PLANNED PARENTHOOD: “L’ABORTO SALVERÀ LA DEMOCRAZIA”
Da dramma personale a “libertà di coscienza”, fino a diritto costituzionale: l’evoluzione dell’aborto, tanto in Italia quanto all’estero, vede ormai toccare un “punto di rottura” che difficilmente può essere messo in secondo piano. Dopo la sentenza della Corte Suprema americana, che ha di fatto sostenuto quanto l’aborto non sia un diritto costituzionale negli States, è cambiato tutto: la frattura nella società Usa è divenuta netta e forse insanabile, l’attacco ai Repubblicani e in particolar modo a Donald Trump (cui viene imputata la scelta degli ultimi giudici della Corte Suprema) è alle stelle. Ecco perché forse non stupisce quanto udito in questi giorni da Alexis McGill Johnson, la Presidente di Planned Parenthood (la federazione di pianificazione familiare, convinto pro-choice) in una intervista tv alla MSNBC: «non hai le leggi che vuoi perché hai questi politici che sono stati messi al sicuro in questi seggi. In realtà penso che, come ama dire il mio collega di NARAL, Mini Timmaraju, l’aborto salverà la democrazia».
Da battaglia culturale, religiosa e pure sanitaria, ora diventa una questione politica, costituzionale, di salvaguardia della democrazia: l’interruzione di una gravidanza, ovvero l’interruzione della vita del feto – al netto di quante settimane o quali condizioni rappresenti in quel momento – è divenuta ormai una battaglia politica, ma non come lo era negli Anni Settanta. All’epoca la richiesta della società civile in maggioranza era quella di permettere la possibilità, a chi volesse intraprendere quella strada, di poterla prendere. Oggi invece si ha la pretesa di dire che se manca quel “diritto”, allora l’intero apparato democratico crolla. Sembra una sottigliezza ma la differenza in termini politici è enorme, così come le conseguenze che stiamo vedendo in questi mesi: la battaglia di Planned Parenthood, appoggiata e sostenuta dall’area liberal Usa (che fa capo al Partito Democratico di Joe Biden) punta a rappresentare gli avversari non come “pro-life” ma come prima di tutto “nemici e attentatori della democrazia”.
DAGLI USA A CHIARA FERRAGNI (CHE VEDE L’ABORTO A RISCHIO IN ITALIA): UN PROBLEMA DI VERITÀ
Da Planned a Chiara Ferragni poi, il passo è breve: con una story su Instagram l’infuencer più “potente” d’Italia ha lanciato la sua personale “fatwa” contro Giorgia Meloni e in generale contro un Centrodestra che si appresta forse a governare il Paese dopo il 25 settembre: ebbene, per la moglie di Fedez il pericolo all’orizzonte è rappresentato proprio dal medesimo assunto di Planned Parenthood. «Ora è il nostro tempo di agire far s’ che queste cose non accadono»: Ferragni si riferisce alla Regione Marche, governatore Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia, dove «è diventato praticamente impossibile abortire. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni». Le visualizzazioni del video di Planned Parenthood e della sua presidente Alexis McGill Johnson, i “like” dell’influencer Chiara Ferragni e così via con l’immenso dibattito-scontro su social di mezzo mondo tra pro-diritti e “conservatori”.
“Parlare” di aborto è sempre qualcosa che dimentica il dramma all’origine, una vita strappata ma anche una madre travolta da un’esperienza drammatica (al netto della scelta libera o meno che sta alla base dell’interruzione di gravidanza). Al netto dunque dei proclami a mezzo stampa, o a mezzo social, di un evento che mina le basi della democrazia, si arriva quasi sempre a “dimenticare” che dietro al dibattito sacrosanto su cosa possa essere diritto per una donna, vi è sempre un altrettanto diritto (alla vita) che con l’aborto viene meno. Il rischio è di tornare alle “guerre di religione” negli anni Settanta? Forse è vero, ma come abbiamo già visto il “tono” del 2022 è ormai “post-ideologico”: non è più una battaglia di idee e di esperienze. È un invito a “squalificare” dalla vita democratica colui/colei che la pensa diversamente dalla massa illuminata e “giusta” che appare sui social network. Ma mentre prosegue questo “tiro al massacro” noi tutti, anche molti dei pro-life che si lanciano in battaglie mediatiche, rischiano di dimenticare l’origine: una vita umana è stata interrotta. Questo è il fatto, prima di ogni altra interpretazione.