Come sapete, il vostro vecchio Yoda viaggia per le galassie e ogni tanto passa per il Bel Paese, che tiene comunque sotto controllo dando un’occhiata alla rete. E assiste sempre più stupefatto a cosa sta succedendo in Italia sul fronte della comunicazione politica, oramai sempre più simile alla propaganda di tempi non esattamente felici. Osservandola dall’alto, la popolazione sembra essere divisa, in occasione del referendum costituzionale, in tre parti: un 50% circa che non sa e non si interessa (e quindi non andrà a votare), un 25% di indecisi, un 25% che ha già deciso come votare. L’ultimo gruppo si divide a sua volta in anziani che seguono la tv, e in giovani o giovani adulti che dibattono, e in diverse occasioni letteralmente si scannano su social network come Facebook e Twitter. Seguendo le discussioni sulla rete, sembrano essere assai pochi quelli che vi partecipano per farsi un’idea, mentre la maggioranza dei sostenitori delle due opzioni si esprime in maniera decisa e in alcuni casi molto veemente.
Dovendo dare un giudizio, il palmarès dell’aggressività Yoda lo assegnerebbe ai sostenitori del Sì, perché oltre a ritenersi gli alfieri dell’innovazione, del cambiamento e della modernizzazione del Paese, si ritengono addirittura rappresentanti dell’Italia migliore, giovane, che si oppone alla conservazione del vecchio tran tran politico. I favorevoli al No pensano invece che la riforma sia mal fatta, confusa e mal scritta, e rischi di peggiorare le cose, oltre che a contenere norme in grado di concentrare tutto il potere in poche mani e quindi minando addirittura alla base il sistema democratico. Le discussioni oscillano tra sparuti tentativi di entrare nel merito (cosa non facile, visto che si tratta di assai complicata materia da costituzionalisti) e richiami a questioni che con il merito non c’entrano nulla: “se vince il No vince l’instabilità”, “se vince il Sì l’Italia riparte”, “siete un’accozzaglia eterogenea” (Renzi agli avversari), “taci tu che stai con Verdini”, e via con simili piacevolezze. Abbondano le accuse di malafede, di incapacità di giudicare, di essere schierati a prescindere, di aver portato il cervello all’ammasso, di avere interessi con il governo, di avere interesse nel non cambiare nulla, nel voler cambiare solo per cambiare, e chi più ne ha più ne metta.
Esaminando i post e i tweet si può supporre che si stiano incrinando amicizie consolidate, peggio che per un derby calcistico. L’immagine complessiva è di un Paese spaccato, sull’orlo di una crisi di nervi, diviso in tifoserie su materie ben più complesse di una partita di calcio.
A differenza dei dibattiti in tv, dove al massimo si può sventolare un foglio o leggere una citazione, sulla rete pullulano a sostegno di affermazioni, video, fotografie, vignette, fotomontaggi, ritagli di giornale, articoli presi da siti vari. Ogni tanto vengono postate delle proprie bufale, ma almeno in due casi il No ha segnato un gran gol quando IlGiornale.it ha cominciato a diffondere una sequenza video ripresa da Otto e Mezzo (La7), in cui la ministra Boschi chiede apertamente a mezza voce e con gesti decisi a Lilli Gruber di interrompere l’intervento del ex-presidente della Corte Costituzionale Onida, collegato da remoto.
Un imprevisto campo lungo di un cameraman ha reso possibile catturare il delicato momento in cui la reputazione della Gruber come giornalista indipendente è crollata vertiginosamente, visto che ha prontamente ubbidito alla richiesta. Già la straripante presenza del Sì risulta oggettivamente squilibrata a sfavore del No soprattutto sulle reti Rai, al punto che è dovuta intervenire l’AgCom, figuriamoci se si scoprono giornalisti pronti a favorire i sostenitori della riforma! Un altro file multimediale diventato rapidamente virale è quello in cui il Presidente della regione Campania De Luca, convinto di non avere giornalisti in sala, si è lanciato in una vera e propria attività di voto di scambio, illustrando alla platea di sindaci tutti i milionari finanziamenti concessi al loro territorio da Renzi, e invitandoli senza riserve a usare le loro clientele per raccogliere voti per il Sì. Già presentate immediate denunce alla magistratura, che naturalmente non farà in tempo a intervenire prima del 4 dicembre.
Un nuovo elemento che ha fornito altre munizioni dialettiche ai sostenitori del No sono state l’invio della scheda elettorale agli italiani all’estero insieme a una lettera propagandistica a favore del Sì, firmata da Matteo Renzi, e un’incredibile campagna pubblicitaria notevolmente scorretta. Dopo le sollevazioni delle opposizioni sul per nulla casuale invio abbinato, il Pd ha risposto che è stato fatto a spese del partito, visto che Renzi lo ha inviato (ma firmando solo con nome e cognome) in qualità di segretario. Peccato che tutte le foto inserite nella lettera lo riprendano sempre in veste di presidente del Consiglio, con Obama, Merkel e in occasioni istituzionali. Una continua commedia degli equivoci. Quanto alla campagna pubblicitaria del Sì apparsa come primo mezzo su Televideo (frequentato da un pubblico piuttosto anziano), potremmo dire che arriva a vertici di scorrettezza notevoli, che l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria non può però sanzionare perché per statuto non si occupa della comunicazione politica.
