L’Italia audiovisiva s’è improvvisamente risvegliata, dopo aver scoperto che la Bbc e tanti altri editori televisivi internazionali vendono i loro programmi nel mondo perché si tratta di storie interessanti girate direttamente in inglese. Così, per una curiosa coincidenza, a distanza di pochi giorni, gli spettatori della Rai e quelli di Sky si sono trovati in palinsesto due serie tv: una intitolata I Medici (Rai) e l’altra The Young Pope (Sky). Su Raiuno la prima puntata de I Medici ha sbancato l’Auditel totalizzando quasi 8 milioni di spettatori, mentre le due prime puntate di The Young Pope, trasmesse in sequenza su Sky Atlantic, hanno totalizzato quasi 1 milione di spettatori medi, che per una pay tv è un numero molto importante: basti dire che il debutto della nuova serie ha superato, in termini di ascolti, di tre volte il debutto de Il Trono di Spade, di quattro volte quello di True Detective, e di sei volte quello di House of Cards. Incuriosito dai martellanti annunci, persino il vostro vecchio Yoda ha così dovuto sintonizzare il suo ricevitore interstellare prima su Raiuno e poi su Sky Atlantic.



La prima osservazione che gli viene da fare è che questi grandi ascolti sono dovuti al fatto che il contesto vitale dell’Italia è talmente triste e preoccupante che la gente se ne sta sempre più spesso tappata in casa per non spendere, e così non appena tra i palinsesti occhieggia qualcosa che non è il solito film già visto almeno tre volte o le proposte Rai trite e ritrite, si accomoda in salotto con un bel po’ di generi di conforto. Oltretutto incuriosita dalla massiccia pubblicità che i due editori non si sono affatto risparmiati. 



La seconda osservazione, che vale per entrambe le produzioni, riguarda il livello dei lavori, che non risultano essere al solito livello delle case di produzione coinvolte: per la fiction Rai, la Lux Vide, creata dal compianto Ettore Bernabei, e la Big Light Productions di Londra. A onta di un cast che impegna nientepopodimeno che Dustin Hoffman e Richard Madden, oltre ad altri cento attori, migliaia di comparse, centinaia di cavalli e compagnia cantando. Mentre con Sky sono state coinvolte la Hbo (emittente televisiva americana a pagamento che ha prodotto serie come I Sopranos, True detective, Il Trono di spade, Sesame Street, In Treatment, solo per citarne alcuni) e Canal +, del gruppo Vivendi. Anche in questo caso si può parlare di un cast stellare, con Jude Law, Diane Keaton, Silvio Orlando, Cecile de France, e James Cromwell. 



Al vostro vecchio Yoda I Medici è apparsa una fiction ingessata, con una recitazione complessiva, incluso il grande Dustin, piuttosto meccanica, quasi scolastica. A complicare il tutto, sempre secondo il vostro vecchio saggio che di tv ne ha macinata proprio tanta, una scelta di colori tendenti al freddo, probabilmente con l’intenzione di meglio descrivere un’atmosfera di intrighi. Dovrebbe importare poco in realtà che la fiction non sia per nulla aderente alla verità storica (non a caso si chiama fiction), ma dato che si tratta della Rai, anche un po’ più di rispetto per la realtà, già alquanto turbolenta di per sé, non avrebbe guastato. Così l’epitaffio più crudele lo ha scolpito non senza poche ragioni il noto critico d’arte Philippe Daverio: “Rozzo polpettone televisivo che ha trasformato la policromia, l’eleganza e la cultura quattrocentesca in una sorta di grigia e tetra caricatura di una cultura mafiosa”. Amen.

Discorso diverso, ma altrettanto poco positivo, Yoda intende farlo per The Young Pope. Già La grande bellezza gli era parso un film noiosissimo, interamente debitore all’universo felliniano di tutti i simboli possibili e immaginabili. Sulla rete ci sono commenti anche salaci, in risposta a chi, alquanto ideologicamente, sostiene che l’operina sia una fedele rappresentazione della Chiesa. “Sì, proprio come i Flintstones sono una fedele rappresentazione della preistoria”. Certamente, si dirà che anche questa è fiction, soprattutto perché c’è di mezzo Sorrentino, ma i simboli significano pur qualcosa, e l’immagine della Chiesa che traspare è unicamente quella di un luogo di intrighi governato da un instabile ossessionato dai suoi drammi infantili. Ma Yoda sfida chiunque a trovare un qualche senso in questa opera scritta per fare rumore, scalpore, per incuriosire e tenere incollato allo schermo chi vorrà sapere dove ci porterà la narrazione del Premio Oscar. Già, Premio Oscar…Yoda si è sempre chiesto come sia stato possibile. 

Inoltre, si chiede come reagiranno gli spettatori di tutto il mondo alle elucubrazioni para-teologiche del giovane Papa, elucubrazioni scritte soprattutto per compiacere il pensiero unico nutrito di relativismo etico imperante su ogni fronte: infatti, sulla rete stanno apparendo elogi sperticati del discorso del Papa a favore della libera masturbazione, dell’assoluta libertà sessuale, eccetera. Un’operazione che conferma l’ipotesi che Sorrentino sia soprattutto un abile furbacchione, svelto e rapace nel rubare idee altrui (vedi Moretti e Fellini, con ben altra statura, però) e al quale nessuno ha il coraggio di rinfacciarlo. Al punto che Renzi se lo porta da Obama come esempio dell’Italia migliore. In realtà, come esempio di un’Italia decadente anche nei gusti culturali, incapace persino di giudicare una fiction i cui unici pregi sono una splendida fotografia e la recitazione di Orlando. 

Un’Italia in crisi economica ma anche di idee, nella quale nonostante il premier che Crozza ha definito “un promettitore compulsivo” non smetta di garantire un roseo futuro – più all’inclita che al colto, per la verità…- non si è nemmeno più capaci di dire le cose come stanno, chiamando capolavori delle semplici operine.