Santoro esordisce con l’aneddoto raccontato da un importante banchiere italiano che ricorda come ai tempi di una visita di De Mita in Russia una signora gli sussurrò all’orecchio, in napoletano, “chi l’avrebbe mai detto che saremmo arrivato così in alto”. E lo paragona allo spot elettorale in cui la ministra Boschi dice al candidato sindaco di Bari “chi l’avrebbe mai detto che tu saresti diventato sindaco e io ministra?”, concludendo con un icastico “sciammannini (let’s go)”. Forse a dire che non è cambiato niente, e sempre provinciali rimaniamo.



Prevedibile e improvvisa svolta: dall’esordio scherzoso si passa subito a un drammatico servizio con gli ultimi scontri a Roma tra polizia e manifestanti, quelli in cui è accaduto che un agente ha calpestato una ragazza. Poi si mostra un altro servizio sulle manifestazioni indipendentiste in Veneto a opera della Lega, in cui si protesta contro l’euro.



In studio Salvini viene sollecitato a chiarire il punto. Esordisce dichiarandosi contro la violenza, ricordando che gli indipendentisti che hanno camuffato un trattore da carro armato sono in galera, mentre chi ha aggredito i poliziotti è a piede libero. Ribadisce che l’euro è una moneta sbagliata, e che Renzi promette e promette, ma in realtà tassa e ritassa. Michele Emiliano del Pd ammette che l’euro ha alle sue spalle una politica monetaria sbagliata, e praticamente dice di comprendere le proteste dei veneti.

Giulia Sarti del Movimento 5 Stelle sostiene che Renzi vende fumo, fa l’ottimista come Berlusconi, e sostanzialmente fa solo finta, annunciando la falsa abolizione del Senato e delle province. Inoltre, ricorda a Salvini che la Lega ha governato con Berlusconi per vent’anni, accusandolo di incoerenza per motivi elettorali.



Guido Maria Brera, esperto di economia e di investimenti, cerca di spiegare perché uscire dall’euro creerebbe una serie disastri, esponendoci a un’impossibile concorrenza asiatica e creando un default delle pensioni. È assertivo e naturalmente in maniche di camicia (come Salvini e come Renzi), ma non si spiega bene e non si capisce sinceramente nulla. Segue un altro servizio in cui un po’ di brava gente si domanda perché lo Stato spende tre milioni di euro per le cure degli immigrati clandestini e per loro, che sono italiani, non ci sono i soldi per gli esami del sangue. Pubblicità.

Travaglio cerca di fare lo spiritoso elencando tutte e condanne subite da Berlusconi, Dell’Utri e Previti, numeri uno, due e tre di Forza Italia. E poi ricorda che l’inserimento nei servizi sociali è stato istituito nella legge Gozzini per i ragazzi disadattati, e non per gli uomini straricchi come Silvio. E ricorda ancora una volta che Berlusconi la sta sfangando grazie a un indulto votato dalla sinistra, che da vent’anni fa il palo al Cavaliere. Intervistato da riccioluto Bertazzoni, Grillo assai pacatamente -ma fermamente – ribadisce che le promesse di Renzi sono pura fuffa.

La grillina Sarti accusa Salvini di cavalcare argomenti buoni per raccattare voti, senza impegnarsi in un lavoro più puntuale e faticoso in parlamento. Salvini ammette che uscire dall’euro può avere dei rischi, ma il tentativo di una piccola moneta può dare risultati migliori di una morte certa grazie ai tedeschi. Quando è il suo momento, Gianni Dragoni elenca tutti i guai giudiziari della famiglia Marcegaglia, la cui rampolla ora è presidente dell’Eni, inclusi gli intrecci tra i suoi affari personali e quelli dello Stato: conflitti di interesse che Renzi non ha ritenuto essere rilevanti.

Viene poi il momento di uno straziante servizio su duecento famiglie di extracomunitari sfrattati da una casa occupata, che non sanno dove andare. Insopportabili le domande dell’intervistatrice che chiede dove porteranno a dormire i loro bambini, facendosi immancabilmente rispondere “per strada”. Al solito si mescolano queste penose situazioni con la ancora più penosa vicenda del figlio di una delle persone ammazzate da Kabobo che si è preso per questo “solo” vent’anni. Si crea un dibattito su chi ha ragione: l’italiano che aspetta da anni una casa popolare o l’extracomunitario che occupa una casa. Questione irrisolvibile, trattandosi di mera guerra tra poveri. A Salvini che si domanda con quale diritto quegli extracomunitari se ne stanno in Italia senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora, Santoro ricorda che se ci sono il merito è anche della Lega che ha governato per gli anni passati senza risolvere il problema.

Brera, interpellato in merito da Santoro, ammette che gli 80 euro di Renzi sono una goccia nel mare e non risolvono niente, mentre bisognerebbe andare a Bruxelles e rovesciare il tavolo – non uscendo dall’euro – ma cambiando le regole. Ma secondo lui non ci si riesce perché tutti quelli che lo vogliono fare sono poi troppo divisi. Sulla polemica innescata dal post di Grillo che ha modificato la scritta sul cancello di Auschwitz, Salvini dice che si è trattato di un gesto di pessimo gusto, un errore di cui chiedere scusa. Mentre Grillo stesso rilancia – in un servizio sulla successiva conferenza stampa – sostenendo di non aver voluto offendere nessuno, e che la reazione della comunità ebraica non è riferita a quel fatto, ma all’aver punzecchiato una lobby d’affari.

Tanto per aggiungere altra carne al fuoco (l’affermazione è dello stesso Santoro) si mostrano due servizi invero interessanti: giovanotti veneti e francesi, in tuta mimetica e armi automatiche, che giocano a fare le truppe d’assalto simulando azioni di guerra nei boschi. Intervistati, tutti indistintamente affermano di voler uscire dall’euro e si lamentano degli immigrati clandestini che portano loro via il lavoro.

In conclusione, l’economista Brera spiega cosa succederebbe tornando alla lira: costo del petrolio raddoppiato, inflazione alle stelle, tassi di interesse impennati, pensionati con redditi dimezzati. Battibecca su questo con Salvini, ma Santoro dichiara chiusa la puntata. Al solito, trasmissione con molti spunti interessanti appena abbozzati e poi subito abbandonati per passare ad altro. Trucchetto sempre più scoperto, ma di cui si rimane schiavi ogni volta che Santoro va in onda annunciando sfracelli. Triste metafora di un’Italia in cui si parla tanto e si conclude poco.