Il caso degli affidi illeciti in Emilia Romagna non si placa e come abbiamo già più volte ripetuto anche nei precedenti articoli, siamo solo all’inizio: nell’inchiesta “Angeli e Demoni” scoppiata lo scorso mese a Bibbiano e non solo, il concetto di “ladri di bambini” è più volte stato accostato ad alcuni medici e responsabili dei servizi sociali emiliani sulla scia di quello che già l’inchiesta di “Veleno” aveva messo a conoscenza diversi anni fa. Il caso raccontato oggi da Il Giornale riguarda invece il Comune di Castelnuovo Monti dove ad un padre, Stefano, sono stati strappati i suoi tre figli dopo esser stato definito “pazzo” dagli psicologi dei servizi sociali cittadini. «Una diagnosi che poi è risultata priva di ogni fondamenta perché Stefano pazzo non lo è mai stato», ma che purtroppo, come ben racconta la collega Costanza Tosi, non ha risparmiato anni di lotta, accuse e vita profondamente rovinata. Dopo il divorzio dalla moglie la situazione in famiglia si fa molto tesa e la donna minaccia di portar via i figli da quel padre: ecco che comincia lì il calvario, con i primi esami a cui viene sottoposto dai periti fino agli assistenti sociali. Stefano viene dichiarato «inadeguato per crescere i bambini» e mandato in cura presso un centro di salute mentale: «Mi hanno tolto i bambini, non me li facevano più vedere se non in brevi e sporadici incontri protetti» ha raccontato poi lo stesso uomo alla fine di questo incubo negli scorsi mesi.
LE RISATE CHOC DEGLI PSICOLOGI IN UN ALTRO CASO IN EMILIA
Il caso avviene a soli 42 km da Bibbiano e per le modalità e le atrocità commesse purtroppo sembra tutto combaciare con le tante altre storie che abbiamo sinistramente raccontato e sentito in queste settimane: convocato nuovamente il ctu (consulente tecnico d’ufficio) presso il tribunale di Reggio Emilia e, nonostante le visite andate a buon fine con gli psichiatri, la sentenza è durissima: «dichiarato inadatto a svolgere il ruolo di padre perché, secondo i medici di parte, aveva gravi problemi mentale», spiega il Giornale. A quel punto Stefano non ci sta e decide di andare a parlare con i servizi sociali portandosi però dietro un registratore per sicurezza: «Volevo avere le prove di come avrebbero giustificato la loro posizione. Io ho portato loro il referto medico che certificava la mia ottima salute mentale. Era una cosa su cui nessuno avrebbe potuto controbattere. Erano spalle al muro». L’avvocato dell’uomo racconta al Giornale come in quelle dichiarazioni registrate si è sentito di tutto; «Questo è uno stronzo (riferendosi allo psichiatra che aveva fatto la prima diagnosi, ndr), come facciamo a sostenere che questo è pazzo adesso?», dicevano gli psicologi del comune tra lunghe risate e congetture per provare a fregare quell’uomo per togliergli definitivamente quei 3 innocenti bambini, Poco dopo l’incontro arriva però la decisione provvidenziale del tribunale: bisogna ripetere la ctu.
LA SENTENZA CAMBIA MA IL DRAMMA RESTA
E a quel punto il giudice cambia la sentenza e rende di nuovo capace di intendere e di volere quell’uomo che però fino ad allora lo era sempre stato, a parte che per quelle insopportabili accuse false gettate dai servizi sociali: invece di ricevere scuse, dopo il clamore generato Stefano viene querelato per diffamazione dagli operatori e anche dal sindaco di Castelnovo Monti, che comunque con il caso di quell’uomo è lo stesso Stefano a spiegare al Giornale come non c’entri nulla il primo cittadino. «Questi costruiscono diagnosi false con le quali tolgono i bambini alle persone! Ma come lavorano? Mancano buon senso e competenza professionale. E in questo modo quante vite si sono rovinate? Bisogna fare chiarezza», lamenta ancora l’avvocato ai colleghi del Giornale. Da Bibbiano a Castelnuovo, il fortissimo dubbio che quel improvviso tentato screditamento lanciato contro il padre possa poi portare ad affidi poco leciti ormai si è instillato in tutti e le inchieste dovranno fare un lavoro di ricerca della verità ancor più delicato e complesso di quanto già non richieda l’urgenza e gravità della vicenda.