Sulla colonna sonora di una beffarda riedizione di “Tu vo fa’ l’americano” Santoro estrae subito la pistola per sparare il colpo d’inizio della serata, dedicato alla faccenda della De Girolamo. Che lui ritiene perfetta per fare l’attrice nel prossimo film di Sorrentino. Pubblicità. Il riccioluto Bertazzoni se ne va in giro a raccogliere testimonianze sulla commistione di affari, appalti e politica, che mescolati a spezzoni di intercettazioni, danno chiaramente il quadro del solito sistema malato nel quale i politici nominano i dirigenti di aziende pubbliche che gestiranno appalti in grado di favorire il voto di scambio. Tocca alla sempre bella e telegenica Moretti del Pd giustificare il fatto che Renzi dialoghi con Berlusconi, condannato in via definitiva: è pur sempre il leader della seconda forza politica del Paese.
Santoro getta subito nell’Arena il gladiatore Salvini, segretario della Lega, che glissa sull’argomento del giorno, ritenendo la De Girolamo responsabile di molti errori in quanto ministro dell’Agricoltura. Appare nello schermo in alto, con la sua aria ascetica, l’ospite fisso Cacciari, il cui vaticinio è molto chiaro: i singoli corrotti non potrebbero esistere se non ci fosse un sistema corrotto che permetta loro di fare i loro malaffari. Anche a lui non scandalizza il fatto che il condannato Berlusconi sia ancora al centro della scena politica, visto che è il leader di un partito importante. Persino Travaglio ammette che oramai non si può fare diversamente, ma giusto perché siamo in Italia…
Il santone Cacciari dice altre parole di verità, come recitava l’antica gag: si ha fretta di discutere della legge elettorale, ma senza parlare della prospettiva in cui inserirla, vale a dire senza parlare di che tipo di Repubblica, di che tipo di Parlamento, di che tipo di Capo dello Stato, insomma di quale tipo di sistema politico si intente prefigurare. Parole sante. Quindi, pubblicità.
Si riprende con Mastella e con un dirigente mastelliano che finisce con l’ammettere che il sistema lo alimentavano anche loro, ma non in questa forma trucida. Per elevare il tono della trasmissione, Santoro dà la parola a Fiorito, il corpulento consigliere regionale del Lazio accusato di peculati di ogni genere, in quanto esperto di “sistema”. Prima di entrare nel tema, sostiene che di 90 capi di imputazione ne sono rimasti solo 2, e quelli rimasti sono pure dubbi. Santoro non si dice convinto, ma lo vuole interpellare come uno che conosce bene il sistema della malapolitica. Poi passa la parola a Salvini, che gioca a fare il duro e puro, parlando della nobiltà della politica. Dimenticando il video che impazza sulla rete, nel quale il suo collega socialista della commissione del Parlamento europeo nella quale stanno assieme lo accusa di essere un fannullone e di non aver mai partecipato nemmeno a una sola riunione in tanti mesi. Ma Santoro non ne parla, attende il momento in cui gli rinfaccerà le mutande verdi di Cota. La bella onorevole Moretti sgrana i suoi occhi azzurri ricordando che la politica può anche essere passione e frettoloso panino pagato di tasca propria…e la sala rumoreggia non credendole. Peccato. Pubblicità.
Quando tocca a Travaglio, il nostro morale già fiaccato dalle riprove dell’esistenza del “sistema” viene completamente messo a terra dal racconto delle iniziative della Cancellieri che, sotto Natale, ha messo fuori, secondo lui, un mare di mafiosi e delinquenti. Finito il pistolotto di Travaglio, appare Giulia Innocenzi che cerca di ricostruire il caso della lista Pensionati per Cota. Ma Santoro è impaziente di dare la parola a Salvini, che, come era prevedibile, invece glissa sul Piemonte e comincia a parlare di carceri e di Kyenge, alla quale dice di preferire Naomi Campbell: per dire che non è una questione di pelle. Lui vuole sentirsi libero di criticarla non per il colore della sua pelle, ma per la modestia del suo operato. Cacciari spiega assai semplicemente che la Lega sta dando fondo a tutto il suo armamentario xenofobo per recuperare un po’ dei consensi che sta perdendo ovunque.
Dalla torre degli indignati, una energica sindachessa (Orta Nova, vicino a Foggia), racconta la sua fatica nell’opporsi alle richieste di favori di ogni tipo avanzate dai consiglieri comunali, e annuncia che nonostante il sistema continui a essere quello continuerà a combattere per il bene comune. Applauso. Si ridà la parola a Fiorito, che però ignora di essere stato convocato come esperto del “sistema” e prosegue imperterrito nella sua autodifesa. Insomma, stasera un sacco di occasioni mancate, e la trasmissione, che sembrava promettere bene, prosegue per piccoli sussulti. E per movimentare un po’, Santoro annuncia che dopo la pubblicità interverrà in diretta Sabina Guzzanti.
Quando tocca a lei, Sabina non ci fa una delle sue inimitabili gag, ma prova a spiegare che con le sue modalità di intervento straordinario che non prevedevano più gare ma assegnazioni dirette, la Protezione civile ha sospeso di fatto la democrazia dando la stura a tutta la corruzione possibile. Guzzanti prova a dire che il sindaco dell’Aquila, Cialente, ha precise responsabilità politiche, ma Santoro la zittisce e dà spazio a un’intervista di Ruotolo proprio a Cialente, che con grande disinvoltura cerca di tirarsi fuori, come se lui non fosse stato a gestire il Comune dell’Aquila dal giorno del terremoto. Mah!
Quando tocca a lui, Dragoni sbugiarda i provvedimenti del Governo che abolirebbero il finanziamento pubblico dei partiti, dimostrando che tra due anni continueranno a prendere gli stessi 91 milioni di adesso. In studio non si applaude nemmeno, tanto è lo scoramento che serpeggia tra il pubblico. La Moretti la butta sulla mozione degli ideali, invitando i giovani che hanno le mani pulite e fare politica tenendole in alto e non in tasca. Fiorito le bagna le polveri sostenendo di poter dimostrare che al posto della Polverini Zingaretti non ha cambiato nulla, e i consiglieri regionali percepiscono gli stessi emolumenti di prima, e allo stesso modo. Si conclude con la Guzzanti, che cerca di invitare a lasciar perdere i falsi problemi (un segretario del Pd più loquace e rampante di Bersani, i singoli casi di corruzione) e a cercare di ricostruire il tessuto democratico del Paese. Più facile a dirsi che a farsi.
Così, mentre Santoro annuncia Vauro, il vostro vecchio Yoda spegne rapidamente il televisore scuotendo la testa, convinto di aver sprecato una serata, piena di buoni spunti continuamente interrotti e buttati via inseguendo lo schema oramai usurato di mettere troppa carne al fuoco.