Si chiamano Orlando e Athena, i figli nati dalla relazione di Stefano Accorsi con Laetitia Casta, supermodella e attrice francese nota in Italia soprattutto per aver condotto la 49esima edizione del Festival di Sanremo. Oggi, Laetitia manda avanti la sua carriera nel mondo dello spettacolo e soprattutto nel mondo del cinema, noncurante dell’età che avanza e anzi restia a cedere a logiche di tipo “anagrafico”: “Non ho problemi a dire che ho 41 anni”, dichiara, in un’intervista del 4 gennaio a Io Donna, “però quello che mi dà molto fastidio è che – in questo mestiere – ci si ferma ai numeri. È un po’ meschino, visto che del tempo a me non importa nulla. Ciò che conta è quello che sei. Perché una donna dovrebbe essere definita in base alla sua età? Basta! È ora di smetterla. Io mi sento completamente a mio agio con i miei 40 anni, ma chi se ne importa? Agli attori maschi non viene mai chiesto: ‘Allora, a 40 anni, come si sente?’. Gli uomini non vengono definiti in base all’età”.



Laetitia Casta: “In passato sono stata infelice…”

Nel corso della sua vita pubblica, Laetitia Casta ha imparato utili lezioni che l’hanno arricchita anche sul piano umano. In particolare, dice, adesso è in grado di operare delle scelte senza inseguire a tutti i costi il successo, portando avanti piuttosto una “ricerca personale”. Lei la chiama così: “Bisogna svincolarsi dallo sguardo degli altri. È a quel punto che la vita comincia a essere davvero interessante. Un percorso lungo. Ho dovuto liberarmi da un mucchio di cose: dalla mia famiglia, dall’immagine di donna-oggetto, da una certa idea di amore, dall’ideale di madre perfetta e anche dalle pretese schiaccianti che imponevo a me stessa… Ho passato la vita a cercare di uscire da schemi estremamente dolorosi. A volte, sono stata infelice… Infelice di non riuscire a rispettare i codici. Nel corso del tempo, mi sono resa conto che questa era la mia forza. Tutto quello che cerco oggi è la gioia, quella dell’infanzia, la leggerezza”.



Laetitia Casta racconta la sua infanzia

Laetitia Casta accenna all’infanzia, e ammette che sin da bambina è sempre andata alla ricerca di un obiettivo, inteso proprio come “occhio” (della macchina fotografica): “Quando ho iniziato a lavorare con i fotografi, uno sguardo si è posato su di me, ed è per questo che ho incominciato a sentirmi valorizzata in questo mestiere. Ho finalmente avuto l’impressione di esistere. Ma verso i 18 anni mi sono resa conto che quello sguardo non era necessariamente quello che mi avrebbe resa libera come donna, e non intendo come attrice o modella… Dovevo andare oltre l’immagine. Ho incominciato a essere più selvaggia, a osservare gli altri, a stare in ascolto. Questo mi ha permesso di vedere, di vedermi e di uscire da tutto quello che era stato programmato per me”.

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