Da ottuagenario a ottuagenario, anche Yoda manda i suoi auguri al mitico Pannella. Mitico per le sue battaglie “per una convivenza moderna e civile”: divorzio, aborto, eutanasia, matrimonio gay. Mah. E poi certamente le lotte per la dignità dei carcerati e contro la pena di morte, molto più condivisibili. A leggere i giornali sul suo ottantaseiesimo genetliaco, Pannella risulta già santificato in vita, osannato e glorificato per qualsiasi cosa abbia detto e fatto. A Yoda, cui non importa nulla di accodarsi all’aria che tira o di risultare impolitico, pare invece che, insieme ad alcune petizioni del tutto condivisibili, l’ideologia radicale diffusa a spese di ogni governo passato e presente sia consistita sostanzialmente nella promozione di qualunque opzione possibile di relativismo etico, in tutti i campi.
Curioso che il suo antico compare Rutelli scriva di lui come di un “uomo mille miglia sopra e lontano dal potere”. Perché non è vero. Pannella, applicando costantemente la massima napoletana del “chiagni e fotti”, ha sempre occupato tutti i media e anche la scena politica, anche senza riuscire mai a raccattare se non rare volte i voti necessari per entrare in parlamento. Dico a spese dei governi, perché da tempo immemorabile essi finanziano con dieci milioni di euro l’anno Radio Radicale, a fronte della rivendicazione di svolgere un servizio pubblico che dal ’98 fa l’emittente di Stato, la Rai. La Radio percepisce inoltre contributi come giornale di partito, essendo “l’organo della lista Marco Pannella”, lista che da tempo non porta nessuno in Parlamento. Va detto che tolto qualche programmino di mezz’ora assai interessante e la rassegna stampa mattutina (però sempre alla caccia delle notizie sui radicali apparse sulla stampa, fatto che oramai sta diventando una barba insopportabile) per il resto, di giorno e soprattutto di notte, la radio manda in onda tutte le intemerate di Pannella, incluse quelle vecchissime: tutto ciò vale dieci milioni di euro all’anno? Mah.
Un giorno il vostro vecchio Yoda ha incontrato Cottarelli (ex mister spending review) e gli ha chiesto come mai non provava a dare uno sforbiciata anche lì. La risposta è stata una levata degli occhi al cielo, come a dire ci ho provato, ma l’argomento non si può toccare. Quindi,con buona pace di Rutelli, Pannella è intrinsecamente legato al potere, anche tramite le sue voci, come Valter Vecellio, vicedirettore del Tg2, cui è toccato – guarda caso – tracciare nell’edizione di maggiore ascolto un lungo encomio di Pannella con voce ispirata e commossa. Quindi a chi la raccontiamo? Ci si mette pure il Papa a inviare regali ed encomi, ma almeno lui lo fa certamente per far capire cosa è la misericordia.
In questo complessivo e zuccheroso contesto giornalistico primeggiano i telegiornali Rai, intenti, com’era presumibile, a parlar bene oltre che di Pannella, anche del Governo. Con effetti quasi umoristici, perché il lessico è del tutto simile a quello dei cinegiornali d’antan: “una boccata d’ossigeno per la ricerca” i miliardi stanziati non si sa come e dove; per la ricerca “ben più di due miliardi”, afferma il mezzobusto con aria di stupita sorpresa. Nello stesso giorno, sulla rete e persino su Repubblica, autorevoli ricercatori fanno notare che si tratta di alchimia numerica, e che la tanto contestata Gelmini ne aveva dati ben di più.
A proposito di contestazioni, i telegiornali Rai sono molto avari di notizie sulla pessima accoglienza che Renzi riceve dovunque vada, essendo perennemente obbligato a entrare e a uscire dalle porte di servizio. Da un lato Renzi continua a caricare il referendum di un significato plebiscitario nei suoi confronti, rinviando il giudizio sul suo governo a una sorta di ordalía civica… che però, stando a quello che si vede sulla rete o su La7, si sta già svolgendo a puntate, ogni volta che Renzi mette fuori il naso in Italia, tra una visita internazionale e l’altra.
L’impressione è che Renzi, per puri motivi caratteriali, stia usando toni che avrebbe potuto usare se il Pil fosse almeno raddoppiato e la disoccupazione dimezzata… Invece si deve accontentare degli zero virgola già da lui stigmatizzati. Così, inevitabilmente, dovunque si presenti, trova cassintegrati di situazioni oramai incancrenite, aziende che chiudono, pensionati alla fame, precari senza speranza, truffati dalle banche, e chi ne ha più ne metta. Ciascuno di questi ha familiari, per ciascuno di questi i proclami su “siamo fuori dalla crisi”, “l’Italia grazie a me ha svoltato” sono come sale sulle ferite di una ripresa che non si vede e di bilanci costantemente in rosso. Affermare che “chi vota no al referendum ci fa tornare indietro” è un grave errore, dato che sono sempre di più quelli che mormorano che “si stava meglio quando si stava peggio”.
Leggiamo che il guru di Obama scritturato da Renzi sta consigliando una massiccia presenza sui social network, come se il premier non fosse già troppo presente con i suoi tweet, le sue dirette su Facebook, eccetera, tanto che da più parti ci si chiede quando mai troverà il tempo per governare. Mah, mah, e ancora mah. Su un giornale filo-renziano come Repubblica leggiamo anche che dai primi sondaggi, i no al referendum sarebbero al 52% e i sì al 48%. Se Renzi continuerà a fare il gradasso come sta facendo, seguendo il suo carattere, la forbice non potrà che allargarsi. E allora ciao. Anzi, ciaone.