Mai si sarebbe immaginato, Michele Santoro, che alla ripresa del suo Servizio pubblico, mentre tutti i talk show patiscono più o meno significativi cali di audience, a lui sarebbe toccata la fortuna televisiva di ripartire in concomitanza con la vergognosa sceneggiata delle dimissioni nelle mani di Berlusconi inscenata dai ministri del Pdl. La situazione è gravissima, Letta fa notare la figuraccia e l’umiliazione fatta fare all’Italia mentre lui stava rassicurando il mondo sulla stabilità politica del Paese. Così Santoro ha buon gioco nell’impostare, per cominciare, un confronto all’americana con un pittoresco personaggio che risponde al nome di Sergio De Gregorio e il direttore Maurizio Belpietro, ospite fisso di tutti i talk show dove si urla e che qui, forse a corto di argomenti sostanziosi, inaugura il più largo dei suoi sorrisi stampati nel bronzo.
L’ex senatore De Gregorio spiega perché ha deciso di vuotare il sacco su tutti i lavori più o meno puliti fatti a vario titolo per conto di Berlusconi, mentre Belpietro prova a fare un po’ di fumo cercando di spostare il discorso sull’immoralità del senatore: sicché Marco Travaglio può infilare subito in porta un facile gol osservando quanto è strano che molti dubbi personaggi, “finché stanno con Berlusconi sono dei santi, quando vanno altrove diventano dei mascalzoni”. Applausi. E pubblicità.
Travaglio ricostruisce la storia di Berlusconi, racconta episodi di finanzieri corrotti poi diventati suoi avvocati o suoi dipendenti, e altre piacevolezze del genere. Tutti avvenimenti acclarati nei vari processi. L’intento è evidente: smontare le continue dichiarazioni di innocenza di Berlusconi. Poi Santoro si cimenta nel gioco che gli piace di più: ricostruire sotto gli occhi degli spettatori, sulla base di atti documentali, il sistema di accumulazione di fondi neri grazie alla compravendita dei diritti cinematografici. È come un giallo in diretta, che mescola recitazione di attori e spezzoni di interviste a personaggi veri come tale Pugnetti, un tempo dirigente di Mediaset che si occupava di diritti, poi passato in Rai a fare lo stesso lavoro sotto un dirigente di RaiCinema di nome Macchitella (il quale fu pizzicato con tangenti provenienti da diritti cinematografici scoperte su un conto di nome “Batigol”).
In trasmissione non lo si racconta, ma è noto che il Macchitella accettò rapidissimamente di patteggiare e sparì. Così come sono sparite altrettanto rapidamente (dopo essere apparse su L’Espresso) le notizie di indagini della magistratura su un possibile analogo sistema di storno di fondi tramite la compravendita dei diritti a opera di qualcuno di RaiCinema. L’intervistatrice chiede a bruciapelo al Pugnetti se gli risulti essere esistito qualcosa del genere in Rai, ma lui, pur essendo stato alle dipendenze proprio di Macchitella, nega con immediata e rimarcata assertività.
Passato questo momento oggettivamente assai caldo, si prosegue cercando di ricostruire i percorsi delle tangenti, le attività di lobby di De Gregorio a favore di Berlusconi, contestato a ogni piè sospinto da Belpietro, ritornato nella sua abituale forma di abile contestatore delle tesi altrui. Ma le ricostruzioni sono piene di dettagli noiosi e poco comprensibili ai più. L’attenzione risale quando due testimoni mascherati cercano di spiegare il meccanismo di costruzione dei fondi neri. Poi si ritorna all’ottima recitazione di un attore che impersona il famoso avvocato Mills e di un altro che impersona il presidente della Paramount.
Appare sempre più chiaro il meccanismo che era stato creato per sovrapagare i diritti, ma è altrettanto chiaro che nonostante si voglia far apparire quello che si vede come un processo in diretta, in realtà si tratta di un’interessante ma assai arbitraria mescolanza di momenti di atti processuali, dichiarazioni, interviste, ricostruzioni, documenti riservati improvvisamente esibiti. Certo, tra la verità di Berlusconi come appare nel videoclip della sua dichiarazione di innocenza e questa ricostruzione dai toni altamente teatrali, quest’ultima risulta assai più convincente. Anche perché basata su una sentenza definitiva…
Implacabile e tranchant, Travaglio ricorda l’intreccio tra prescrizioni, annullamenti e leggi ad personam. Con aria più paciosa, ma in modo altrettanto determinato, De Gregorio racconta altri particolari imbarazzanti su Berlusconi e Lavitola, mentre Santoro addirittura si diverte a fare battute salaci, assai più divertenti delle vignette sempre più spente di Vauro.
Trasmissione assai tradizionale nell’impostazione, certamente il migliore talk show del momento anche grazie all’irrompere della sempre più drammatica attualità politica.