Yoda ve l’aveva detto, ve l’aveva detto e scritto in tutte le salse che Renzi si accingeva ad occupare in fretta tutto l’occupabile, Rai in testa. Non a caso, una delle ultime copertine de l’Espresso recitava: “I Renzimandati, la nuova mappa del potere”. Una mappa che Renzi si affretta a riempire correndo contro il tempo. Perché sa bene — i sondaggi li vede anche lui pure prima di noi — che se vuole rimanere in sella deve acchiappare un po’ di risultati da sbandierare insieme a un bel po’ di posti chiave del paese, dai quali controllare e acquisire consenso. Naturalmente tutto all’insegna del rinnovamento, della necessità di cambiare e di far ripartire il paese.
Così è stato per la Rai, con un cda rinominato ancora con la legge Gasparri, composto da figure alquanto pallide obbligate a far da comparse ai primi attori, che sono il direttore e presidente. I quali si stanno giocando la faccia, ammesso che la faccia oggi, vista quella terribilmente tosta di Renzi, sia ancora sinonimo di dignità.
E’ stato scritto fino alla noia da tutti gli osservatori che la Rai è di fatto stata posta alla dirette dipendenze dell’esecutivo, cosa che avviene solo in due paesi dell’est europeo. Ma evidentemente senza neppure sortire gli effetti desiderati. E così Michele Anzaldi, membro Pd della vigilanza Rai, non si è peritato di dichiarare che a Rai3 non si sono ancora accorti che la musica è cambiata, ragion per cui non si capisce perché al Tg3 e a Ballarò si continuino a intervistare troppi scontenti, troppi oppositori e troppa minoranza Pd. Parole che in bocca a Berlusconi avrebbero fatto scoppiare una bomba atomica, e infatti in diversi hanno rispolverato per l’occasione l’espressione “editto bulgaro”. Anche perché, e lo dimostrano i dati dei vari osservatorii, Renzi straborda dagli schermi come presidente del Consiglio e segretario del Pd oltre che per le occasioni internazionali cui è sempre più presente.
La cosa curiosa — e persino un po’ divertente, per il vostro Yoda — è che ora il fortino di TeleKabul (così venne definito un tempo il Tg3) si trova improvvisamente assediato dagli attuali padroni del partito che l’hanno prima costruito e poi sempre difeso. Oltre a TeleKabul è sotto attacco anche la rete “rossa” per eccellenza, RaiTre.
In tutta questa faccenda, la prima e persino ovvia osservazione da fare è che Renzi incarna perfettamente il Gattopardo, in cui si leggeva “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. L’unica differenza con il potere democristiano o cattocomunista è che almeno allora si sapeva dissimulare con maggiore eleganza, mentre oggi è addirittura un membro della Vigilanza Rai (!) a stupirsi pubblicamente del fatto che alla Rai, in particolare Tg3 e Rai3, non abbiano saputo ancora adattarsi all’aria che tira, “non abbiano ancora capito chi comanda”.
Dal punto di vista professionale gli ultimi comunisti asserragliati nel vecchio fortino — in quanto giornalisti e programmisti — sono nei pasticci fino al collo. Abituati a fare opposizione — cosa che dal punto di vista autorale e redazionale rende sempre parecchio — oggi dovrebbero smettere di invitare nei talk show leghisti e 5 Stelle che assicurano le liti televisive capaci di fare ascolti. E fare invece da megafono al governo raccontando ogni giorno le gesta del presidente del Consiglio e dei suoi uomini, tutti protesi nella battaglia per le riforme e nel decantare progressi nella riduzione della disoccupazione che diminuisce dello 0,1%! Davvero una bella impasse. Così che fa la direttora Berlinguer? Si precipita a intervistare Renzi, così da poter mettere il servizio al primo posto del TG3 delle 19. Con un effetto invero curioso: nella prima parte il presidente del Consiglio snocciola la solita litanìa dei suoi successi, con la Berlinguer obbligata ad annuire continuamente. Nella seconda, risponde tutt’altro alle domande che l’ostinata direttora gli rivolge sull’editto bulgaro dell’Anzaldi, renziano doc: “Lei cosa pensa di questa intrusione a gamba tesa nella Rai?”. Risposta “Io penso a mandare avanti l’Italia”. Domanda: “Non pensa che Anzaldi debba essere richiamato?”. Risposta: “Io non richiamo nessuno. Ciascuno faccia il suo mestiere. La Rai deve diventare un player internazionale”. Sic! E via così: a domanda precisa, risponde con tutt’altro argomento. Occhieggiando di traverso, come fa Berlusconi quando racconta una delle sue palle sesquipedali. Un siparietto incredibile, quasi un dialogo in stile primo Woody Allen.
