Si odiano e certamente si disprezzano, ma entrambi si dimostrano capaci di vendere l’anima al diavolo pur di acchiappare un po’ di audience. E così finalmente Santoro può far introdurre la serata con Berlusconi alla voce di Claudio Villa che, cantando Granada, allude all’arena: ma gli serve per sostenere, per contrasto, che a parer suo Servizio Pubblico non lo è affatto (ah, davvero!) e che anzi, è il luogo supremo della democrazia televisiva. Sic!
Mentre la sua linea d’attacco, formata da Wonder Woman-Costamagna, Superman-Travaglio e Peter Pan-Innocenzi arrota i denti e prepara l’artiglieria, si commuove recitando le parole della canzone “chisto è paese do sole…addò tutte e parole so’ parole d’ammore”.
Sarà, ma intanto con gran rullare di tamburi la corrida ha inizio, con un vecchio monologo di Berlusconi che prometteva meno tasse, e poi una sequela di piccoli imprenditori che si lamentano allo stesso modo di Berlusconi e di Monti, segnalando che il paese sta andando drammaticamente indietro per mancanza di lavoro. Tutti affermano di non voler più votare nessuno o di non sapere per chi votare.
Santoro cerca di ficcare la prima banderilla sulla schiena del toro Berlusconi: affiderebbe le sue aziende ad un manager che le ha gestite senza successo negli ultimi anni? Risposta ineffabile: “se si chiamasse Berlusconi sì”.
E subito si capisce che il toro-anguilla non si farà né infilzare a morte, né fiaccare dalle banderillas più appuntite: pronto a ribaltare qualunque frittata, a rilanciare le sue fantasmagorie sesquipedali come se fosse atterrato da poco da un altro pianeta, e non fosse stato al governo per tanti anni di fila.
A Peter Pan-Innocenzi spetta il compito di provare a ficcare un’altra banderilla, provando a citare Berlusconi quando diceva che la crisi era solo un fatto psicologico e i ristoranti erano pieni. Il tutto condito con tanto di spezzone di conferenza stampa in cui l’allora presidente del Consiglio ribadiva seraficamente questi rassicuranti concetti.
Ma la banderilla va subito a vuoto, il toro-Berlusconi scarta prontamente rispedendo al mittente quello che sembrava un proiettile senza scampo.
Quando disse quelle cose, sostiene serafico, la situazione era proprio così, la crisi è cominciata dopo, venendo dall’estero, e il suo governo non c’entrava nulla. Che dire? Santoro dice sommessamente che secondo lui non era per nulla così, ma non è il caso di discutere…Grande fair-play tra toro e toreri, o forse hanno in ballo qualcosa di più forte per il dopo.
Wonder Woman-Costamagna cerca di piantare la sua banderilla, armata di ritagli stampa da cui legge frasi di Berlusconi in favore del’Imu…ma sono banderillas spuntate, perché il toro-Berlusconi scarta di nuovo affermando semplicemente che il senso non era quello, e che comunque è stato obbligato ad abbozzare con Monti, approvando anche provvedimenti su cui non era d’accordo, altrimenti avrebbe fatto cadere il governo. Insomma, afferma continuamente che la responsabilità non è stata mai sua, anzi, non poteva esserlo, perché un Presidente del Consiglio in Italia di fatto non può fare nulla…Alla giusta obiezione di Wonder Woman-Costamagna sul perché allora insiste a voler tornare al governo, ancor più seraficamente sostiene che quando sarà di nuovo al governo cambierà la Costituzione.
Imbattibile. Ineffabile. Incredibile.
Dopo un attimo di sconcerto (l’improntitudine è davvero notevole), ci prova Santoro a chiedere come pensa di poter cambiare la Costituzione dato che probabilmente questa volta prenderà certamente meno voti di prima…Lui non ribatte, anzi, scherza (mica tanto) affermando che se tutti votassero per lui sarebbe tutto molto più facile. Poi ripiega, esortando gli elettori a non votare per i piccoli partiti, così che uno dei due più grandi possa prima di ogni altra cosa modificare la Costituzione. Poi il toro si trasforma in ragno, e avvolge con la sua appiccicosa tela il torero, infilando la sua nuova tiritera su quanto tempo ci vuole per fare approvare un decreto legge…e il timone della trasmissione torna interamente nelle sue…zampe.
