La campagna elettorale oramai assomiglia sempre di più alla commedia dell’arte: Berlusconi fa gridare in coro “Chi non salta comunista è”, mentre Grillo incita la folla “Al mio tre diciamolo tutti insieme: po-pu-li-sta”. Un modo per esorcizzare l’accusa che gli fanno gli avversari più “tradizionali”, come Monti e Bersani e lo stesso Berlusconi, che per la verità, quanto a populismo, non ha proprio niente da farsi insegnare da Grillo.



E oggi è sceso pesantemente in campo il populista per eccellenza, Celentano, con una canzone politica che interpreta alla perfezione il clima che sta attraversando le piazze e mandando in visibilio le folle. Ricorda un po’ il “Mondo in Mi7” e a un tempo le musiche da western di Morricone, rivisitate con un arrangiamento contemporaneo assai drammatico. A mo’ di tormentone ritorna l’invito a votare altrimenti tutto resterà come prima, con molte richiami alla filosofia verde-ambientalista-catastrofista del molleggiato. Ma c’è un richiamo molto preciso all’onda che sta avanzando: «Ci stanno rubando il mondo, però si dice in giro che fra i partiti c’è un’onda nuova che è partita dal niente, una valanga che sta avanzando come un ciclone per abbattere il marcio della nazione. Se non voti ritornano ancora». È ben più di un’allusione al Movimento 5 Stelle, e da qui alle elezioni (e probabilmente ancora di più dopo) costituirà l’inno della nuova onda.



In assenza di sondaggi, basta osservare che mentre i partiti consolidati riempiono di militanti qualche salone e qualche piazza, tutti i santi giorni invece, con sole, pioggia e neve, ad ascoltare il novello Messia Grillo accorrono in migliaia “e portano salami, formaggi, volontari, affetto che noi ricambiamo” urla commosso il comico genovese. Già: stiamo parlando di un comico, che sul palco in piazza Duomo a Milano ha potuto beneficiare di un altro famoso giullare, che è anche un Premio Nobel, Dario Fo. Anche lui, assai commosso, ha ricordato alla folla che sta combattendo una nuova resistenza, quella che la sua generazione non è riuscita a far davvero prevalere, mentre oggi c’è l’occasione per rovesciare sul serio il sistema di malaffare e di ipocrisie.



Sullo stesso palco Grillo è stato impagabile: “Arrendetevi, siete circondati. Ma saremo clementi, non vi picchieremo, anzi vi accarezzeremo, come si fa con i malati di mente”. Aiutato dalla cronaca quotidiana degli scandali sempre più grossi, dimostra con facilità e raffinata e penetrante tecnica comica che il re è nudo. Di fronte a questa verità macroscopicamente evidente passano del tutto in secondo piano le tesi economiche strampalate, le proposte “da manicomio” come sostiene Oscar Giannino.

La “gggente” – direbbe Funari – va a vederlo come si va a vedere un bello spettacolo comico gratis, trova uno sfogo alle proprie paure, ai propri drammi, al peso crescente della crisi, e torna a casa con la convinzione di aver trovato finalmente qualcuno che manderà a casa i responsabili di tutto questo sfascio. Ha ragione Celentano, l’onda è oramai inarrestabile, e non a caso, con molta preveggenza, Grillo ha chiamato Tsunami il suo tour. In effetti, dovunque arriva abbatte come fossero fuscelli le sottigliezze di Monti, le fantasie di Berlusconi, le certezze di Bersani.

Il vostro Yoda non si intende di sondaggi, né di politica, ma sa leggere un crescendo drammaturgico. Oltretutto in questo caso si avverte una assai sapiente regia di Casaleggio che ha saputo partire da lontano occupando i territori virtuali, per poi dilagare nelle piazze senza mai andare direttamente in tv, ma occupandola comunque e facendo notizia per la sua assenza nei dibattiti ufficiali. Si fa presto a dire antipolitica… questa è una vera e propria rivoluzione che avviene senza armi, e ce ne accorgeremo quando in Parlamento sarà approdata una folla di “grillini” intenti a distruggere l’ordine costituito e a disturbare il manovratore… E come durante ogni rivoluzione ci troveremo tutti in mezzo a gravissimi problemi e Yoda è pronto a scommettere che tutte queste folle osannanti, una volta che lo spettacolo comico sarà finito e l’economia dovesse crollare come in Grecia, si rivolteranno ben presto contro il novello pifferaio di Hamelin.

“Quisque faber fortunae suae” diceva il motto latino “Ciascuno è artefice del proprio destino”. Come ha fatto notare Bisio (toh, un altro comico) a Sanremo, “siete voi che ve li siete votati, adesso vedete di votare bene” passando l’ideale testimone a Celentano. È molto probabile che il prezioso malloppo di indecisi venga risucchiato in questo vortice catartico, in questo “cupio dissolvi” sapientemente trasformato in spettacolo.

Ancora una volta ritorna giustissima, come un monito indimenticabile, l’aforisma di Flaiano, che Yoda ripeterà sino alla noia, perché non c’è nulla che spieghi meglio l’attuale momento: “La situazione è disperata ma non seria”. Infatti è tutta una roba da comici.