Nella sua ultima puntata, sopra la colonna sonora di “Tutto cambierà”, Santoro continua a fare il tribuno fino all’ultimo minuto, mescolando un po’ a vanvera, per la verità, messaggi sul lavoro, sui giovani, sui sindacati, sulle imprese che chiudono, eccetera. In mezzo ai titoli di testa, assai maliziosamente – visto che stiamo parlando del più famoso museo della città del Premier – passa un servizio sui disservizi agli Uffizi, sulle file pazzesche, sull’agenzia concessionaria della vendita biglietti (Civita, presidente Gianni Letta, che viene presentata come un’agenzia di bagarinaggio organizzato), sul caldo tremendo nelle sale, sulle risposte imbarazzate della direttrice e dell’assessore alla Cultura.



Ma l’affondo non arriva, perché si salta subito ad altro argomento con Landini (segretario generale della Fiom), che dopo essere stato a Taranto a discutere della incresciosa situazione dell’Ilva, afferma che c’è ben poco da celebrare nell’attuale Primo maggio, visto che l’Italia sta primeggiando solo per la precarizzazione. Cita studi in cui si dimostra che i paesi con maggiore livello di precarietà nel lavoro sono quelli più in ritardo dal punto di vista dello sviluppo economico.



Di nuovo, appena il discorso si fa interessante, Santoro scantona, mostrando uno spezzone video in cui Grillo definisce i sindacati “la peste rossa” e promette di andarsi a riprendere in Europa i soldi che non sono mai stati dati al siderurgico italiano, garantendo che la rovescerà come un calzino.

L’economista Zingales, che ha un libro in promozione, non riesce a spiegare bene le complicazioni dell’economia europea, dando colpi un po’ al cerchio e un po’ alla botte. Landini interviene a gamba tesa, affermando semplicemente che chi ha fatto i sacrifici ha già dato e quindi sarebbe ora che cominciassero a fare i sacrifici quelli che finora hanno speculato e guadagnato. Applauso scrosciante. Daverio (Philippe) si dimostra lucido economista e stupisce tutti ricordando che il Louvre fa otto milioni e mezzo di biglietti l’anno contro i due degli Uffizi, e che davanti al museo di Parigi non c’è il suk che c’è davanti a quello di Firenze. Ricorda poi che Schroeder (sinistra) ha fatto una riforma del lavoro che Merkel (destra) ha portato avanti senza discutere, creando i presupposti dell’attuale successo della Germania: riforme che qui da noi nessuno si sogna nemmeno di affrontare. Pubblicità.



Venuto il suo turno, Travaglio ha buon gioco nel confrontare le dichiarazioni di Schifani che quando era in Forza Italia strillava contro la par condicio e ora che è in un piccolo partito (NCD) strilla per la mancata applicazione della par condicio. Sfotte egualmente Renzi e Berlusconi per la loro corsa a occupare ogni spazio possibile in TV. Tra l’altro ricorda che in tempi di par condicio gli spazi sono “per i candidati”, mentre Berlusconi è incandidabile! Già, non ci avevamo pensato: diavolo di un Travaglio.

Dopo di lui, Santoro manda in onda una serie di video-messaggi registrati di operai di Piombino, che rimproverano a Grillo di essere venuto in città a far solo sciacallaggio. Con grande dignità affermano che loro vogliono il lavoro e non un salario per non lavorare. Con la sua solita semplicità, Landini ricorda che l’acciaio si fabbrica tuttora in tutto il mondo, ma con metodi diversi dai nostri, più efficienti e produttivi, perché si è investito nell’innovazione del settore siderurgico. Molto giustamente stigmatizza l’idea di svendere aziende per fare un po’ di cassa e coprire la spesa corrente e lamenta che in Italia non si è mai fatto un piano di sviluppo in alcun settore, ma si è sempre vissuto alla giornata. Come dargli torto?

Daverio sostiene che i primi errori li ha fatti “il mascellone” (Mussolini), quando ha voluto dare vocazione siderurgica ad alcuni dei posti più belli del mondo (Napoli, Elba, Piombino, Sicilia) che avrebbero invece dovuto vivere di turismo. Perfettamente in stile con il metodo “insalata russa” della conduzione santoriana, scopriamo che i più lucidi interventi su temi di industria ed economia li fa un critico d’arte come Daverio.

