Per la sessantatreesima volta si è ripetuto il rito canoro del Festival di Sanremo. Yoda è talmente vecchio che si ricorda il primo. Ne ha visti tanti, più o meno quasi tutti, ne ha seguito le trasformazioni, che negli ultimi anni consistevano nel cercare di giustificare una gara canora che ha perso da un pezzo la sua ragion d’essere. Così si sono susseguiti i più diversi tentativi di arricchire la manifestazione con elementi che ne garantissero l’audience. Quest’anno ci è ritoccato Fazio, che ha coinvolto Luciana Littizzetto non più come ospite ma come co-presentatrice. Ad altri Yoda lascia il compito della descrizione puntuale della serata finale, quello che gli preme è invece tratteggiare un bilancio complessivo di questa edizione, aggiungendo qualche considerazione sullo stato di salute della tv, della critica televisiva e del Servizio Pubblico in particolare. Giancarlino-sempre-in-piedi, vale a dire Giancarlo Leone, ora direttore di Rai Uno dopo aver da sempre ricoperto posizioni di grande responsabilità in Rai, esulta in questi giorni per i grandi ascolti del festival, non perdendo occasione per ricordare che ora la musica è cambiata, e con lui a RaiUno finalmente la “Qualitá” è approdata alla tv pubblica. Pensare che è stato a lungo direttore editoriale di tutta l’azienda fino a ieri, in passato si era pure inventato il Qualitel, che pochi ricordano, quindi é sempre stato tra i responsabili anche del trash che é passato e passa sugli schermi di mamma Rai. Ma tant’è, anche il neo DG Gubitosi si sta infiammando per la gran prova di servizio pubblico data dal Festival, sostenendo che la Rai deve “Educare, Informare, Intrattenere”, e in questa occasione lo sta facendo come non mai. E allora procediamo con ordine. Fazio e Littizzetto sono la moderna rivisitazione dei Fratelli de Rege. Cifra e stile diversi, ma il meccanismo del rapporto tra i due é lo stesso. I due hanno alle spalle un lungo affiatamento a Che tempo che fa, e hanno saputo mettere a frutto lo sperimentato format ibridandolo con la gara canora.
A parere di Yoda il risultato non è così straordinario, ma dato il contesto e la situazione data possiamo dire che i due ce l’hanno fatta. Il giudizio è indipendente dallo share sbandierato da Gubitosi e Leone, che si guardano bene dal dirci tutta la verità: a causa della crisi sempre piú grave, gli italiani se ne stanno tutti a casa, e se su tutte le altre reti in chiaro non c’é nulla da vedere o c’è l’ennesima replica di Colazione da Tiffany, è facile immaginare perché lo share si impenna. Se poi l’attesa dell’evento è accresciuta dai soliti trucchetti per raccattare pubblico, avallati dalla stampa al gran completo (con chi se la prenderà Crozza, i due gay si baceranno in diretta, e via di questo passo) si capisce che l’Auditel premia la curiosità e non la qualità. Certamente meritevole l’intento di proporre ogni tanto qualche momento “alto” come la giovanissima interprete di Chopin o il jazz di Bollani, le coreografie di Pina Bausch. Ma poi ci ha pensato proprio la Littizzetto a riabbassare il livello con un ricorrente turpiloquio da caserma. Per non parlare delle canzoni: con questa direzione artistica di lignaggio ci saremmo aspettati davvero qualcosa di meglio. Invece sono arrivati sul palco brani copie delle copie, cantanti copie delle copie, in molti con problemi di intonazione.
Quello che più ha colpito il vostro vecchio Yoda è stata la collettiva rinuncia della critica televisiva al proprio ruolo: tutti a osannare, incensare, lodare, persino la pacchianissima scenografia, questa volta finalmente fatta da una donna… Oramai siamo talmente rimbecilliti di fronte alle rivendicazioni di genere, che non si ha più il coraggio di scrivere che c’é una donna poco capace. Grande profusione di elogi per il modesto balletto in sintonìa con il flash mob delle donne danzanti in tutto il mondo, così come per il monologo contro la violenza sulle donne della Littizzetto. Si poteva non applaudire? Gubitosi e Leone gongolano per l’esempio di “tv sociale” , dimenticando che per tutto il resto del tempo Fazio e Littizzetto hanno continuato con lo stereotipo del presentatore che aspira ad un appuntamento segreto con la bella ospite di turno e con la celebrazione della “gnocca”.
Quanto al sociale che Fazio ritiene tale per eccellenza, Yoda vuol chiedere a Gubitosi se per lui educare significa diffondere a piene mani e ad ogni pie’ sospinto un pericoloso relativismo etico del tipo “ciascuno puó fare quello che gli pare, donna con donna, uomo con uomo, l’importante è amarsi”. Chi ha stabilito che il servizio pubblico debba essere impegnato nel promuovere il matrimonio gay? Un conto è la tolleranza per le scelte individuali, un conto é promuovere la cultura gay come esempio di massima modernità. Se la Rai è di tutti, perché Fazio e i suoi autori impongono a tutti la loro personale visione del mondo facendola passare pure per benemerita campagna sociale? E con ogni mezzo: avete fatto caso che i due migliori cantanti ospiti erano un gay e un transgender? Che vi potevate aspettare a questo punto dal premio della critica se non il premio al testo sull’amore tra uomini? Potevano essere da meno?
Chi ne ha viste tante come Yoda, pensa che stiamo scivolando in una dittatura culturale che solo qualcuno, ubriaco di dati Auditel, può scambiare per qualitá di educazione, informazione e intrattenimento… E visto che abbiamo parlato di dittatura culturale, che dire della cricca di autori che interpretano e probabilmente ispirano la nuova dittatura fazista? Se la fanno, se la dicono, invitano i loro amici e gli amici degli amici. In piú, come nel caso di Serra, che scrive su Repubblica, possono pure godere dell’appoggio di colleghi come Maltese, che scrive su Repubblica, che, notoriamente caustico con tutti, in questo caso è stato di miele. Ma guarda che caso… senza ritegno.
Quindi se la cantano e se la suonano, e se la recensiscono tra di loro. E se la giudicano anche. Avete visto la composizione della giuria di qualitá? Da Piovani alla Dandini a tutti gli altri, sono tutti membri della stessa parrocchietta, della stessa compagnia di giro dal pensiero unico e molto solidale… E non lo pensa solo Yoda: persino Chiambretti, che é uno di quel giro, con molta sinceritá dichiara al Corriere che “è stato un
festival di do-re-mi e …pd. Il che mi piace e non mi piace…” C’è veramente da rabbrividire. Come per la campagna elettorale, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una sinistra che vince per demerito della destra: se tutto quello che la destra é stata capace di fare è il Bagaglino, adesso ci meritiamo una generale e diffusa modestia sbandierata per superiorità antropologica. O peggio, un nuovo fazismo asfissiante sbandierato per educazione culturale di qualitá.