Mentre se ne sta al fresco in una delle più lontane galassie ghiacciate, il vostro vecchio Yoda viene disturbato dal gracidare del ricevitore interstellare, che lo informa degli avvenimenti in Italia. Ohibò, il Senato ha davvero approvato la legge di riforma della Rai da inviare alla Camera, ma dopo che il Governo è “andato sotto” su un importante articolo riguardante il canone, che la ministra Boschi ha definito “un dettaglio che verrà corretto alla Camera”. In conferenza stampa Renzi si gloria perché la data del 31 luglio è stata rispettata, sorvolando su alcuni altri “dettagli” per nulla secondari. Infatti, aveva dichiarato ai quattro venti che mai e poi mai si sarebbe eletto ancora un CdA con la legge Gasparri, erano state indette consultazioni da parte del sottosegretario Giacomelli per individuare i meccanismi di governance, proponendo anche un pubblica chiamata di candidati i cui curricula sarebbero stati valutati pubblicamente. Con l’obiettivo di liberare la Rai dalla morsa dei partiti. Ma dato che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, è stato scritto un progetto di riforma talmente pieno di incongruenze che uno serio come il senatore  del Pd Mucchetti (già autorevole firma di punta dell’economia del Corriere della Sera) ne ha preso apertamente le distanze. 

Ma questo sembra contare poco, perché ogni elemento di ragionevolezza viene ora triturato dalle contrapposizioni maggioranza-minoranza del Pd. Chi vuole entrare nel merito viene tacciato di essere contro ogni innovazione, perché non c’è più tempo, bisogna di corsa nominare il nuovo CdA con la vecchia legge Gasparri…perché non si può lasciare l’azienda con un CdA in prorogatio… Ma davvero? Yoda non crede alle sue orecchie.

Perché quello che colpisce il vostro vecchissimo saggio fino a fargli scuotere la testa pelosa è la pochezza dei ragionamenti, la risibile struttura di un approccio finto-riformatore, che l’impazzimento della situazione sta mettendo clamorosamente a nudo.

Dunque: prima si strombazza di volere un grande rinnovamento della gestione del carrozzone pubblico, invocando la figura di un Amministratore delegato con ampi poteri, e un CdA di mera rappresentanza, sostenendo che i suoi membri dovranno essere scelti dopo presentazione pubblica dei curricula, mentre l’Ad verrebbe nominato addirittura dall’esecutivo! Quindi allentando la presa dei partiti sulla Rai…ma consegnandola in toto nelle mani del Presidente del Consiglio, che evidentemente ha in mente un nome per ogni carica pubblica e privata, purché risponda a lui e solo a lui. È di tutta evidenza che siamo di fronte a una pura e semplice enormità incostituzionale, ma tant’è…persino una persona che appariva seria come il senatore Ranucci, nominato relatore del progetto di legge, si imbarca in questa incredibile missione. 

Il tempo passa, gli emendamenti ovviamente si accumulano, finché a sorpresa il ministro dell’Economia Padoan (chi di voi comprerebbe mai da uno con quello sguardo una macchina usata?) avvisa per lettera la Commissione di Vigilanza che oramai non c’è più tempo, e si deve passare a nominare il CdA Rai con la vecchia legge del senatore Gasparri! Il tutto in 5 giorni! Sì, proprio in 5 giorni!

Dopo aver passato mesi a baloccarsi o a districarsi tra correzioni e discussioni, improvvisamente ci si accorge che l’attuale Consiglio di Amministrazione non può essere lasciato troppo tempo in prorogatio impedendo all’azienda di programmare….

Davvero, hanno detto proprio così, sottosegretario Giacomelli in testa: ma cosa avrebbe programmato finora l’azienda di servizio pubblico, visto che di anno in anno non ha fatto che riproporre programmi fotocopia, sempre gli stessi da 15 anni, mentre persino Mediaset ha presentato quest’anno qualcosa di nuovo nei palinsesti? Se si fosse ragionevoli, si potrebbe dare un breve mandato transitorio all’attuale CdA, che altro non dovrebbe fare che gestire il solito tran tran…dando il tempo di mettere a punto una riforma seria.

Ma evidentemente non è questo l’obiettivo: quello vero è mettere prima possibile le mani sulla Rai, così che la si metta subito a disposizione dello “story telling” del Paese secondo Renzi. Già, lo “story telling”, l’ultima scoperta del Premier, che ancora non deve aver capito cosa sia: evidentemente secondo lui significa ammollarci le storie che ogni giorno si inventa, come quella che in tre anni abbatterà le tasse o che nel 2035 sarà l’Italia a guidare l’Europa! Dio ci scampi: già oggi ogni tg gli dedica minuti su minuti, figuriamoci quando ci avrà messo un Ad di sua stretta fiducia, ma con molti poteri, perché occorre imitare la BBC. 

Così ora si scopre che bisogna correre a perdifiato, ovviamente sempre nell’interesse del Paese – come ribadisce la Boschi – e si chiede alla Commissione di Vigilanza di indire per giovedì prossimo la riunione per votare i membri del CdA… Il presidente della suddetta Commissione (Fico, del Movimento 5 stelle) strilla che per fare una cosa seria bisognerebbe prima raccogliere i curricula con un avviso pubblico, cosa che non si può fare in pochi giorni – posizione davvero condivisibile – ma intanto la riunione la convoca. 

Ora, delle due l’una: o si oppone sul serio oppure vuol dire che sotto sotto anche i suoi partecipano al “do ut des” che lui stigmatizza, affermando che sui nomi c’è un accordo sottobanco. Chissà, non lo sapremo mai, o forse lo sapremo presto, perché intanto si è saputo che Renzi ha convocato d’urgenza i membri Pd della Vigilanza, segno che i loro nomi li hanno già belli e pronti, e così pure Forza Italia, che strilla ugualmente, ma evidentemente ha già pure pronti i nomi suoi… Tra gli addetti ai lavori la preoccupazione aumenta, perché per soprammercato il tam tam della Rai riferisce che il nuovo plenipotenziario per l’azienda in nome e per conto del Cavaliere sarebbe nientemeno che il nipote di Vespa. Quindi anche per questo la situazione è disperata ma non seria, ma proprio poco, anzi assai poco seria. 

In tanta confusione Renzi invoca la necessità di fare presto accusando chi gli chiede di ragionarci su un po’ meglio di essere contro lo svecchiamento della Rai… così tenterà sicuramente di forzare, barattando magari altre cose. Se non ci riuscirà, il suo sogno egemonico si dovrà davvero piegare a un percorso più democratico…ma in un caso o nell’altro – checché vogliano farci credere il contrario – il partito o i partiti c’entreranno sempre! Poveri voi! 

A fronte di tanta sfacciataggine Yoda preferisce ritirarsi nella sua fresca caverna, mentre voi state a bollire nell’anticiclone africano insieme alle storie di Renzi, e riaccenderà il ricevitore satellitare giovedì, tanto per vedere se l’illustre Commissione di Vigilanza avrà il coraggio di avallare quello che non si chiama più patto del Nazareno, ma “patto con il nipote di Vespa”.