L’unica cosa sincera l’ha detta alla fine: “Certo che bisognerebbe allontanare la Rai dai partiti. Ma non lo si è voluto fare, abbiamo dovuto nominare il cda con la Gasparri, e quindi il parlamento tramite la vigilanza è ora autorizzato a intervenire”.
E così la Berlinguer è servita. Ha fatto la sua prima intervista per buona parte in ginocchio a Renzi, poi in un sussulto di dignità ferita ha cercato inutilmente di stanarlo sulle incredibili esternazioni del suo uomo in Vigilanza. E alla fine si è pure sentita dire che i membri della vigilanza sono autorizzati a fare qualsiasi intervento. La cosa più curiosa è che i principali quotidiani hanno fatto pure finta di credere che Renzi avesse risposto alle domande dirette della direttora, titolando: “Renzi: non caccerò nessuno dalla Rai”. Proprio quello che non ha detto. Per essere esatti ha detto “Non faccio liste di prescrizione” e poi, voce dal sen fuggita, “della gestione si occupa il dg”, che sappiamo bene a chi risponde.
A proposito di dg e presidente, anche i due si stanno rendendo conto di essersi ficcati in un bel ginepraio. Uno, renziano della prima ora, vuol far dimenticare i suoi scarsissimi trascorsi a La7, vorrebbe provare a ringiovanire la Rai, e si trova a doverlo fare rinunciando al tesoro degli ascolti Rai, vale a dire gli anziani.
E rinunciando — per richiesta del suo azionista reale — anche agli espedienti che macinano ascolti come la denuncia di quello che non va, il racconto gli scandali, le liti nei talk show. Mentre il suo mallevadore Renzi si aspetta dei tg e dei programmi come i film luce dell’era fascista, tipo quelli che magnificavano le campagne di prevenzione dentale nelle campagne, insomma… dell’Italia che funziona!
L’altra, la presidente, tosta, rossocrinita e ambiziosa come pochi, si trova a non dover scontentare i suoi amici di centrodestra, a non rischiare di scontentare il premier, a non poter scontentare i giornalisti Rai, che per tendenza sono in gran parte in sintonia con la minoranza Pd: un bel pasticcio.
Il tutto in un contesto in cui la politica in Rai conta quanto e più di prima. La riprova è data dalla faccenda della nomina del vicedirettore per il prodotto, che stante all’accordo sul cda in cui Forza Italia e Gianni Letta hanno avuto un ruolo, doveva essere Giancarlo Leone, ad onta del fatto che sarebbe stato assai difficile spiegare come mai per plasmare i contenuti della nuova Rai doveva essere chiamato il principale responsabile di quelli vecchi, che ha reiterato fino alla noia e senza cambiare mai niente.
Fortunatamente per la Rai e per l’Italia, ritiene Yoda, non appena sulla faccenda delle riforme Renzi e Forza Italia si sono di nuovo nettamente divisi, ecco che l’accordo sulla vicedirezione generale a Leone è sfumato o comunque andato in stand by, nonostante che diversi giornalisti con cui abitualmente Leone chiacchiera siano stati rassicurati della sua nomina, almeno così si mormora…
Ulteriore riprova di quanto conti la politica nella Rai renziana. Politica che sta mostrando il suo lato peggiore grazie ai trucchi messi in atto per rallentare o accelerare il voto della riforma. Gli 85 milioni di emendamenti di Calderoli erano certamente un obbrobrio, una provocazione, ma anche l’emendamento Cociancich che se approvato spazza via i voti segreti è un altro bel trucco di bassa lega per aggirare le discussioni e i voti segreti in aula.
A forza di assistere a trucchi e a palesi negazioni di ogni evidenza da parte del nuovo leader maximo, Yoda comincia a pensare che voi italioti non ce la farete mai contro una simile faccia tosta, al cui confronto Mussolini e Berlusconi rischiano di apparire dei dilettanti.