ANALISI DEL TESTO PRIMA PROVA MATURITÀ 2022: “LA VIA FERRATA” DI PASCOLI IN “MYRICAE”

“La via ferrata” di Giovanni Pascoli, contenuta nel libro “Myricae” è la poesia scelta dal Miur per la Prima Prova di Maturità 2022: nella Tipologia A, una delle due tracce dell’Analisi del testo è per l’appunto la particolare poesia del Pascoli pubblicata tra il 1891 e il 1903.



Nell’opera “Myricae” si scorge l’ultimo esempio di poesia lirica “classica” che anticipa di fatto le avanguardie poetiche del Novecento: Pascoli in questo suo novello “canzoniere” si sviluppa lungo la piena coscienza poetica dell’autore. La raccolta è suddivisa in ben 15 sezioni e comprende in tutto 156 complementi tra poesie, sonetti, pensieri e altri elementi poetici di grande valore letterario. “La via ferrata” in particolare è stata pubblicata nel 1886 per le nozze dell’amico Severino Ferrari, che Pascoli chiamava allegramente “Ridiverde” e con il quale intrattenne fitto rapporto epistolare: venne poi fatta stampare su diversi periodici prima di essere poi pubblicata in “Myricae” nel 1892. Il metro utilizzato è un madrigale in endecasillabi, formato da due terzine, legate poi dalla rima centrale, e da una quartina, secondo lo schema canonico ABA, CBC, DEDE .



TESTO POESIA “LA VIA FERRATA” DA ‘MYRICAE” DI GIOVANNI PASCOLI

Tra gli argini su cui mucche tranquillamente
pascono, bruna si difila
la via ferrata che lontano brilla;

e nel cielo di perla dritti, uguali,
con loro trama delle aeree fila
digradano in fuggente ordine i pali.

Qual di gemiti e d’ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento?
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento.

“LA VIA FERRATA” DI PASCOLI, IL SIGNIFICATO DELLA POESIA IN MATURITÀ 2022

La poesia di Giovanni Pascoli inserita nella Tipologia A della Prima Prova di Maturità 2022 si apre con un paesaggio campestre dominato dalla figura di mucche al pascolo, del tutto indifferenti al passaggio del treno: alla sensazione visiva si aggiunge quella uditiva in quanto i fili aerei “vibrano al vento” ed emettono rumori alquanto “cupi” o anche “melodiosi” come fossero le corde di uno strumento musicale .



È un continuo contrasto tra l’angoscia, l’indifferenza e l’armoniosità in pieno stile del Pascoli: la poesia “La via ferrata”, che deve il suo nome al francese “chemin de fer”, si caratterizza proprio per questa bucolicità del paesaggio assieme alle innovazioni tecnologiche. Il genio di fine Ottocento mostra al lettore anche i fili del telegrafo nell’aria e le rotaie a terra, ma a questo sviluppo tecnologico vengono poi associati suoni sinistri come gemini e ululi come nel passaggio. Si tratta di una contrapposizione, un contratto molto in tendenza in quell’epoca dove il paesaggio stupendo delle campagne italiane iniziava ad essere “modificato” in maniera imponente dall’arrivo della tecnologia e del pieno Novecento. Non c’è stata molta sorpresa tra gli studenti in quanto Giovanni Pascoli era tra gli autori più “toto-maturità” di quelli osservati: ecco, la poesia in Myricae invece pare aver stupito molti in quanto non è certo una delle più note del grande autore romagnolo.

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