Davvero curiosa la pubblicazione, sul Blog di Beppe Grillo, della prefazione tratta da “La democrazia del Grande Fratello”, di Noam Chomsky. Chomsky? Ma chi è costui? Le persone comuni non possono saperlo, e tantomeno i comici come Grillo. Quindi è certamente tutta farina del sacco di GianRoberto Casaleggio. Anche perché chiunque si occupi o si sia occupato a livello professionale di comunicazione, non può non essersi imbattuto almeno una volta in qualche suo saggio. Linguista, filosofo e teorico della comunicazione, professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology, Chomsky si è interessato con approccio interdisciplinare anche alla psicologia, alle teorie evoluzionistiche, alla neurologia e alla scienza dell’informazione.



A partire dagli anni Sessanta, grazie alla sua forte presa di posizione contro la guerra del Vietnam e al suo notevole impegno politico e sociale, si è affermato anche come intellettuale anarchico, socialista e libertario. Figuriamoci quindi se non era perfetto per essere usato, a piccole dosi – si intende – e anche per essere introdotto nel lessico neo-rivoluzionario che Casaleggio sta costruendo per Grillo e compagni. A piccole dosi, dicevamo, perché Yoda vorrebbe vedere davvero gli attivisti a 5 stelle (quelli che sostengono che l’Aids non esiste, che le vaccinazioni rendono gay, che il governo americano sta impiantando microchip sotto la pelle dei cittadini) alle prese con la grammatica generativo-transformazionale, considerata il più rilevante contributo di Noam Chomsky alla linguistica teorica del XX secolo.



E infatti sul blog compaiono queste poche righe, come a dire…vedete che Chomsky dice quello che diciamo noi? E cosa dice Chomsky della democrazia, secondo il suo prefatore? “La macchina da indottrinamento al servizio di potentissimi, e occulti, poteri finanziari è per Noam Chomsky il vero Grande Fratello della società americana e occidentale. Un sistema di propaganda perfetto che si regge su due pilastri. Il primo sforna fiction, soap, reality show e sport per distrarre gli interessi della gente dai problemi reali e dispensare l’impressione di vivere nel “migliore dei mondi possibili”. Il secondo indirizza le opinioni dei lettori e spettatori, formando convenientemente le nuove classi dirigenti. il risultato è quello di assopire le coscienze e impedire una reale partecipazione. Per rendere la democrazia una luccicante scatola vuota”.



Posizione nemmeno tanto originale, e con non pochi aspetti di verità: sembra proprio di vedere scopertamente il meccanismo che, incantandosi, ha portato il mondo a una crisi epocale. Ma se cerchiamo di non fermarci alla superficie delle cose, a Yoda interessa cercare di capire che rapporto ci può essere tra Grillo e Chomsky. Il linguista americano ha affermato di essere riuscito, grazie a un minuzioso lavoro di interpretazione di un’immensa mole di ogni tipo di documenti, a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché a evidenziare la piattezza conformistica dei media.

Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento, è costituito dalla “fissazione delle priorità”: esisterebbe un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i media minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità sono grandi società commerciali a redditività molto alta, e nella grande maggioranza sono collegate a gruppi economici ancora più grandi. L’obiettivo è quello che Chomsky definisce come la “fabbrica del consenso”, ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell’opinione pubblica.

Quali sono quindi i punti di contatto tra Grillo e Chomsky? Se alle “grandi società commerciali” e ai “grandi gruppi economici”, proviamo a sostituire “Il movimento 5 Stelle” scopriamo che cambia la definizione dei fattori ma il risultato non cambia. Infatti, è oramai chiaro che tutta la tecnica di comunicazione messa in campo da Casaleggio per Grillo è tutt’altro che democratica, oltre che a essere volutamente obsoleta. Tutti gli esperti sono d’accordo nel riconoscere che i due stanno usando la rete in maniera televisiva, vale a dire in forma di broadcast (comunicazione da uno a tutti) fingendo che esista interattività e democrazia diffusa: la prova lampante sono le centinaia di post scomodi cancellati dal blog, la denuncia dei troll (o meglio, di chiunque non la pensi come il gran capo), la pretesa di mandare in streaming le riunioni politiche che non siano quello loro strettamente riservate…e molto altro ancora. Ma se approfondiamo anche solo di poco il pensiero di Chomsky, ci rendiamo conto di come le sue critiche si attanaglino perfettamente al caso Grillo. Basta prendere alcune delle strategie che il professore emerito del MIT ritiene messe in campo tramite i mass media per manipolare le menti. E’ sufficiente scorrere alcuni titoli:

La strategia della distrazione.

Creare problemi e poi offrire le soluzioni.

Rivolgersi al pubblico come ai bambini.

Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.

Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.

Guarda guarda: è proprio quello che Grillo e Casaleggio hanno fatto e stanno facendo dopo aver trovato un varco nella rabbia della gente per la crisi e nel forte sentimento anti-casta. Sfruttare l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo – incluso quello fortemente satirico – permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.

Tutto questo non ha nulla a che vedere con la democrazia che secondo Churchill era “la forma di governo più imperfetta…fatta eccezione per tutte le altre”. Ha semmai molto a che fare con la più che preoccupante nascita di un fenomeno che presenta evidenti radici di fascismo e populismo. E parecchi di quelli che lo hanno sostenuto, votandolo per dare un segnale di discontinuità, se ne stanno già rendendo conto. Naturalmente sono quelli in grado di capire qualcosa di Noam Chomsky. Gli altri, ahimè, si accontenteranno di quattro righe stralciate da una prefazione: non a caso il fascismo e il populismo fanno sempre presa sull’ignoranza.