Come promesso, il vostro vecchio Yoda torna a occuparsi delle vicende italiote, e in particolare del nuovo cda della Rai, la cui nomina è sempre stata legata al destino dei governi del Bel Paese. Anche nella sua fresca caverna della lontanissima galassia dove ora si trova sono rimbombate le altisonanti dichiarazioni del sosia di Mr. Bean, Mr. Renzi.
In base all’analisi dei suoi quotidiani sproloqui, a Yoda verrebbe voglia di soprannominarlo novello “Barone di Renzhausen”, oppure “Capitan Renzassa”, in ricordo di Munchausen e Fracassa, tale è l’improntitudine senza vergogna con cui le spara via microfono o via twitter. “Mai e poi mai nomineremo il nuovo cda con la legge Gasparri”. E infatti è stato nominato con la Gasparri. “Questa volta terremo fuori i partiti dalla Rai”. E infatti ci sono entrati addirittura il suo spin doctor personale (Guelfo Guelfi), quello di Fitto e Follini e pure Casini (!), poi alcuni giornalisti già candidati nel partito di Forza Italia, e pure una ex funzionaria del Pd, già segretaria di Orfini! Unica eccezione, da segnalare per il merito – ma gravida di turbolenti conseguenze per il prossimo cda – la nomina del solo veramente competente in materia, Carlo Freccero, a opera del Movimento 5 Stelle, che ha dato a tutti una bella lezione di non-lottizzazione.
Quindi in buona sostanza: quella che avrebbe voluto essere maggioranza in cda è di stretta fede renziana, mentre la frastagliata minoranza è di stretta fede partitica. Renzi non ha conquistato 4 consiglieri perché la minoranza del Pd ha proposto de Bortoli, bocciato perché reo di aver osato criticare il premier, e così il centrodestra ne ha presi inaspettatamente due. Comunque Renzi potrà contare anche sul consigliere centrista, sull’economista Fortis, nominato dal ministro dell’Economia, e sul direttore generale, che verrà nominato da lui e per il quale sono previsti poteri di ampia discrezionalità che nessun dg della Rai ha mai avuto.
“Forse pensando a Guelfi, Matteo Renzi ha detto che il cda è composto da ‘i nomi migliori, si può dire tutto ma non che sono di stretta appartenenza al club renziano. Non sono nomi inventati tra Scandicci e Pontassieve’. Appunto: Guelfi è di Pisa. Ed è un vecchio e tenace amico del babbo del premier” (gustosa osservazione letta sul Fatto Quotidiano).
Ora, a parte Guelfi, è il caso di osservare che in nessun Paese che non sia lo Stato libero di Bananas il dg della tv pubblica viene nominato direttamente dall’esecutivo: ma “che volete”, sembra di sentir dire Capitan Renzassa, “invece di stare a fare piagnistei, guardate avanti… guardate come stiamo lavorando noi, con un Parlamento che non ha mai lavorato così tanto dal ‘48”. Già. In effetti nessuno aveva mai osato tanto. Usque tandem, fino a quando voi italioti sopporterete questo sgangherato populismo, che tra un po’ traboccherà da tutti canali della Rai?
Già oggi i tg e i giornali radio annunciano la riforma della Pubblica amministrazione come cosa fatta, e invece a ben vedere ci sono solo i titoli: i decreti attuativi sono ancora tutti da scrivere (e come è noto il demonio si annida nei dettagli…). È bene che vi prepariate a un nuovo Minculpop, visto che ora Mr. Renzi/Bean può contare sulla pur sfiatata corazzata della tv pubblica. Ci voleva infatti una bella astuzia nel far nominare un cda di tutti galletti nel pollaio (i giornalisti sono tipicamente più primedonne degli altri, in genere), che passeranno il tempo a litigare, a rilasciare dichiarazioni, e ben presto si accorgeranno di dover passare ogni cda a subire le intemerate di Freccero (lasciate dire e fare a me, che me ne intendo)… Il quale si accorgerà ben presto, a sua volta, che non potrà fare proprio nulla, dato che tutti poteri li avrà il dg, il quale inoltre non risponderà per nulla al cda, ma direttamente al premier che sembra sognare un Rai/Bcc assai lontana dalle idee di Freccero (ben illustrate in molti dei film programmati dalla Rai 4 da lui diretta: violenza, squartamenti, sesso sfrenato, stupri, e trucidumi vari).
Quanto al dg in pectore, che vanta un passato nella creazione di contenuti televisivi per giovani e giovanissimi, vedremo come se la caverà con una serie di reti la cui audience poggia sostanzialmente su anziani e pensionati. E con direttori di rete che hanno fatto la loro fortuna personale replicando da anni sempre la stessa programmazione… Tra l’altro, i più maliziosi hanno fatto notare che da La 7 è stato allontanato per gli scarsi risultati e i buchi di bilancio… mah, ci sarà da ridere (o da piangere, a seconda!).
