Tira le orecchie a tutti, Santoro: al Presidente Napolitano, a Grillo, a Di Pietro. A Napolitano, perché se l’è presa con Grillo in quanto interprete dell’antipolitica. Ma quale politica, si domanda? Quella che si è svenduta per le camarille, il potere, il denaro? A Grillo, perché non sa accettare la minima osservazione, a Di Pietro perché se la prende con Grillo, forse per gelosia… Come non dargli ragione?
Assai meno ragionevole è prendere sul serio la candidatura sua e di Freccero a dirigere la Rai, che verrà lanciata domenica. Ma ve lo immaginate un Servizio Pubblico a base di film truculenti e scollacciati come quelli che manda abitualmente Rai4, diretta da Freccero? Più che altro una provocazione, ma intanto la butta lì. Dopo la pubblicità si parte con qualche spezzone di Marine Le Pen e di Grillo, tanto per dimostrare che nessuno ce l’ha con Grillo, pur facendogli qualche osservazione. Grillo e Marine dicono praticamente le stesse cose, sono entrambi euroscettici, entrambi accusano le banche e la Goldman Sachs di gestire i veri bastoni del comando, facendo solo gli interessi loro. Come non dargli ragione?
Poi si snocciola il rosario della tragedie oramai quotidiane. Famiglie di imprenditori che si sono uccisi per i debiti, ristoranti indebitati perché i clienti mangiano un piatto in tre, verdurai che vendono soprattutto patate perché costano sette centesimi, piccoli commercianti e artigiani cui la banca non presta più i soldi per sviluppare l’attività. Un tempo Santoro si cercava questi casi uno a uno per creare dramma e sensazione: ora non ha che da allungare le mani alla cieca per trovarne a bizzeffe.
L’economista di turno presente in studio, fa notare che alcuni giornali tedeschi cominciano a chiamare Monti “Pinocchio”, la Mussolini afferma che dopo aver detto no a Monti per motivi sinceramente ideologici, ora il suo no è dovuto al fatto che tutto quello che Santoro ha mostrato corrisponde perfettamente alla vita reale del Paese. Il vero carico da undici lo mette Rampini, che da New York fa notare che mentre il primo tempo della crisi era stato causato dalle banche americane, la seconda tornata della crisi è provocata dall’Europa per le sue politiche sbagliate, che molti, dal premio Nobel Krugman al New York Times, cominciano a denunciare.
Poi viene il momento di Grillo, ripreso durante un comizio: dice molte cose che si dicono sempre di più in ufficio, al bar, dal barbiere. E le dice con la sua invincibile vis comica, basata sul dimostrare che il re è nudo. La sua conclusione è inossidabile: se queste cose le dice il premio Nobel Krugman, sono opinioni rispettabili, se le dico io sono pazze idee di un buffone.
Fassina (Pd) e Mussolini (Pdl) battibeccano, ma alla fine dicono le stesse cose di Grillo. Il giovane economista Benetazzo, sostiene che basterebbe far ricomprare agli italiani il debito pubblico per non dipendere più dalla speculazione internazionale. Rampini ne dubita, e sostiene che invece bisognerà rinegoziare tutta la politica economica d’Europa, e che questo sarà possibile solo se i tedeschi saranno sicuri che qualsiasi cedimento sul rigore non finirà ad alimentare i soliti sprechi pubblici italiani.
Dalla torre interviene una esponente dei collettivi che hanno contestato la Fornero: sembra un automa sgrammaticato che srotola come preghiere tibetane una serie di slogan sentiti e risentiti e anche mal metabolizzati. La signora il cui padre si è suicidato, ricorda che Lusi si è intascato 12 milioni di euro: alle aziendine come la sua basterebbero 100.000 euro per rimettersi in carreggiata. E si domanda: quante piccole imprese si salverebbero con 12 milioni? Come non darle ragione?
Dopo la pubblicità, Travaglio ricorda tutte le authority che stanno scadendo, elencando i nomi dei boiardi che starebbero passando dall’una all’altra senza toccare terra. Poi elenca tutti i parenti dei politici che lavorano in Finmeccanica, insieme a tutte le tangenti di cui giorno per giorno veniamo messi al corrente dai giornali.
Poi si fa un giro per il nord-est, anche qui è un rosario di disgrazie, con banche che hanno messo in ginocchio fior di piccole imprese chiedendo immediati rientri. E poi lo Stato che paga tardissimo, obbligando gli imprenditori a indebitarsi con le banche a tassi di usura: un quadro semplicemente drammatico.
Irrompe la notizia del declassamento del debito pubblico della Spagna, e Rampini ricorda che nell’ultima riunione del Fmi si diceva che tutte le riserve accantonate per far fronte alle crisi non sarebbero bastate in caso di default della Spagna. E quindi adesso trema tutta l’Europa, perché si sa che dietro la Spagna viene subito l’Italia. Su una notizia così seria, Mussolini e Fassina non sanno fare di meglio che battibeccare come topolini dentro una ruota, rumorosi e inconcludenti.
Santoro chiede a Rampini di concludere, suggerendo qualche soluzione praticabile. Ma una delle soluzioni, già sperimentata negli Stati Uniti, fa sorridere per la sua impraticabilità in Italia. I banchieri potrebbero essere processati pubblicamente, dovendo sfilare davanti a dei giudici in diretta tv, come è successo in America: figuriamoci.
Così la trasmissione finisce, anzi no: ci sarebbe Vauro dopo la pubblicità. Ma il vostro Yoda non lo aspetterà: certo che nemmeno un mago potrebbe riuscire a far ridere a fronte di tante disgrazie, eviterà di perderci del tempo.