Insomma, Yoda non se ne può stare in pace nemmeno in vacanza tra i canyon di Betelgeuse. Ogni giorno gli arrivano dall’Italia notizie sempre più preoccupanti sulla normalizzazione renziana della Rai. Non c’è organo di informazione, anche quelli più filo-governativi, che non riporti la denuncia di Francesca Fornario. Persino la Repubblica, sempre più governativa, ha scritto: “Dopo il caso di Sei uno zero, il programma di Lillo e Greg che sembrava scomparso dai nuovi palinsesti (ma che adesso dovrebbe tornare), un’altra polemica scuote la nuova Radio Rai (quella sotto la direzione artistica di Carlo Conti)”. “Ho condotto già l’anno scorso il programma Mamma non mamma con Federica Cifola – racconta Francesca Fornario – c’erano gag, telefonate delle mamme di personaggi come Matteo Renzi, Alfano, la Taverna. Già allora la capostruttura ci chiese di eliminare quella di Renzi, ma andammo avanti con tutto il resto: io faccio satira politica, anche a Un giorno da pecora, e ho continuato a farla. Gli ascolti sono andati benissimo e quest’anno siamo state riconfermate. Solo che ci è stato dato un altro mandato. Dobbiamo fare un programma tutto in diretta, senza personaggi, copioni, imitazioni, battute. Insomma, senza politica”.

Secondo Fornario non è un caso: “Un giorno da pecora sarà spostato su Radio1, da Caterpillar hanno mandato via Cinzia Poli, che faceva battute politiche nel programma. Si vuole una rete diversa”. Come? “A noi è stato chiesto di essere più attente agli ‘aspetti antropologici’ e meno a quelli politici. Radio2 è la rete di intrattenimento, non si vogliono confondere i piani. So che rischio dicendolo, che metto in pericolo l’intero programma, ma io sono questa cosa qui. Che senso ha farmi fare altro?”.

Il capostruttura di Radio2, Paola Marchesini ovviamente nega. E qui va in onda il solito tristo spettacolo tipico della Rai: oltre alle pressioni esterne, ci sono le rapide conversioni nei confronti dei potenti di turno, sempre ovviamente mascherate da motivazioni meramente editoriali. Ohibò, Radio2 deve essere una radio di musica e intrattenimento. Ovviamente lo si scopre solo ora, dopo anni in cui era riuscita a tenere testa alle emittenti commerciali, facendo un intrattenimento ricco di satira anche politica. “Conosco la Fornario da anni – ha scritto Luca Telese -, so che è una persona seria e rigorosa. Non posso quindi dubitare nemmeno per un secondo che ciò che ha scritto non sia vero. Ma non c’è bisogno di conoscerla. Se non fosse vero sarebbe una fatto automatico l’obbligo di dimettersi. Se invece è vero, è automatico il rischio che questa coraggiosa denuncia potrebbe portarla alle dimissioni, quindi sta correndo un rischio sulla cosa più importante il suo lavoro (oltre a Mamma non mamma, la Fornario è una del autrici più importanti di Un giorno da pecora). Se fosse vero e se fossimo in un Paese civile, quindi, dopo questa rivelazione, dovrebbero dimettersi il capostruttura che le ha trasmesso questa consegna, e – se la disposizione venisse da lui – il neo-direttore artistico Carlo Conti, e/o i direttori di rete che gli stanno consentendo di comportarsi come Attila nel palinsesto della Rai (come dimostra l’annunciata è ritratta chiusura di Sei uno zero). O si dovrebbe dimettere chiunque – qualora lui non ne sapesse nulla – ha approvato, veicolato, questa direttiva”.

Si trattasse solo della Fornario, potrebbero sorgere dei dubbi. Ma dato che è non è l’unico caso, rimane invece la certezza della normalizzazione. Si apprende infatti da IlGiornale.it che il deputato renziano Michele Anzaldi ha sollevato ben più di un sopracciglio: “Mucciante (Gr Rai): +400mila ascoltatori, via dopo 2 anni. Berlinguer (Tg3): -400mila telespettatori, via dopo 7 anni. Per chi ci si indigna?”, ha scritto sul social network. Poi ha rincarato la dose: “Mucciante dopo due anni di risultati e nessuna critica: senza incarico. Berlinguer avrà 2 trasmissioni, Masi vice Verdelli. Bene così?”.

