“Caro Renzi, sei stato spinto a Palazzo Chigi dal Corriere della Sera, che ci aveva spinto prima Monti e poi Letta, e quindi fossi in te mi toccherei…”. Così dice Santoro al sindaco di Firenze spinto dal suo partito al posto di Letta, e lo dice con aria maliziosa sulle note di “Stasera mi butto”. “Speriamo che tu ce la faccia, continua, ma guarda che hai un solo colpo in canna. E poi ricordati che ancora un volta abbiamo un governo non votato dal popolo, che se fossero vere alcune insinuazioni sul golpe di Napolitano saremmo pure in presenza di una situazione illegittima. E adesso addirittura dici che il tuo governo vorrà arrivare al 2018, rimandando ancora in là il diritto degli italiani di esprimersi…”.
Maliziosamente la trasmissione comincia proprio con Letta che in una conferenza stampa dice che le dimissioni non si danno per giochi di palazzo e chi lo vuole mandare a casa deve dire non solo perché, ma anche cosa vuol fare di diverso. Giulia Innocenzi porta in giro i suoi lunghissimi capelli cercando di intervistare Fassina silenzioso perché in calo di zuccheri (deve ancora fare colazione) e la Mussolini che canta che del golpe s’è sempre saputo. Il riccioluto Bertazzoni sfotte un manipolo di forzitalioti che ha sfidato il diluvio per tenere un oggettivamente assai misero presidio contro il golpe sotto le finestre di Palazzo Grazioli. Si chiude il tormentone dei soliti intervistati con Renzi che termina la sua arringa alla direzione del Pd ringraziando il prezioso lavoro di Letta, ma annunciando che ci vuole uno scatto per uscire dalla palude. La bellissima parlamentare veneta Moretti, da un po’ onnipresente nei talk-show per la sua avvenente intelligenza, spiega che Letta esprimeva un governo di necessità, mentre ora c’è bisogno di un governo di svolta. E questo si può fare solo con l’energia che a Renzi sprizza da tutti i pori.
C’è in studio Friedman, che ha spopolato negli ultimi giorni con il suo libro sul presunto eccessivo ruolo interventista di Napolitano nel contattare fin dal 2011 Monti prospettandogli l’ipotesi di Palazzo Chigi. Con il suo curioso accento simile a quello di Ollio ripete il ritornello che ci propina da giorni anche per far crescere le vendite del suo libro. Fa qualche marcia indietro concludendo: Napolitano non ha fatto nessun golpe, è stato prudente e previdente, ma credendo che il governo Letta fosse la soluzione di tutti i mali ha fallito. Il costituzionalista Michele Ainis nota che ancora una volta la attuale crisi si gioca fuori dal parlamento, e il governo nuovo verrà fuori dalle decisioni delle segreterie invece che da un voto popolare. Mentre le riforme vere le sta facendo di fatto la Corte Costituzionale con le sue sentenze.
Tocca a Travaglio che decide di continuare con la sua gag dello studente inglese che scrive alla sua fidanzata, raccontando tutte le cose pazze che sono successe in Italia negli ultimi anni. Naturalmente ce n’è per tutti, da Napolitano a Monti, a Berlusconi, a Letta, al Pd a Forza Italia, tutti coinvolti in una berlina che fa ridere tutti, conclude, tranne che gli italiani. Interviene pure Ferrara a sostenere che qualsiasi cosa succeda, alla fine, Berlusconi resterà sempre centrale: e un palese brivido corre per lo studio, anche perché la tesi di Ferrara ha non pochi fondamenti.
Riccardo Fraccaro dei 5 Stelle sostiene che Renzi è la dimostrazione che la partitocrazia vuole cambiare solo maschera. Con una retorica semplice ed efficace, dice che Renzi va al posto di Letta, ma poi in parlamento ci stanno ancora e sempre quelli che nell’ultimo anno hanno votato qualsiasi schifezza per perpetuare i propri privilegi e aumentato tasse, benzina, disoccupazione. E quindi Renzi rottamatore dovrà governare con i rottamati. Friedman è più ottimista: lui e il direttore delFinancial Times sostengono che certamente il percorso di Renzi non sarà facile. Ma data la situazione del Paese se oggi salta fuori uno che sa parlare chiaro, dimostra di comprendere i bisogni del popolo, e comincia a cambiare una serie di strutture incrostate, ce la può fare, proprio nell’interesse del Paese. Seduto in alto, sulla torre di tubi innocenti si intravvede Di Pietro in maniche di camicia. Santoro annuncia che dopo la pubblicità, si toglierà un po’ di sassolini dalla scarpa.Pubblicità.