Intanto l’Usigrai, il potente sindacato dei giornalisti Rai, urla alla lottizzazione (ma senti chi parla!). A quando il primo sciopero? E Yoda vorrebbe essere una mosca per vedere le facce degli onnipotenti dirigenti della Rai che hanno fortemente sperato nella soluzione interna, così da poter continuare a “gestire tutto il cucuzzaro”, come si dice a Roma, obbligati nel doversi improvvisamente confrontare con un corpo estraneo chiamato a cambiare tutto dal premier… ammesso che si voglia davvero cambiare, e non accontentarsi semplicemente di occupare.
Naturalmente Mr. Renzi/Bean si sgola nel dichiararsi soddisfatto di “un bel cda di veri professionisti”, molto piccato dal fatto che la stampa di ogni colore e tendenza politica ha parlato di scelte di pura lottizzazione e al ribasso. Il Corriere della Sera: “Le scelte dei partiti per la Rai. Così si sono divisi il nuovo Cda”. Il Giornale: “Dai partiti alle correnti dem: il Cencelli secondo Matteo per scegliere i magnifici sette”. La Repubblica: “L’eterno ritorno della lottizzazione”. Libero: “Per non farsi rottamare Renzi okkupa la tv”. Il Fatto Quotidiano: “La Rai dei portaborse”. La Stampa: “Ecco servito il manuale Cencelli 2.0”. Persino L’Unità non si può esimere dall’osservare che “i criteri di nomina sono quelli misurati con il bilancino proporzionale della legge Gasparri”, ammettendo inoltre che “l’intero Cda non sembra molto innovativo”.
Che altro c’è da aggiungere se non considerare al limite del patetico le dichiarazioni di Renzi e Orfini che rivendicano scelte di altissimo profilo, e che invece sono tutte strettamente suggerite dai partiti e intimamente legate ai medesimi?
Cambiando discorso, a Yoda piace far notare come le sue previsioni sui manager che mai avrebbero accettato di abbandonare il loro solido posto per salire sul carrozzone Rai sono state rispettate alla lettera: Scrosati è rimasto a Sky, Soldi a Discovery… mentre Campo Dall’Orto, che era l’unico senza un sostanziale incarico, si era prudentemente da subito messo in prima fila in tutte le Leopolde…
Ebbene, è evidente che tutto nasce sotto i peggiori auspici, e se è vero quello che dicevano i politici di lungo corso della prima Repubblica, ogni cda della Rai anticipa la stagione politica. Durissimo Curzio Maltese: “A parte Freccero, direi che è un cda provinciale, Renzi rappresenta una forma provinciale e meno competente del berlusconismo… Questi nomi, voglio dire, sono il ritratto definitivo del renzismo. Siamo governati da una persona che dal punto di vista politico dimostra cento anni, altro che rottamazione. È talmente vecchio che non durerà, perché anche nel male bisogna avere spessore, da Mussolini ad Andreotti fino a Berlusconi. Renzi non ha un briciolo di spessore, è il nulla… In Italia ci avvitiamo sempre sulle poltrone e il risultato in questo caso è il provincialismo spinto di Renzi. Che le devo dire? Distruggere un’azienda pubblica in questo modo… Nemmeno Berlusconi ci è riuscito, pur impegnandosi, ma ha capito che anche la Rai tornava utile a un certo punto. La rottamazione tanto propagandata da Renzi è finita per essere nient’altro che una lottizzazione senza vergogna”.
Mentre Yoda sta per inviare queste note dalla sua lontanissima caverna, giunge la notizia che dopo intensa trattativa è stato raggiunto l’accordo per la nomina di Monica Maggioni, brava giornalista promossa direttore di una RaiNews24 che non si è mai schiodata dalla sua scarsa audience. La sua nomina dovrà ora essere validata dai due terzi della Commissione di Vigilanza, che d’ora in poi sarà più corretto nominare Commissione di Nominanza… mentre per il resto continuerà a far sfilare i vertici Rai per le solite inutili audizioni. Certo, la Maggioni peggio della Tarantola non può fare (la ex-presidente, a chi se ne intende, è sempre apparsa come una che deve capire ancora adesso dove era capitata), ma la nuova scommessa che lancia Yoda è la seguente: date le premesse, la situazione potrebbe evolvere sotto il segno del “Principio di Peter”, un vecchio magnifico saggio di marketing degli anni Sessanta.
Secondo quel principio, prima o poi ogni professionista finisce per raggiungere il suo livello di incompetenza. Così sarà probabilmente per i giornalisti costretti a improvvisarsi amministratori, per l’ex direttore di rete costretto a improvvisarsi consigliere, e per il sindaco che ha voluto improvvisarsi premier…! Tutti – prima o poi – destinati a essere inesorabilmente travolti da un principio inviolabile come quelli della fisica.