Roba da non credere: il vostro vecchio Yoda, che non è mai andato allo stadio nemmeno una volta e non si interessa di calcio, si è sistemato come il mitico Fantozzi davanti al plasma di 50 pollici, con il climatizzatore ben dosato per tenere fuori l’afa rovente, e un bel po’ di albicocche, pesche e ciliege di Vignola sepolte nel ghiaccio. Anche perché la partita aveva molti altri significati meta-sportivi: bastava dare una sbirciata a Facebook o a Twitter per scoprire che il 90% degli interventi riprendevano con gran gusto i pecorecci apprezzamenti fatti da Berlusconi sulla Merkel. Ritenendola in larga parte responsabile dei troppi sacrifici imposti al nostro Paese, la vendetta sui cattivi crucchi si è consumata con una variegata serie di insulti, sberleffi e molte urla. Le stesse che venivano cacciate a ogni occasione dai commentatori della Rai.
Da Aldo Grasso in giù, in molti hanno stigmatizzato il progressivo degrado dei commentatori sportivi. E con molta ragione. Perché riandando con la memoria ai più famosi telecronisti di un tempo, persino un inesperto di calcio come il vostro Yoda si rende conto che commentare una partita non significa sottolineare semplicemente ciò che già si vede, ma costruire una affabulazione ritmata con aggiunte di notizie, curiosità, rimandi, e – nel migliore dei casi – con l’invenzione di un vero e proprio linguaggio personale. I nostri ben pagati e molteplici giornalisti sportivi della Rai invece non si rivelano complessivamente più capaci del pubblico gracidante che si ritrova al bar: ecco, semmai l’unico merito che hanno è di riportarci tutti quanti in un’atmosfera di tipo popolare, così da poter permettere alle persone più controllate di sfogarsi con urla, gaglioffaggini e persino un po’ di parolacce.
Come se non bastasse, quando non se ne poteva più di banalità ripetute prima, durante, e dopo la partita, a un certo è comparso pure il pasciuto direttore di RaiSport ad autoelogiare in anticipo lui e i suoi colleghi per il grande sforzo che faranno nel seguire le prossime Olimpiadi. Ci ha detto quante saranno le ore di trasmissione, ma non ci ha detto quanti sono i giornalisti di RaiSport (una bella pletora!)… dimenticando inoltre che le Olimpiadi non ci sono certo tutti gli anni.
Insomma, la morale della favola, quando si tratta di Rai, è sempre la stessa: si giustifica il basso livello con la scusa del superlavoro… ma che faranno tra una olimpiade e l’altra, e tra una partita e l’altra… studieranno? Si eserciteranno? Si documenteranno? O frequenteranno il bar sport, per potere assimilare e poi restituirci così bene il periodare del popolo? Ah, questa sì che è democrazia! Forse questo è il loro concetto di “Servizio Pubblico”!