C’è un virus che si aggira per gli studi dei telegiornali: si chiama “e-o-e-o”. È un virus che attecchisce rapidamente, e sta contagiando, diffuso da alcuni famosi mezzi-busti, anche diverse giovani leve del telegiornalismo. Senza alcun dubbio, i principali untori sono Giovanna Berlinguer del TG3 ed Enrico Mentana del TGLa7. Se cominciate a farci caso, dopo un po’ la conduzione dei due diventa semplicemente insopportabile da seguire.

Come si manifesta il virus? Prendiamo una qualsiasi frase della direttora: Per esempio: “Il presidente della Repubblica-e-ha-e-voluto inviare un messaggio-o ai e-parenti-e-della giovane vittima-a-e dei-i-e-terroristi”. La stessa frase, allo stesso modo, sia pure con intonazioni diverse viene ugualmente pronunciata da Mentana (Crozza lo massacra abitualmente per questo vizio). Da cosa nasce l’urgenza di interpolare alcune vocali tra le parole, in alcuni casi prolungando la vocale finale dell’ultima parola, ma in molti altri aggiungendo questa “e” senza alcun senso? Nasce dall’oggettiva difficoltà di saper stare in diretta dovendo controllare il gobbo elettronico, i segnali della regia, il monitor di controllo, e pensare contemporaneamente a cosa dire. Se uno non si è adeguatamente preparato e cerca di improvvisare volendo però sembrare naturale, se non ha le doti particolari che sono richieste a chi vuol gestire la diretta televisiva, si trova costretto a interpolare delle vocali tra le parole per aggiungere del tempo per pensare cosa dire.

La dimostrazione la si trova all’inizio di ogni tg, quando i due sparano una frase che hanno avuto il tempo di leggere prima, e la dicono perfettamente. Ma in brevissimo tempo cominciano ad aggiungere “o” ed “e” ogni due o tre parole. Probabilmente basterebbero un po’ di sedute di dizione davanti allo specchio per togliersi il vizio, ma evidentemente i due si ritengono a un livello troppo alto per dover tornare un po’ a studiare…

Inoltre, avviene che due dei mezzibusti più famosi si facciano stracciare da giornaliste molto più giovani di loro, come Carfagna, Goracci, Panzeri e altre giovani leve del telegiornalismo italiano, che non si scompongono minimamente e sanno tenere un discorso perfettamente filante, senza tentennamenti e interdizioni verbali anche in mezzo a dirette particolarmente turbolente. Su tutte e tutti brilla però una veterana come Giovanna Botteri dalla quale dovrebbero andare a scuola per imparare a parlare con tutti i verbi, gli aggettivi e le intonazioni giuste nell’unità di tempo che si ha a disposizione.

La bravura di Botteri è testimoniata anche dall’estrema varietà degli argomenti trattati nei più diversi servizi che le sono richiesti a qualsiasi ora senza mai perdere la concentrazione o il filo del discorso. I lettori di Yoda si possono divertire a dare la caccia ai giovani telecronisti di tutte le reti pubbliche e private che stanno venendo contagiati dalla malattia dei due supermezzibusti e magari segnalarli…Ma c’è una malattia ben più grave che sta dilagando tra i tg in questi momenti particolarmente turbolenti: l’ansia di poter documentare un attentato in diretta.

L’altra sera, verso le 20:20, quando il vostro vecchio Yoda si era sintonizzato con l’Italia per vedere un film che gli interessava su Sky, si è imbattuto in una situazione televisiva che definire imbarazzante è dire poco: una diretta dal quartiere di Bruxelles recintato dalla polizia occupata a eseguire controlli e perquisizioni. Una brunetta con aria seriosa continuava a ripetere che si stavano seguendo i drammatici eventi in corso, mentre il povero reporter sul luogo si aggirava ai bordi delle transenne commentando inquadrature di strade deserte. Finalmente ha un soprassalto: “Ecco, è passata una macchina…evidentemente laggiù la controlleranno…no, è andata via. Uh, un passante è entrato nella zona cintata…ah, è un inquilino con un cane che cerca di rientrare a casa…vedete, i poliziotti sono armati fino ai denti…”.

Intanto da studio la sempre più seria brunetta ripete: “Stiamo documentando in diretta le drammatiche ore di Bruxelles…”. E il reporter (che nel frattempo ha aggirato il quartiere, e in lontananza si vede la stessa auto della polizia ma dal lato opposto): “Ecco anche da questa parte non c’è nessuno, l’atmosfera è spettrale…oh, ecco, hanno fermato una macchina…no, no, la lasciano andare…” e via di questo passo. Per un’ora e mezzo! Per un’ora e mezzo non succedeva nulla, non è successo nulla, si percepiva solo l’acuto desiderio, dalla tensione dei due, che da una macchina spuntasse finalmente un kalashnikov o che il cagnolino esplodesse in diretta per via di una cintura esplosiva. Ma niente. Niente di Niente.

Yoda era letteralmente affascinato da questa telecronaca sul nulla che non ha avuto la presenza di spirito di registrare, perché sarebbe stato un pezzo di tv molto simile a una di quelle famose performance teatrali del regista Bob Wilson che duravano ore mentre avvenivano movimenti impercettibili. Peccato che fosse tutto involontario, inseguendo l’assurda speranza di mostrare una carneficina in diretta.

A Yoda non è rimasto che uscire dalla sua caverna a prendere una boccata d’aria, brontolando e-o-o-e-o…a che punto si sta arrivando in Italia!