo la pubblicità si manda in onda la caduta di Luca, si ascoltano le drammatizzazioni dei dimostranti che non aspettavano altro che un incidente per poter urlare o piangere le loro ragioni. Uno sciagurato si butta sotto una benna, le ruspe abbattono alcuni alberelli e arbusti e la scena viene definita apocalittica. Musica di sottofondo sapientemente drammatica: la solitatelevisione costruita ad arte per sostenere una tesi del tutto ideologica. Santoro e Ruotolo si sgolano nel cercare di dimostrare che Luca è caduto dal traliccio perché “psicologicamente aggredito” da chi si arrampicava per avvicinarsi a lui. Il vostro Yoda continua a vedere il programma solo per l’impegno che si è preso con ilSussidiario, e si trova costretto a tifare per Bersani, portatore di un minimo sforzo di civile ragionevolezza in una trasmissione realmente troppo ideologica. Che mostra il lato peggiore di Santoro: cercare di contribuire ad agitare la piazza così da poter continuare a poter mostrare immagini di violenza.
D’altro canto, alcuni giorni fa, Aldo Grasso ha rilevato che i talk-show stavano perdendo ascolti a causa del grigiore importato dal governo Monti, assai meno interessante delle risse create settimanalmente dai pro-e-contro Berlusconi. Ecco perché a Santoro non pare vero che stia esplodendo la protesta No-Tav in tutta Italia.
Landini della Fiom riporta il discorso sui costi sociali dell’operazione, e a sorpresa Santoro fa ascoltare un pezzo dell’intervista di De Benedetti che sostiene più o meno tesi analoghe, o comunque esprime dei dubbi.
L’agit-prop Perino aggredisce Bersani, che sembra francamente accasciato di fronte all’inutilità del tanto reclamato dialogo. Ancora, assai giustamente prova a chiedere retoricamente: “va bene, fermiamoci a discutere, ragioniamo. Ma se poi si decide di riprendere, cosa fate, rioccupate le strade di mezza Italia?”.
Un po’ meno trionfantedi prima, Giulia Innocenzi annuncia che il popolo dei social network ora è diviso al 50% tra i pro e i contro la Tav.
Travaglio si incarica di raccontare come è nata. E snocciolando finalmente un po’ di cifre, sostiene che la Tav non è inutile, ma semplicemente dannosa. Ricorda che la Torino-Milano è costata 73 milioni a km, mentre in Francia se ne spendono 10 e in Spagna 9. E quindi chissà cosa costerà alla fine la Tav…Intanto, sotto gli sfottò di Travaglio (Calce e martello, Immacolata costruzione) Bersani si accascia sempre di più sulla sedia. L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: Travaglio non si rende conto che le sue inappuntabili e ironiche osservazioni durano troppo tempo, così la loro forza sferzante si diluisce nell’eccessiva lunghezza dell’intervento. Allude assai vagamente a una possibile collusione tra i-pro Tav e una coperativa rossa che gestisce uno degli appalti. Bersani si sente attaccato personalmente e per poco i due non vengono alle mani, minacciandosi a vicenda: gongola Santoro, ecco un bel momento di combattimento di galli.
L’economista Tinagli e Landini concordano sul fatto che in Italia il 10% detiene il 40% della ricchezza, sicchè secondo Landini ci vorrebbe la patrimoniale per ridistribuire il reddito, mentre la Tinagli osserva che tassando ulteriormente questo 40% si ammazzerebbe il ceto medio che è quello produttivo. Si ricomincia quindi il combattimento, con Bersani che raffredda l’atmosfera dicendo un po’ di cose ovvie e piuttosto scontate o addirittura incomprensibili, come “l’anticipazione di un ammortizzatore universale”…mah: che sarà? Interviene poi il filosofo Bonaga che straparla intelligentemente di tutto e quindi si capisce ben poco.
La compagna di Luca Abbà, grazie al solito Ruotolo molto efficace nel ruolo dell’intervistatore sdraiato già sperimentato con Celentano, fa esporre tesi lucidamente esposte che confondono comprensibili aspettative di un mondo migliore con la giustificazione della resistenza ad oltranza alle istituzioni. Arriva Vauro, solo i no-Tav ridono. Potranno anche avere ragione, ma una cosa è certa: non hanno il senso dell’umorismo.