Un operaio di Piombino denuncia con foga l’errore di chi vuol chiudere l’altoforno quando in tutta Europa li stanno invece riprogrammando e ristrutturando. Lamenta, molto giustamente, che su di loro, tutti, indistintamente, fanno solo campagna elettorale, senza saper entrare nel merito del rilancio dei settori con un piano degno di questo nome.

Dopo il nuovo break pubblicitario, nuovo scarto laterale della trasmissione sulla suburra cresciuta intorno a Pompei: come a dire, vero che l’Italia potrebbe campare sul turismo, ma quando ci prova lo sa fare solo in forma abusiva e lasciando andare tutto in rovina. Al solito, il più chiaro della serata risulta ancora una volta Daverio, che ricorda che i tedeschi danno 100 all’Europa e ne riportano a casa 115, mentre noi diamo 100 e ne riportiamo a casa 23! Motivo per cui, invece di inveire contro l’Europa, dovremmo mandarci gente competente capace di trarne i giusti vantaggi.

Secondo Zingales si potrebbe anche ipotizzare una uscita pilotata dall’euro, ma solo se fosse la Germania a uscire mantenendo un euro forte con i paesi del nord, lasciando all’Italia un euro più debole, parzialmente svalutato ma per un tempo limitato. Ricorda che la svalutazione, come tutte le droghe, può essere usata anche a scopo terapeutico, ma per poco tempo. Mentre noi, in passato, abbiamo preteso di usarla sempre.

Altro scarto: si gira per Roma per vedere che succede durante i giorni della proclamazione dei due Papi Santi. Al solito, si mostrano gli abusivi che stazionano sotto gli occhi dei vigili, le vendite senza scontrino, un proliferare di cartelli “skip the line” (basta pagare), i centurioni che lavorano in nero: insomma, un proliferare di illegalità diffusa che sfugge a qualsiasi controllo. Dragoni ricorda il fatto che nonostante la crisi, i banchieri si sono aumentati gli stipendi del 18%, guadagnando ciascuno in media quanto 62 collaboratori. Piangono perché Renzi ha aumentato un po’ le tasse a loro dopo avergli regalato la rivalutazione delle quote di Bankitalia, ma intanto si aumentano stipendi e buonuscite.

Per buttare un po’ di benzina suo fuoco del rush finale, Santoro mostra un monologo di Grillo che sfodera tutto il suo solito armamentario elettorale. Landini si domanda perché si vogliano mettere in contrapposizione il settore artistico e turistico con il manifatturiero, quando si potrebbero fare tutti e due. Salomonico. Daverio non è d’accordo, perché ritiene che l’industria piazzata nei luoghi destinati al turismo li ha semplicemente distrutti.

Santoro alla fine si chiede: ma queste famiglie come faranno? Zingales parteggia per le idee di Daverio, mentre Mirko, il rappresentante degli operai, sostiene che ci vuole un piano per rilanciare la siderurgia che è l’unica cosa che loro sanno fare bene. Di fronte al tema dei soldi “finiti”, Landini cita il Papa e il suo discorso sulle diseguaglianze: i soldi ci sono, basta andarli a prendere dove sono stati accumulati, ridistribuendo il reddito. In cauda venenum, si potrebbe dire, la moglie di un operaio, arrabbiatissima, si domanda come si fa a vivere con il cosiddetto reddito di cittadinanza (800 euro al mese), per poi “riconvertirsi” andando a fare il cameriere precario nel turismo per tre mesi l’anno con 1000 euro al mese neri.

Si finisce con gli ospiti che si danno sulla voce, la confusione è massima, ma tutti sono rimasti della loro opinione: come diceva il presidente Mao, “grande è la confusione sotto il sole, quindi tutto va bene”. È la massima che meglio esprime la cifra del format santoriano: un anno è passato, tanti finti gladiatori (quasi sempre gli stessi) si sono aggrediti, hanno urlato, si sono confrontati inutilmente. E a Yoda viene il dubbio di aver buttato via il suo tempo nella speranza di scoprire qualche proposta intelligente, ma evidentemente questo non è l’obiettivo di Santoro. Vedremo cosa farà Giulia Innocenzi, se saprà innovare un po’ o se continuerà nel solco del conducator maximus. Che oramai – pur mietendo ascolti – comincia a mostrare la corda.