Cosa dicono gli slogan? Alcuni esempi: “Con il Sì bollette più leggere. Con il No lasci i soldi ai politici”. “Con il Sì investi in strade più sicure. Con il No li regali agli enti inutili”. “Con il Sì investi nelle cure sanitarie. Con il No negli stipendi dei consiglieri regionali”. “Con il Sì sostieni chi cerca lavoro. Con il No continuano gli sprechi”. E via di questo passo. Ora, a Yoda appare assai curioso che Renzi e i suoi sostenitori aggrediscano sempre gli avversari sostenendo che non entrano nel merito, e poi propongano con una costosa campagna pubblicitaria temi del tutto altri rispetto al merito della riforma. Oltretutto facendo credere che dalla riforma scaturiscano miracoli economici di ogni genere. Così, come assai indovinata risposta, ironica e assai centrata, in molti hanno fatto diventare rapidamente virale sulla rete il videoclip della canzone di Lucio Dalla “L’anno che verrà”, che tra gli altri versi recita “Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando…sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce anche gli uccelli faranno ritorno. Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno. E si farà l’amore ognuno come gli va, anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età…”.
L’impareggiabile Crozza ha poi pietrificato i sostenitori del Sì con un aforisma fulminante: “In occasione della riforma costituzionale l’Italia si è divisa in due. Ci sono quelli che votano Sì e ci sono quelli che l’hanno capita”. Quelli del Sì non hanno gradito e hanno reagito con molta acidità, si capisce che sono parecchio innervositi dal fatto che indistintamente tutti i sondaggi danno in vantaggio il No, con distacchi da 4 a 10 punti. È vero che in occasione della Brexit e delle elezioni americane i sondaggisti hanno clamorosamente toppato, e infatti anche Yoda non si fida. Preferisce fidarsi del suo fiuto per la comunicazione e delle sue antenne. In un precedente scritto aveva già notato che Renzi parla e si comporta come se avesse raddoppiato il Pil e dimezzato la disoccupazione, cosa che non è avvenuta per nulla. E la gente se ne accorge sulla propria pelle ogni mese e ogni giorno, e più lui si vanta, più si infuria. Renzi non si rende conto che il suo continuo gloriarsi delle mille cose fatte si trasforma automaticamente in un insulto ai precari, agli esodati, ai commercianti e agli artigiani in difficoltà. Annuncia di aver messo un miliardo nella sanità…ma anche se fosse vero, gli effetti si potranno vedere tra molto tempo. L’amara verità che sperimentano i pazienti è che invece, da poco, anche i normali esami per il colesterolo sono a pagamento. Così Renzi sembra non accorgersi di star costruendo uno storytellig (per usare un anglicismo a lui tanto caro) a proprio uso e consumo, riempiendo Leopolde di fan osannanti, ma anche le riunioni dei comitati per il Sì con ignari prelevati dai centri anziani, impedendo alle tv di raccontare le perenni manifestazioni contro di lui, facendo uno sforzo immane per portare in piazza del Popolo non più di 10-15.000 manifestanti svogliati, tutti fatti riprendere dal basso dalla TV di Stato, come già raccontato a suo tempo, per non far vedere che la piazza era semivuota, e le file erano molto larghe.
Non pago, Renzi annuncia di voler scrivere a tutti gli italiani ricordando che contro di lui c’è “un’accozzaglia”. Siamo quindi alla sindrome di accerchiamento che ricorda Hitler nel bunker. E appare dal suo ufficio/bunker di palazzo Chigi, in maniche di camicia con un pc Apple in bella vista (product placement? Fa il paio con storytelling…). Non dimentichiamo che Renzi ha condonato mezzo miliardo di tasse alla multinazionale americana in cambio dell’apertura di un centro di ricerca pieno di precari… Dal suo bunker parla per un’ora intera (proprio per un’ora intera!) in diretta streaming, fidando che i tg asserviti riprenderanno, come fanno puntualmente, i suoi sproloqui. Ignorando, come dicono oramai tutte le ricerche, che i giovani riescono a concentrarsi per un massimo di 8-10 minuti! Mettendocela tutta poi nel giocare ancora sull’equivoco del doppio incarico: la vecchia consuetudine che il tempo televisivo vada diviso tra 1/3 al Governo, 1/3 alla maggioranza e 1/3 all’opposizione, fa sì che Renzi sia presente in tv – almeno – per il 70% del tempo. Per non parlare delle censure: ovunque vada, che si tratti di inaugurare un tratto di autostrada, aprire un anno accademico, vistare una fabbrica, Renzi deve sfuggire a manifestazioni di piazza, che gli vengono accuratamente tenute lontane anche con metodi piuttosto rudi dal fedele Alfano, ministro degli Interni. Manifestazioni che si possono vedere solo sulla rete. Le tv, soprattutto quella pubblica, al massimo vi dedica due parole e solo in voce.
Insomma, a uno come il vostro vecchio Yoda che guarda le cose da lontano e dall’alto della sua veneranda età, sembra di essere tornati ai tempi del Ministero della cultura popolare, anche da come sono confezionati i servizi, che prendono ogni scusa per citare Renzi a causa della notiziabilità (la visita a una fabbrica, l’inaugurazione di un asilo, un commento su Bruxelles, ogni occasione è buona), così che non vada calcolata in quota referendum, anche se di quello sempre parla…
Detto tutto questo, Yoda è sempre più convinto che questa esagerata sovraesposizione, questa opprimente occupazione di qualsiasi spazio si rivelerà del tutto controproducente. Ma Renzi non capisce: il suo costoso consulente, Jim Messina, gli consiglia di saturare ogni mezzo di comunicazione possibile, mentre il suo caro amico Farinetti, il patron di Eataly, gli ha consigliato di tornare a essere simpatico… Bel segnale d’allarme, perché Renzi è costituzionalmente antipatico, gradasso, smargiasso, guascone, esagerato dispensatore di slide sugli invisibili successi del suo governo, che Il Manifesto ha stigmatizzato con uno dei suoi titoli fulminanti: “Le mille balle blu”. Ecco, a Yoda viene proprio da pensare che una risata lo seppellirà. Ma a tutti gli altri non resterà che piangere.