Oramai il vostro vecchio Yoda ha deciso di non stupirsi più, e di limitarsi ad osservare con pazienza cosa succede in Italia. Dopo la sorpresa del 60 a 40 del referendum costituzionale, seguita dall’improvvisa calma mediatica in seguito alla temporanea eclissi (quanto temporanea, non si sa) di Renzi, i sussurri di Mattarella e la mitezza di Gentiloni, che molti ritengono simili a ripetute anestesie, ecco scoppiare il caso Grillo, ma non perché se la sia presa con il Capo dello Stato, com’è avvenuto sempre con Napolitano. Per la verità, il Capo dello Stato Grillo non se lo è proprio filato, non lo ha mai nemmeno nominato, ma di fatto lo ha sfottuto a modo suo tenendo un proprio discorso alla nazione affacciato alla finestra del suo blog, come se fosse lui il vero presidente, contrapponendo all’eloquio pacato di Mattarella uno sfegatato patriottismo con tanto di bandierina italiana sventolata freneticamente. 

Il caso è scoppiato perché Grillo, sicuramente in seguito ai propositi governativi di regolamentare il web al fine di porre un freno alle cosiddette post-verità (più note come “bufale”), si è scatenato invocando una specie di Norimberga per i media tradizionali, affermando che “Giornali e Tg sono i primi fabbricatori di notizie false nel paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene”. 

Apriti cielo: immediata sollevazione della Federazione Nazionale della Stampa, mentre Mentana, dato che sotto quel titolo, sul blog di Grillo, appare anche il marchio de La7, ha deciso di querelarlo immediatamente. Con molte probabilità di vincere, secondo l’esperienza del vostro vecchio maestro Jedi. Infatti, come ha preannunciato lo stesso Mentana, se il comico non sarà in grado di  dimostrare il suo assunto, dovrà sicuramente soccombere in tribunale. 

Come al solito, pur dicendo una sostanziale verità, Grillo si è lasciato andare oltre misura senza pesare le parole. Non è un mistero per nessuno che i grandi media sono sempre assai sensibili all’aria che tira o comunque a quella di chi mena la danza del momento. Sia nel caso delle elezioni americane che in quelle per l’italico referendum, erano tutti schierati con Clinton e Renzi. Ma non falsificando le notizie, come incautamente ha scritto Grillo, bensì dandone alcune e non altre, trattando in un modo un candidato e una parte, e in un altro l’altro candidato e l’altra parte. 

Come giustamente qualcuno ha fatto notare su Facebook, analizzando ciò che appare sulla rete, le bufale vere e proprie saranno sì e no il 2 per cento dei post, mentre si può serenamente dire che soprattutto l’informazione della tv pubblica e la grande stampa era in gran misura schierata da una parte sola, ma in una forma sottilmente più pericolosa delle notizie false, assecondando in molte maniere la propaganda pro-riforma, senza per questo inventare “bufale”.  

Un esempio basti per tutti: l’accanimento contro la sindaca di Roma. E’ evidente che ha assai poca esperienza, ma mai in passato sono state rinfacciate ai sindaci ogni singola buca o cassonetto non svuotato. Ci sono svariati indagati nel Pd, anche per gravi motivi, ad esempio, ma non se ne parla o se ne parla al massimo con una breve, mentre da settimane si vocifera di un “possibile” avviso di garanzia per la Raggi. Ma tutto ciò non costituisce una prova sufficiente in qualunque tribunale… 

A proposito della Raggi, proprio il Pd e i media nel loro complesso si stanno accalcando nel sollevare il dubbio che il nuovo codice di comportamento approvato dai grillini via web, improvvisamente garantista, sia stato approvato proprio per tutelare la sindaca di Roma in caso di un eventuale avviso di garanzia. Yoda non ci crede. Preferisce immaginare che Grillo stia capendo che non si può stare perennemente a strillare e basta, e stia invece considerando seriamente l’ipotesi di andare al Governo. In questo senso si spiega l’improvvisa svolta patriottica con la bandiera italica sventolata, giusto per rassicurare un po’ di moderati che anche loro — i grillini — non ne possono più della cosiddetta casta, ma non sono poi così anti-sistema. O forse ha letto l’articolo di Francesco Cancellato, che su Linkiesta ha scritto — per la verità, forse, dopo aver letto Sansonetti sul sussidiario —, che “le uniche possibili coalizioni sul campo sono una grossa coalizione di centro tra Partito democratico e Forza Italia e una coalizione populista tra Movimento Cinque Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Oggi come oggi, la sfida tra questi due assembramenti — che sarebbero quattro, alle elezioni — si gioca sul filo, attorno al 46% per entrambi. Una maggioranza parlamentare certa, insomma, non sarebbe garantita nemmeno in questo caso, ma perlomeno sarebbe un’eventualità nel campo del possibile. Peraltro, le recenti dichiarazioni di Berlusconi — che ha prefigurato un programma di governo nel solco del Partito popolare europeo, antitetico quindi a Salvini — e le altrettanto recenti intemerate securitarie di Grillo — ben più di una strizzata d’occhio alla Lega — fanno prefigurare un rimescolamento già in essere”. 

Dopo le rassicurazioni del Presidente della Repubblica (di non indire elezioni finché non sarà promulgata una legge elettorale omogenea per le due camere) tutti smetteranno prima o poi di invocare elezioni anticipate, e cominceranno — ciascuno a modo suo — a prepararsi per la prossima battaglia elettorale. Vista la scarsa presa che hanno avuto tv e giornali sugli elettori sia negli Stati Uniti che in Italia, secondo Yoda Grillo non se ne dovrebbe preoccupare più di tanto. Ma evidentemente, prendendosela con i media tradizionali, sta alzando la voce — e non senza ragione — contro l’ipotesi di un possibile bavaglio messo al web, dove la libera circolazione delle idee, nel caso del referendum, ha avuto la meglio contro una ben precisa propaganda renziana che ha diffuso ben più di una bufala (prima fra tutte quella del risparmio con la diminuzione dei senatori, 40-50 milioni di euro contro i 500 sbandierati!), cercando inoltre di nascondere tutte le magagne e gli errori di una riforma assai male impostata. 

Oggettivamente, senza la controinformazione circolata sul web, ad opera dei giovani e per i giovani, l’elettorato giovanile non avrebbero bocciato la riforma in misura così ampia. Ecco perché Grillo sbaglia nei modi, ma ha probabilmente ragione nella sostanza. 

Da ultimo Yoda consiglia di dare un’occhiata alla Rai, perché tutto quello che le capita è un segnale che qualcosa sta cambiando nel paese: bene, ieri si è dimesso il responsabile dell’informazione Rai Verdelli, dato che il Cda non ha approvato il suo piano di ristrutturazione. Conteneva, è vero, grosse e poco digeribili innovazioni. Ma forse non è solo questo. Nella liturgia tipica dell’azienda radiotelevisiva di Stato, non arriva in Cda nessun provvedimento da esaminare che non sia stato approvato dal direttore generale: la bocciatura del provvedimento è di fatto una bocciatura del Dg, cui molti rimproverano di avere ridotto l’informazione della Rai a megafono dello scomparso Renzi. Occhio, ragazzi, quando si verificano certe turbolenze al settimo piano di viale Mazzini, significa che la danza è proprio cominciata…