Tra i film italiani più attesi della stagione cinematografica, La vita davanti a sé di Edoardo Ponti non delude le attese. E soprattutto ci permette di ammirare ancora una volta la straordinaria Sophia Loren, tra le più grandi attrici della storia del cinema nostrano e non solo. Tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary – vincitore del premio Goncourt 1975 – il film racconta la storia di Madame Rosa, un’anziana ebrea ed ex prostituta che per sopravvivere negli ultimi anni della sua vita ospita nel suo piccolo appartamento una sorta di asilo per bambini in difficoltà, figli delle immigrate clandestine che si vendono per strada. Con grande riluttanza, la donna viene convinta dal dottor Coen (Renato Carpentieri) di farsi carico di un rissoso e turbolento dodicenne di origini senegalesi, Momo (Ibrahima Gueye), e la sua vita cambia totalmente. Nonostante un inizio particolarmente conflittuale e le numerose differenze tra i due – età, etnia e religione – il rapporto si trasformerà in un’inaspettata e profonda amicizia, quando, nonostante tutto, si renderanno conto di essere anime affini, legate da un destino comune che cambierà le loro vite per sempre…



Edoardo Ponti decide di spostare la storia de La vita davanti a sé da Parigi a Bari, sfruttando l’ambiente molto caldo e umano della città pugliese, che ben si presta a crocevia di etnie e religioni. A differenza del libro di Romain Gary, il regista decide di accendere i riflettori quasi esclusivamente sulla storia d’amore e di amicizia tra Madame Rosa e Momo, separati da moltissime cose ma alla fine molto simili tra di loro. In particolare, i due hanno alle spalle una storia travagliata: da una parte abbiamo una donna che ha vissuto la tragedia dell’Olocausto, dall’altra un ragazzino che ha già sofferto tanto e che lotta ogni giorno con la vita. Dalle liti all’affetto, dalle discussioni rudi ad una meravigliosa amicizia: il rapporto tra i due protagonisti si sviluppa, si evolve e si completa con il trascorrere dei minuti. E tutto fila alla perfezione agli occhi dello spettatore, merito dell’ottima sceneggiatura firmata dal regista insieme a Ugo Chiti.



La vita davanti a sé reinventa il concetto di casa e di famiglia, mostrandoci come l’amore e l’affetto siano in grado di superare qualsiasi ostacolo. Madame Rosa e Momo lottano con un trascorso doloroso, pieno di ferite, cicatrici visibili e invisibili. Un passato che torna nella vita di tutti i giorni e fa male, come un pugno nello stomaco. “É proprio quando non ci credi più che succedono le cose più belle”, dice Madame Rosa rivolgendosi al piccolo immigrato. Ed è vero: da un giorno all’altro tutto può mutare, dopo una storia di abbandoni e di travagli può arrivare quell’incontro in grado di farti vivere sereno e finalmente felice.



La vita davanti a sé riunisce Sophia Loren ed Edoardo Ponti nella loro terza collaborazione cinematografica, dopo il film Cuori estranei del 2002 e il cortometraggio Voce umana nel 2014, tratto dall’omonima opera teatrale di Jean Cocteau. Come ampiamente prevedibile, è la Loren a trainare con eleganza e maestri un film dalle grandi emozioni, che ci parla di tolleranza e sentimenti con una sincerità non comune. Un’interpretazione semplicemente da Oscar, speriamo che l’Academy se ne renda conto. Degne di nota anche le performance dell’esordiente Ibrahima Gueye, del maestro Renato Carpentieri e di Abril Zamora, attrice spagnola nota al pubblico italiano per la serie Netflix Vis a vis.

Edoardo Ponti conferma le sue ottime qualità dietro la macchia da presa con una regia curata e attenta a particolari/dettagli, aiutato dalla meravigliosa fotografia di Angus Hudson. Meritevole di menzione anche la colonna sonora di Gabriel Yared, in grado di rappresentare alla perfezione la dimensione umana del film spaziando dai Basement Jaxx a Guè Pequeno, fino ai Maneskin.

La vita davanti a sè è una produzione Palomar e sarà presentato su Netflix il 13 novembre 2020: l’ennesimo “colpo” del colosso dello streaming, che nelle ultime settimane ha lanciato altri due film meravigliosi come Sto pensando di finirla qui e Il processo ai Chicago 7.

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