Insomma, il premier Matteo Renzi, che dell’applicazione di severi parametri meritocratici ha sempre fatto la propria bandiera, sembra aver cambiato spartito ora che siede stabilmente nella stanza dei bottoni. I rilievi di Anzaldi, infatti, sono fondati. Come ha scritto l’ex direttore di Rai Radio1 e dei Giornali Radio, Flavio Mucciante, nella lettera di commiato alla redazione, Rai Radio1 nel 2015 ha totalizzato un +6% di ascolti (+238mla ascoltatori, +400mila su aprile 2014 quando Mucciante fu nominato alla guida)… Dati sostanzialmente confermati anche nel primo semestre 2016 (-0,7% annuo a circa 4,2 milioni di ascoltatori medi). Discorso diverso per Bianca Berlinguer che, dopo aver raggiunto picchi di 2,5 milioni di telespettatori del Tg3 nel 2010 all’apice delll’antiberlusconismo militante, ha lasciato il telegiornale delle 19 a una media di 1,5 milioni di audience. A differenza della anchorwoman, però, Mucciante è rimasto senza incarico, mentre il suo collega del Tg2 Marcello Masi è stato ricollocato come vice di Carlo Verdelli all’Offerta informativa. E dire che dopo le brillanti dirette sui fatti di Nizza e di Monaco, nonché sull’incidente ferroviario tra Corato e Andria, sia Verdelli che il dg Rai Antonio Campo dall’Orto si erano personalmente complimentati per la qualità dei servizi di Radio Uno. Salvo poi defenestrarlo insalutato ospite…”.

“Esiste la direttiva sulla censura preventiva della satira nei programmi di Radio Rai? Se sì, la presidente Maggioni deve intervenire subito”, ha scritto su Twitter Federico Fornaro, senatore della minoranza dem che nei giorni scorsi si era dimesso dalla commissione di Vigilanza Rai, in seguito alle nomine dei nuovi direttori dei tg. Più cauto Michele Anzaldi, altro componente pd della Vigilanza, ma di area renziana. “Bisogna vedere chi le ha chiesto di smetterla con la satira politica, se lo ha chiesto. In questo caso – dice – si è trattato sicuramente di qualche persona più realista del re. Tuttavia, mi pare di capire che la diretta le è stata comunque garantita”.

Interviene anche il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico. Su Twitter dichiara: “Convocheremo quanto prima i vertici Radio Rai per chiarire quello che è emerso negli ultimi giorni. Nessuna censura sulla satira è accettabile”. E questa è la manfrina più tragicomica: la Maggioni dovrebbe essere “il presidente di garanzia”. Garanzia di che? Non ha nessun potere, come gli altri consiglieri, perché tutto il potere è nelle mani del nuovo amministratore delegato Campo Dall’Orto. A cui la Maggioni si allinea sempre, si vede che interpreta il suo ruolo come garante dell’Ad e non del pluralismo. Alla fine, la rossa e coraggiosa inviata si dimostra tale e quale alla Tarantola, che forse si sta ancora chiedendo cosa voleva dire fare il Presidente della Rai se non andare in giro per convegni a raccontare la qualunque…

Ma ancora più tragicomici risultano gli appelli alla Commissione di Vigilanza, oramai inutile e stanco momento di passaggio, come una vecchia liturgia sempre uguale. Fico fa la voce grossa, ma poi lascia che tutto resti com’è, come è successo nell’ultima riunione della Commissione, in cui non ha voluto mettere ai voti una mozione che chiedeva semplicemente di poter esaminare un vero piano editoriale prima di passare a delle nomine. Ma, credete a Yoda, anche questa sarebbe stata una inutile manfrina, che avrebbe costretto i vertici Rai a lavorare a un piano decente: dato però che tempus fugit e un piano decente costa tempo e fatica, ci si limita a nascondersi dietro le parole per fare in fretta. Ma quali censure? Semplice rispetto delle linee editoriali, che diamine, quelle ribadite dal neo-direttore artistico Carlo Conti, grande amico fiorentino di Renzi e membro del “giglio magico” che si limita a “consigliare” più musica e meno chiacchiere.

Ma vedrete che tutta questa normalizzazione non servirà a niente dal punto di vista politico, mentre rischierà di far perdere a RadioRai quel poco di identità che si era faticosamente riuscita a costruire nei confronti delle radio commerciali. La giubilazione di Mucciante ne è la prova provata. Non si diceva che squadra che vince non si cambia, e che con Renzi sarebbe andata in onda la meritocrazia? Intanto giungono ferali notizie da fonti ufficiali sul Pil immobile e sull’impossibilità di raggiungere i traguardi previsti. È quindi del tutto probabile che se invece di perdere un sacco di tempo su una riforma pasticciata e pericolosa il governo si fosse concentrato su pochi progetti strategici per far muovere l’economia, sarebbe stato molto meglio.

Yoda si stropiccia tuttora le sue orecchie pelose nel sentire affermare che grazie a questa riforma tutto si metterebbe a girare magnificamente. Ma a chi la raccontano! Ben vengano a questo punto gli sfottò che stanno popolando i social network; uno dei più indovinati raffigura la ministra Boschi che declama i versi di una famosa canzone di Lucio Dalla: “Con la riforma sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Ogni Cristo scenderà dalla croce e gli uccelli faranno ritorno. Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno. E si farà l’amore ognuno come gli va (questa riforma in realtà è già stata fatta, nda) e anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto a una certa età”. Prosit.