“Prima venne Berlusconi che ci libererà, poi Prodi che in Europa ci riporterà, poi Monti che ci risanerà, poi Renzi che il miracol farà…”. Sulla colonna sonora di “Domani è un altro giorno” di Ornella Vanoni, Santoro ci fa il pistolotto del profeta deluso che ha sperato inutilmente in un’Italia migliore e ora più che un rinnovamento vede un gran correre alla cieca con soluzioni economiche che fanno rivoltare nella tomba Einaudi.
Servizio d’apertura con la costruzione di un facile contrasto tra Renzi che gira sorseggiando vini a Vinitaly e le duecento operaie in procinto di restare senza lavoro. Si raccolgono commenti positivi e negativi su Renzi, si mescolano alla rinfusa l’ottimismo di chi vende spumante con successo crescente senza paura della crisi e il pessimismo di chi riesce a vendere sempre meno. L’insalata russa è sempre di più il marchio di fabbrica di una trasmissione che ha come principale obiettivo quello di fare un po’ di sensazione e di agitare un po’ le acque. E gli ingredienti sono sempre quelli: prima a parlare infatti è la solita Santanchè, che ci sciorina il suo solito repertorio, più prevedibile di un rotolo di preghiere tibetane. Non nasconde la sua soddisfazione per la decisione del tribunale di Milano di affidare il suo leader ai servizi sociali, consentendogli così una certa libertà d’azione, quella agibilità politica che farà la differenza in termini elettorali.
Più originale e schietto Feltri: “Tutto dipende da quando si potrà capire se quello di Renzi è un bluff o meno. Fino a quando potrà continuare a sparare fantasticherie rimanendo credibile, visto che sono sempre di più quelli che gli credono?”. Francesco Merlo non vorrebbe più parlare di Berlusconi, ma non può fare a meno di ricordare che vent’anni fa l’Italia era un Paese rispettato in Europa, mentre ora è vissuto continuamente come uno scolaretto sotto esame: questo è a suo parere il lascito del ventennio berlusconiano. Maria Teresa Meli de Il Corriere della Sera si mostra scettica e pure un po’ reticente, e così non si capisce perché abbia accettato di partecipare alla trasmissione. E non vede l’ora che si smetta di parlare di Berlusconi una volta per tutte. Rimanda il tutto ai risultati delle elezioni europee: se Forza Italia sarà ancora sopra il 20% vuol dire che Berlusconi è ancora vivo, se sarà sotto vorrà dire che è politicamente morto.
Curiosa intervista al medico Zangrillo, che dovrebbe parlare di una questione privata come la salute di Berlusconi. In realtà, si spende in un intervento agiografico, dipingendo Berlusconi come un uomo a posto con la propria coscienza che soffre per le ingiustizie subite. Mah! Alla fine si capisce che Santoro deve essere a corto di cartucce, se per fare audience occupa gran parte della trasmissione a parlare e a far parlare di Berlusconi. Travaglio ricorda che bene o male Berlusconi è sempre centrale: Napolitano è stato rieletto per volere di Berlusconi, Renzi ha fatto l’accordo con Berlusconi, l’improvviso ammorbidimento della legge sui reati di mafia è avvenuto dopo la visita di Berlusconi a Napolitano. Merlo rincara la dose: più di Berlusconi deve impensierire il berlusconismo, vale a dire il degrado delle virtù della politica che ha pervaso il Paese. Basti pensare all’invenzione del partito-azienda che ha contagiato tutti i partiti e ora anche il Pd.
Gianni Dragoni, oltre al caso di Berlusconi, inanella una serie di esempi di evasori, o meglio, di “elusori” fiscali che riescono ad aggirare il fisco trincerandosi dietro una filiera di società residenti in paesi in cui la tassazione è nettamente inferiore a quella italiana (Nannini, Dolce & Gabbana e persino la Fiat). Travaglio ricorda che il 50% delle evasioni fiscali d’Europa si fanno in Italia, che è il Paese che ha però meno detenuti condannati per evasione fiscale e in cui risultano esserci 11 milioni di evasori per un totale annuo di 150 miliardi. Secondo lui, la situazione italiana è così perché 11 milioni di evasori sono 11 milioni di voti. Per sovramercato, Merlo ricorda che non solo Berlusconi ha stretto un patto con gli evasori che lo hanno votato, ma che persino Grillo è molto indulgente con questa categoria. Per non parlare di Renzi nei cui progetti non c’è una riga su questo tema.
Trasmissione senza mordente, con ospiti e interventi prevedibili, davvero un salotto televisivo nel senso più deteriore del termine. Una sorta di Santoro vespizzato, anche se enormemente più simpatico, visto che ogni tanto gli scappa qualche battuta niente male. Che noia, però. Speriamo meglio la prossima settimana.