Di Pietro ricorda che lui fu l’unico a strillare contro le larghe intese, e per questo fu messo ai margini, e ahimè nessuno se lo ricorda. Inoltre, ricorda che Berlusconi – come dimostra il processo in corso – non fu sfiduciato grazie a un atto dei peggiori per una democrazia: la compravendita di senatori, come confessato ai giudici dal senatore De Gregorio. Di Pietro ripete la tesi di Fraccaro: cambiare Letta con Renzi non serve a nulla, perché non serve solo l’energia, ma servono i voti…che in parlamento sono espressi sempre dagli stessi. Quelli che hanno vanificato il risultato di mani pulite. Che a suo tempo cercava di arrestare i politici che rubavano, mentre dopo i politici hanno legiferato per derubricare i reati e rendere impossibile la ricerca delle prove.
Sia Ainis che Minzolini, tornato a Servizio Pubblico più come giornalista che come politico, convengono che la Corte Costituzionale, avendo bocciato la legge elettorale, di fatto è come se avesse detto che l’attuale parlamento, eletto con quella legge, non è proprio così sicuramente legittimato: motivo per cui occorrerebbe cambiare solo la legge elettorale e poi andare a votare prima possibile.
Molto interessante l’improvvisa petizione di Santoro: “Da ora in poi non si può più venire a parlare in studio della gente che soffre, perché già soffre del suo, e soffre ancora di più a sentire parlare della gente che soffre. D’ora in avanti ospiterò solo chi verrà a dire cosa intende fare per la gente che soffre”. Lo prendiamo in parola: e vediamo se continuerà con i soliti e frequenti drammatici servizi sui cassintegrati e sui senza lavoro.
L’economista Caproni interviene raccontando un’altra verità rispetto al famoso golpe: poco prima di Monti, Mediaset stava perdendo il 35%, così Confalonieri e Doris lo convinsero al passo indietro, e con successo, perché l’anno dopo le azioni riacquistarono il 17%, e dopo un anno di governo Letta, addirittura il 60%. Giusto quello che Di Pietro ha chiamato “Chiagni e fotti”. Il senatore De Gregorio, intervistato, conferma l’insistenza della famiglia Berlusconi sul passo indietro, e afferma che i senatori comprati sono assai di più di quelli di cui si parla, basta andare a vedere quante prebende sono state date. In un altro spezzone di intervista a Ferrara, quest’ultimo ribadisce che non c’è stato nessun colpo di Stato e così assai maliziosamente Santoro suggerisce alla Santanchè di riguardarsi l’intervista al rallentatore. Secondo il 5 stelle Fraccaro, l’errore di Napolitano, di fronte al rischio del crollo economico, è stato quello di trasformarsi da arbitro in allenatore o addirittura giocatore, invece di sforzarsi di individuare un uomo capace di far cambiare passo al Paese.
Tornando sul tema delle interviste di Friedman, il costituzionalista Ainis non trova così scandaloso che il Presidente della Repubblica abbia voluto sondare o prevedere possibili candidati per sostituire un presidente del Consiglio che era pericolante per molti (famiglia inclusa di Berlusconi!). Inoltre ricorda che dal punto di vista della tecnica parlamentare non c’è stata alcuna scorrettezza. Berlusconi si è dimesso sua sponte, Napolitano ha fatto le consultazioni dovute, Monti è andato in parlamento dove ha raccolto la fiducia. Di fronte a questa semplice e lucida ricostruzione, tutte le sciocchezze dette sul golpe assai tardivamente sono “fumo, solo fumo”, come ha detto giustamente il Presidente della Repubblica scrivendo al Corriere.
Su Napolitano Santoro fa riflettere in fine trasmissione Ainis, il quale pacatamente spiega che tra i costituzionalisti si è sempre parlato del ruolo del Presidente della Repubblica anche in funzione al contesto: se il resto delle istituzioni si mostra debole e indeciso, è evidente che il Presidente assuma un ruolo di guida e non solo di garante. Lo ha fatto anche Ciampi, e non c’è da scandalizzarsi. Secondo lui, ancorché con gli stessi ministri di Letta (che Santoro giudica una palla al piede) Renzi può far riprendere alla Presidenza del Consiglio quell’autonomia che Letta le ha fatto perdere anche visivamente, andando per ogni decisione importante a consultarsi con il Presidente.
Un’altra puntata interessante, oramai è la seconda volta che Santoro abbandona il format dei gladiatori (Minzolini era quasi solo la controfigura di se stesso) per privilegiare una trasmissione con discussioni interessanti, gestendo i confronti senza le untuosità di Vespa e la ripetitività di Floris, sfoderando anche capacità ironiche non da poco. Aiutato inoltre dalla notizia delle dimissioni di Letta a opera di Renzi due ore prima: quando si nasce con la camicia!