Sulla mesta interpretazione di Benigni che canta Fratelli d’Italia Santoro inizia la puntata pre-natalizia di Servizio pubblico facendo una rapida disamina dei guai dell’Italia, delle situazioni che stanno incancrenendo, delle periferie abitate dai disperati pronti a diventare preda delle destre estreme e dei centri storici sicuri abitati invece dalla sinistra. Dopo questa stoccata, Santoro si dice fortemente preoccupato che la destra estrema, rappresentata dagli attivisti di Casa Pound, si saldi con la protesta dei Forconi e addirittura con la sinistra estrema. Così vediamo il solito riccioluto intervistatore rischiare con un notevole coraggio di prendersi qualche cazzotto insistendo nell’inseguire i manifestanti di Casa Pound che vanno a raggiungere proprio i Forconi in piazza del Popolo. Riesce persino a farsi dare qualche risposta, anche alquanto allarmante, perché in grado di rivelare una disperazione giovanile senza speranza.



In studio i giornalisti Stella e Rizzo, noti professionisti dell’anti-casta, visto il loro primo libro (La Casta), sono lì per promuovere il loro libro sui disastri del sud: in cambio, Santoro li sfrutta per alimentare il sacrosanto sdegno nei confronti dei dirigenti pubblici che in Sicilia continuano a percepire stipendi da favola e pensioni stra-favorite. Al ministro Delrio Santoro chiede come mai la legge di stabilità contenga emendamenti di cui vergognarsi (come quello che penalizza le regioni che non favoriscono il gioco d’azzardo…) e lui con aria dolente e imbarazzata ammette che il provvedimento uscito dal Consiglio dei Ministri era del tutto diverso, e che il parlamento lo ha stravolto: dice che verrà corretto, ma non dice come. Mah! Anche Sgarbi e lì per promuovere il suo libro (Il tesoro): evidentemente vista la vicinanza del Natale anche da Santoro è tempo di strenne. Con insolita pacatezza ritorna sulla sua battaglia contro l’inutile spreco delle pale eoliche e delle rotatorie che fioriscono in ogni città, per far capire che le tasse si pagherebbero volentieri se i soldi non venissero sprecati poi in queste opere non solo inutili ma addirittura dannose per l’ambiente. Segue un’inquietante intervista con un estremista mascherato che lucidamente dichiara il suo odio contro la polizia e contro il sistema. Pubblicità.



Un servizio mostra il flop della manifestazione dei Forconi, almeno in termini di partecipazione. Ma in collegamento da uno studio di una televisione locale il loro leader Calvani spiega che la scelta di distinguersi dai violenti e la paura che ci fossero gravi disordini ha tenuto lontana molta gente. Inoltre spiega che – alludendo ad altre manifestazioni di partiti organizzati – il popolo dei Forconi non ha soldi per i pullman, i viaggi e i pranzi pagati. Spiega che portano la bandiera italiana al collo perché si sentono popolo e non fazione politica, tanto che fra di loro ci sono operai e piccoli imprenditori, agricoltori e camionisti, tutti stremati dalla crisi e dalla mancanza di un progetto di rilancio del Paese. Sgarbi condivide la loro sfiducia nel governo, ma si domanda se abbiano un progetto alternativo o semplicemente protestino e basta.



Prendendo spunto dal libro di Stella e Rizzo, Giulia Innocenzi, novella Gabanelli, mostra in un rapido servizio tutte le opere pubbliche cominciate e mai finite tra la Sicilia e Roma, costate da centinaia di milioni a decine di miliardi, come la famosissima Salerno-Reggio Calabria. Pubblicità

Si continua con i servizi che mostrano le diverse correnti carsiche di gruppi e movimenti diversi che si compongono e ricompongono nel flusso della protesta generalizzata. Santoro chiede a Calvani, leader dei Forconi, quale sia il loro progetto politico: la risposta consiste in un’accusa generalizzata al parlamento che sarebbe un covo di mafiosi e delinquenti. Delrio afferma che se fosse davvero così non si dovrebbe porre tempo in mezzo e si dovrebbe andare ad assaltare davvero il Parlamento con i forconi. E poi osserva che in realtà non sono tutti mafiosi, suscitando l’ira di Sgarbi, che invece sostiene che essendo stati nominati e non eletti, sono mafiosi a tutti gli effetti.

Cambiando discorso, l’economista Dragoni sostiene che la ventilata riduzione delle province potrebbe addirittura provocare ulteriori costi, riportando dati di vari istituti davvero preoccupanti, che prevedono solo aumenti di spesa pubblica. Ricorda che anche il Censis mette in guardia contro il guazzabuglio che si creerebbe accorpando decine di comuni e creando le cosiddette città metropolitane. Delrio risponde con concetti troppo teorici: ricorda che spesso nelle province si duplicano funzioni esistenti nei comuni, ma rimane forte il timore che una troppo complicata razionalizzazione (non dimentichiamo che gli italiani corrispondo bene al famoso detto latino: tot capitae, tot sententiae) potrebbe creare alla fine creare più costi di quelli che c’erano prima. Santoro prova a chiedere ancora una volta a Calvani quale sarebbe il provvedimento che vorrebbe dal governo, ma lui invariabilmente risponde come Grillo: “Ma quale governo, devono solo andare tutti a casa”. Pubblicità.

Giunto il suo momento (udite, udite) Travaglio mette nel suo mirino Scalfari e probabilmente da molte case d’Italia si alza un mormorio di approvazione. Gli rimprovera di comportarsi con Napolitano in modo diametralmente opposto di come fece con Cossiga a suo tempo. Poi lo bacchetta per essersela presa con l’editorialista di Repubblica Barbara Spinelli, evidenziando una serie di contraddizioni non da poco. Sempre incisivo ma stasera troppo maestrino dalla penna rossa. Poi passa a mo’ di siparietto uno spezzone in cui si vede Vespa seduto tra Alfano e Renzi alla presentazione del suo ennesimo libro: ciò che colpisce è che Renzi non abbia resistito alla tentazione di partecipare a una simile sceneggiata, con malcelata soddisfazione di Vespa che si gonfiava come un batrace.

Segue l’ennesima noiosa discussione sulla riduzione dei parlamentari, troncata da Stella che ha ricordato che ne parlava già Andreotti trenta anni fa. Per aumentare lo sconforto si mostra un servizio sul dissesto in cui è caduta Pompei, che in alcuni casi si sta letteralmente sbriciolando. Come se non avesse visto nulla, assai flebilmente il ministro Delrio afferma serenamente che la cultura e il turismo sono il nuovo petrolio del Paese, beccandosi le giuste intemerate di Sgarbi che contesta la genericità di questa affermazione e il disinteresse dello Stato e del governo per le cose che funzionano. Si conclude con Santoro che invita a comprare i libri di Sgarbi e Stella e Rizzo: tempo di strenne, si diceva.

Strana trasmissione a corrente alternata, che più di ogni altra – pur con alcuni spunti interessanti – ha mostrato la corda dello schema Santoriano: mettere tanta carne al fuoco, per drammatizzare il più possibile senza mai approfondire nulla. L’unico messaggio che Santoro ha cercato di far passare è che le forze politiche hanno un’ultima occasione per evitare che i torrenti delle manifestazioni dei Forconi diventino un fiume in piena. Mah…viene il dubbio che non sia proprio quello che desidera, visto che poi non potrebbe più fare trasmissioni a base di disordini e urla di manifestanti. Ma il Natale è vicino, e forse anche a Santoro intenerisce il core.