Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, intervenuta durante un evento che si è tenuto al World Economic Forum di Davos, ha lanciato un duro e pesante attacco contro gli economisti mondiali. Questi, infatti, farebbero parte di una “cerchia ristretta” che formula modelli autoreferenziali e che finiscono, spesso, per ignorare il mondo esterno e l’economia reale, oltre che i possibili “shock esogeni” che potrebbero verificarsi, tra pandemie, eventi climatici ed improvvise carenze di beni.
Un riferimento, quello di Lagarde, alle numerose crisi che si sono susseguite negli ultimi anni e che non erano in alcun modo state previste dagli economisti. Questi, secondo la presidente della BCE, “sono tra gli scienziati più settari che si possano immaginare. Si citano a vicenda, non vanno oltre il loro mondo, nel quale si sentono a loro agio” e l’unica conseguenza è che “i loro modelli, in cui hanno una fede cieca, hanno poco a che fare con la realtà“. Secondo Lagarde, differentemente, “se ci consultassimo di più con gli epidemiologi, se avessimo degli scienziati che si occupano di cambiamenti climatici per aiutarci a capire cosa sta per succedere, se ci consultassimo un po’ meglio con i geologi, per esempio, per valutare correttamente quali sono le terre rare e le risorse che ci sono là fuori, penso che saremmo in una posizione migliore per capire effettivamente questi sviluppi, per fare progetti migliori e per essere economisti migliori”.
Lagarde contro gli economisti e i mercati monetari
L’attacco di Lagarde contro gli economisti, peraltro, arriva pochi giorni dopo una sua recente intervista rilasciata per Bloomberg TV, e citata da Euractiv, nella quale ha criticato, apertamente, i mercati monetari. Questi, infatti, secondo la presidente della BCE, non avrebbero “aiutato la lotta contro l’inflazione”, dimostrandosi eccessivamente ottimisti sul fatto che il suo istituto avrebbe tagliato i tassi di interesse già a partire da quest’anno.
Il punto, secondo Lagarde, è che quei tagli non verranno decisi prima della “tarda primavera” e non saranno quasi certamente attuati prima dell’estate, ipotesi che tuttavia ritiene essere solamente “probabile” e non certa. Commento, quest’ultimo sui mercati monetari, al quale è seguita la pubblicazione da parte dell’Eurostat sull’inflazione nell’Eurozona, che tra novembre e dicembre è tornata a crescere (rispettivamente 2,4% e 2,9%), che per quanto sia positivo rispetto al 10,6% dell’ottobre 2022 e ancora ben lontano dall’obbiettivo che Lagarde ha fissato al 2%. Questo, secondo la BCE, non sarà raggiunto prima del 2026, mentre nell’anno corrente si attesterà attorno al 2,7%.