Travaglio cerca di puntare le sue banderillas ricordando che non è vero che Berlusconi non ha mai pagato una donna, ma anzi elenca tutte quelle (testimoni nel processo Ruby) che sono tuttora sul suo libro paga.
Con la sua ragionieristica e meticolosa precisione, Travaglio sforna una marea di citazioni assai positive su Monti ad opera di Berlusconi, anche e soprattutto dopo che era stata introdotta l’Imu. Ma la gragnuola di citazioni non sembra scalfire minimamente la corazza del Cavaliere. Scartando, eludendo, ignorando le date e le obiezioni, il toro solleva polvere, polvere e polvere. Non ci sono contro-obiezioni, ma sempre e solo abilissimi scarti che cominciano a far sudare i banderilleros anche perché le loro stoccate non sembrano lasciare alcun segno.
Poi Santoro fa vedere il famoso filmato nel quale la Merkel attende impaziente che Berlusconi smetta di telefonare. Ma Berlusconi rivela che invece la Merkel era contentissima, perché lui stava convincendo il turco Erdogan a non mettersi di traverso sulla nomina del capo della Nato. Al vostro vecchio Yoda sembra impossibile che dei giornalisti esperti come quelli di Servizio Pubblico abbiano potuto immaginare di incastrare il più grande venditore porta-a-porta del mondo con delle banali citazioni di stampa. E invece…alle 22 e 50 tutti i banderilleros sembrano impiastricciati dalle ragnatele del toro-ragno.
Dopo la pubblicità, una bella e brava imprenditrice del nord-est spiega i drammi delle piccole e medie imprese che pagano oltre il 68% di tasse, si dice delusa da Berlusconi, ma poi propone la sua ricetta, suggerendo di “riappropriarsi della propria moneta”.
Segue un servizio su Mediaset, dal quale si evince che il Biscione sta proponendo a settantasette lavoratori e lavoratrici di trasferirsi da Roma a Milano, altrimenti verranno lasciati a casa.
Ma il tema viene lasciato cadere, si glissa su tutto, perché Santoro è ansioso di mostrare due minuti di Tremonti che insinua che la famosa lettera della Commissione Europea con i vincoli all’Italia è stata scritta in Italia allo scopo di far cadere lui al posto del governo. Berlusconi, un po’ terreo – per la verità – semplicemente dice che “non gli risulta”.
Tocca di nuovo a Travaglio, che elenca tutti i loschi figuri di cui Berlusconi si è circondato in politica. E poi tenta di fargli la morale (ah, ah, questa è davvero buona!), sostenendo che le cose più gravi di Berlusconi non sono quelle dette e fatte ma quelle non dette e non fatte. Il toro-ragno ha buon gioco, di fronte ad un troppo prevedibile Travaglio, a impapocchiare di nuovo tutto con la sua bava, sostenendo che i personaggi citati rientrano nella normale percentuale delle persone poco serie presenti in ogni ambito. Non c’è niente da fare: irredimibile e irriducibile, il toro-ragno riesce persino a conquistare la scrivania di Travaglio e a leggere una lettera preparata dai suoi collaboratori nella quale, con lo stesso stile del giornalista, elenca tutte le condanne per diffamazione subìte dal Travaglio medesimo. Finalmente scoppia la rissa, dopo che Santoro cerca di interrompere Berlusconi… solo perché si è comportato come Travaglio si comporta tutte le settimane! Comunque c’è poco da fare, il toro-ragno ha preso definitivamente il timone della trasmissione. Curioso che Santoro alla fine, sostenga che le cause per diffamazione facciano parte del “normale bagaglio professionale” di ogni giornalista. Pessima uscita, e comunque il dato peggiore è che Berlusconi è riuscito invece a fargli perdere le staffe, ridacchiando come Joker, e uscendo alla fine gongolante quasi pestando i piedi a Wonder Woman Costamagna e a Peter Pan-Innocenzi, letteralmente trasformate in due statue di sale, gelate dalle capacità del toro-ragno di schivare le banderillas. Dopo questa serata, chi dava Berlusconi per finito, dovrà ampiamente ricredersi. A fronte di una acrobatica e instancabile abilità nel saper girare qualunque frittata, non ci sono fredde ironìe o acute banderillas che tengano. Di questa serata c’è poco altro da dire, se non che Santoro & C pensavano di vincere facile, anche con un certo fair- play. Mentre non è stato affatto così.