La Regione Puglia è pronta a sostenere l’investimento di Lachifarma per la produzione del vaccino anti Covid. Dopo i contatti informali, ci sono stati scambi ufficiali. Ne parla il Corriere della Sera, spiegando che l’assessore Alessandro Delle Noci ha dato la disponibilità al co-finanziamento. In ballo, infatti, c’è anche il Ministero dello Sviluppo economico. Il rebus riguarda proprio il vaccino e la questione brevetti dei vaccini. Non avendone uno proprio, dovrà produrre su licenza. Al momento ci sono contatti per la produzione dello Sputnik V, ma non è detto che l’accordo venga formalizzato. Intanto i russi, che volevano sincerarsi della solidità dell’azienda leccese, hanno avuto le conferme che auspicavano. La Regione Puglia si è mossa anche a livello diplomatico: ha inviato un rappresentante al consolato Usa a Napoli, visto che le relazioni con la Russia sono tese. Dal consolato americano è arrivato il via libera. Senza il via libera dell‘Ema, però, il vaccino russo verrebbe prodotto per l’estero. Una beffa.



C’è però un’altra possibilità, legata all’intenzione dell’Ue di puntare sui vaccini a RNA messaggero come Pfizer e Moderna per ridurre il ricorso a quelli con vettore virale (AstraZeneca e Sputnik). Il Governo, secondo il Corriere della Sera, vorrebbe ottenere la licenza per produrre Pfizer o Moderna, impegnando Lachifarma in questa direzione. Non a caso il commissario per il mercato interno Breton a Bfmtv ha lasciato intendere che il contratto Ue con AstraZeneca in scadenza il 30 giugno potrebbe non essere rinnovato a causa dei ritardi di consegna accumulati. «La mia priorità come gestore dei vaccini è che coloro con cui stipuliamo un contratto consegnino in tempo. Abbiamo ordinato 120 milioni di dosi per il primo trimestre e 180 milioni per il secondo. AstraZeneca ne ha consegnati prima 30 mln e poi 70. Niente è definitivo,conntinueremo a discutere». (agg. di Silvana Palazzo)



LACHIFARMA PRONTA A PRODURRE VACCINI ANTI COVID

In Puglia c’è un’azienda che è pronta a produrre i vaccini anti Covid delle grandi case farmaceutiche, appena saranno sdoganati i brevetti. Si tratta della Lachifarma di Zollino, in provincia di Lecce. I lavori sono già partiti: visto che da qui usciranno milioni di fiale di vaccini made in Italy, è stata avviata già la riconversione di uno dei stabilimenti e si è assicurata un bioreattore da duemila litri. Questa è, dunque, una delle aziende a cui il Governo ha affidato la sfida di produrre il farmaco. «La nostra capacità produttiva, con gli impianti industriali che stiamo andando a installare, può arrivare a 2 milioni di dosi al giorno ricevendo la materia prima», dichiara Luciano Villanova, vicepresidente della Lachifarma, ai microfoni del Tg5. Un investimento economico importante, da 20 milioni di euro, con ricadute a livello occupazionale, visto che saranno assunti altri 70 lavoratori circa. L’obiettivo è arrivare entro marzo-aprile del 2022 a far partire le dosi a pieno regime.



Tocca, dunque, all’Unione europea negoziare con i detentori dei brevetti per canalizzare le produzioni in Italia e rendere così il nostro Paese indipendente dal resto del mondo. Nel frattempo 175 tra premi Nobel ed ex premier hanno mandato una lettera al presidente Usa Joe Biden in cui si auspica la sospensione della proprietà intellettuale sui vaccini Covid.

LACHIFARMA E IL NODO BREVETTI

Lachifarma ha rivelato di essere stata contattata da diverse società estere detentrici di brevetto. Non è un caso. Il colosso internazionale Patheon, che ha sedi italiane a Monza e Ferentino, produrrà i vaccini in Italia dopo aver preso accordi autonomamente con una ditta dentatrice di brevetto. Dunque, l’accordo con queste aziende è fondamentale per poter far partire la produzione. «Al momento sembra proprio che sia così il che mette il paletto a tante aziende potenzialmente pronte a partire. Altro discorso se il Governo potesse gestire direttamente i brevetti, in accordo con le Big Pharma loro titolari, e successivamente interfacciarsi con le aziende del territorio per produrre», ha dichiarato nei giorni scorsi Luciano Villanova al Quotidiano di Puglia.

Ai microfoni di LeccePrima invece aveva spiegato che se non potrà produrre il vaccino per l’Italia, allora lo farà per l’estero: «Sto investendo nell’operazione venti milioni di euro di tasca mia, acquistando macchinari altamente qualificati in Italia, e preso contatti con Big Pharma. Mi piacerebbe produrre vaccino per il mio Paese, essendo, Lachifarma, al 100% un’azienda italiana. Ma se non potrò farlo, lo farò per altri Paesi».